Le nostre fanciulle/Parte Prima/Ore gaie

Ore gaie

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ORE GAIE

Giovinezza senza letizia è giovinezza profondamente malata, fisicamente o moralmente. Come non v’è albero sano che non dia frutto, così la giovinezza non può dar frutti buoni senza ore gaie.

Dal fondo dell’essere qualche cosa esala sempre attraverso gli strati dolorosi che le tragiche circostanze della vita possono aver accumulato, attraverso le ossa o la carne spasimanti; e la giovinezza sorride e canta.

A volte basta un’inezia, un gesto comico, la nota di una musica allegra, la rapida visione di una cosa bella per tramutar le lagrime di una creatura giovine in sorriso, la sua tristezza o la sua serietà in un’improvvisa serenità o in una infantile gaiezza.

Noi ci sorprendiamo di udir ridere a volte da letto a letto di Ospedale delle giovinette e [p. 37 modifica]dei ragazzi che il giorno prima subirono operazioni dolorose e giacciono immobili con le membra fasciate. Noi trasaliamo nell’udir ridere nelle prigioni. A volte il trillo di una risata ci offende in un camposanto, in una casa ove c’è un essere caro ammalato, o tutta una famiglia vestita a lutto. Ma è la natura che reclama un suo diritto: il diritto alla gioia di chi è giunto da poco nella vita, di chi possiede freschezza di impressioni, di chi spera e crede, di chi non può pensare che la vita sarà tutta una battaglia senza vittorie, e che la lunga strada che ha innanzi a sè sia il cammino verso la morte.

Il dovere di noi, che già ci avviamo al tramonto, è di rispettare le illusioni e la gaiezza dei giovani; mostrarcene intolleranti è ingiusto e crudele. Dirò di più; dovere di noi madri è di mantenere viva questa preziosa lampada della letizia nelle anime giovani, perchè essa rischiari le ore buie della vita, a sè e agli altri.

Noi dobbiamo elevarvi, fanciulle, al disopra di tutto ciò che è futile e vano, illuminarvi sui vostri doveri domestici e sociali, darvi l’amore degli studi seri, farvi sentire la compiacenza [p. 38 modifica]ch’è nell’unirsi per compiere del bene. Ma non dobbiamo rendervi austere. Una grande virtù è nella serenità; voi avete il dovere vostro d’essere giovani davvero, di saper godere di tutto ciò che canta e scalda e brilla, nella natura di cui Dio ci ha circondato, e nell’arte ch’egli seppe inspirare agli uomini di genio.

Dissi che la mancanza di gaiezza nella gioventù è segno di malattia fisica o morale. Sì; la gaiezza è veramente il segno infallibile di salute ed è il raggio di sole dell’anima, quello che feconda e matura i suoi frutti migliori.

Oggi la vita si è fatta grave per tutti, grave anche per molte fanciulle intelligenti e buone. Il vivere continuamente la vita di babbo e mamma, il vedere e conoscere molti fatti che una volta erano ai giovani quasi ignoti; la maggior istruzione, la maggiore indipendenza, il partecipare a tutte le preoccupazioni familiari, danno un’esperienza che vi rende gravi, e spegne in voi l’allegria spensierata, come ha distrutto l’ingenuità, ch’era una volta una caratteristica della giovinetta.

Noi madri, se ci sentiamo meno preoccupate delle madri di un tempo riguardo [p. 39 modifica]l’avvenire delle nostre figliole, perchè le vediamo attive, occupate di studi seri e di opere buone e belle; perchè le vediamo desiderose di sviluppare nobilmente la loro propria personalità e armate di una simpatica e dignitosa fierezza contro ogni volgarità o vanità, proviamo però momenti di dolore pensando quanta maggior allegrezza e ottimismo era in noi fanciulle, e vorremmo per voi, per noi, per le famiglie che avrete un giorno, vedervi più liete.

L’ottimismo e il buonumore giovanile non si spengono mai malgrado dolori o disinganni, e lo spirito si mantiene sempre giovane in chi fu allegro da fanciullo: le buone risate, i ricordi lieti di sani divertimenti goduti in giovinezza, preparano la buona provvista di serenità per la malattia e la vecchiaia.

Alcune fanciulle sono oggi troppo serie, troppo aliene da tutto ciò che è godimento. L’austerità, come la malinconia, ha il suo fascino — fascino pericoloso, che chiude a poco a poco le anime in un’intransigenza presuntuosa ed egoista, e attutisce le sensibilità più preziose.

Voi dovete avere almeno un’ora gaia ogni [p. 40 modifica]giorno. È una finestra spalancata a bere aria pura e vibrata, a salutare il sole. Pensate che la vostra allegria è più che una carezza al cuore del babbo e della mamma o dei vecchi nonni. È meglio che una predichina morale per i vostri fratelli e per le sorelline.

La vostra voce che canta, i trilli di una vostra risata, il vostro viso rosato e illuminato di gioia quando rientrate da una partita di piacere dicono: «Sto bene, sono contenta!» Quattro parole che non significherebbero molto in una casa ove le fanciulle non sono occupate che a pensare al proprio benessere e a divertirsi, ma sono tutta una rivelazione di bontà espansiva e veramente suggestionante quando la fanciulla è nella casa la donnina laboriosa e seria, quando è una personalità attraente.

L’ora del divertimento, ripeto, dev’essere per voi la ginnastica necessaria a salvare lo spirito vostro dal pericolo di irrigidirsi, di stagnare, di atrofizzare in voi quelle doti di costante serenità di spirito, di fiducia nella vita, di godimento di tutte le piccole gioie, di praticità, così necessarie per essere veramente felici, ma soprattutto per far felice chi ci vive vicino, [p. 41 modifica]quel nostro mondo veramente nostro, così spesso trascurato per prodigar fuori dei tesori di bontà — ciò che pure soddisfa maggiormente l’amor proprio, ma non certamente la coscienza.

Adorate Dio in laetitia, amate in laetitia, studiate, lavorate e beneficate in laetitia.

La giovinezza deve spargere rose intorno a sè, per consolazione dei vecchi che stanno dietro, per l’allegrezza dei piccoli che le vengono innanzi.