Le mosche e l'api
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LE MOSCHE E L’API.
FAVOLETTA.
D’api un libero sciame,
Industrïoso e lieto,
Se ne vivea felice:
Stuol di mosche inquïeto,
5A cui la fame ═ anco l’invidia accrebbe,
Un suo moscon per capo eletto s’ebbe;
E l’una sì gli dice.
Noi siam pur tante,
L’api pochissime;
10Ciò non ostante,
Son potentissime.
Esca abbondante,
Securo tetto,
Pace e diletto;
15E che non hanno
Quelle iniquissime?
E il tutto fanno,
Rette a repubblica.
E noi, chi siamo?
20Noi pur vogliamo
Libertà pubblica.
Era il moscone
Un vero omone,
Saggio, prudente,
25E dell’api sapiente.
Onde a quel dire oppone
Il ragionar seguente.
Care mie figlie, è facile
Il chiacchierar, ma il fare
30Dà un po’ più da studiare.
L’api sono insettoni,
Aspre di pungiglioni,
Che le fan rispettare.
Ma noi, di tempra gracile,
35Che faremmo in battaglia,
Se un soffio ci sparpaglia?
Le pure api si pascono
Dittamo, erbette, e rose;
E in noi sempre rinascono
40Mille voglie golose.
La libertà di svolazzar quà e là,
Col periglio temprata
Di una qualche ceffata,
Sia dunque ognor la nostra;
45Nè questa a noi giammai tolta verrà,
Se il senno il ver dimostra.
Così il dotto moscon, lor viste fosche
Ralluminando, apria
Che non potria ═ mai farsi un popol mosche.