Le monete di Venezia/Giovanni Dolfin

Giovanni Dolfin

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Giovanni Gradenigo Lorenzo Celsi

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GIOVANNI DOLFIN

DOGE DI VENEZIA

1356 - 1361


Dopo la morte del Gradenigo fu eletto doge Giovanni Dolfin che si trovava Provveditore a Treviso stretta d’assedio dalle armi di Lodovico re d'Ungheria. Gli venne fatto di uscirne e alla testa di alcuni prodi potè farsi strada fino a Mestre, dove fu ricevuto da dodici nobili che lo accompagnarono a Venezia. La guerra prendeva cattiva piega per l’ajuto dato agli Ungheresi dai signori della Marca Trevigiana e da Francesco da Carrara: ma avendo il Papa cercato di metter pace fra i contendenti, fu conclusa per la sua interposixione una tregua di cinque mesi, dopo la quale si ripresero le armi in Dalmazia e nel territorio di Treviso, sempre con poca fortuna. Finalmente fu segnata la pace a condizioni onerose per Venezia, che riebbe i luoghi occupati nel Trevigiano, ma dovette rinunciare ai possessi in Dalmazia e Schiavonia dalla metà del Quarnero fino a Dnrazzo. Il doge Dolfin morì nel 1361, dopo cinque anni di principato, funestato dalle guerre e dalle pestilenze.

Nulla di nuovo fu introdotto sotto questo principato in fatto di monete. Si continuarono a coniare ducati, soldini, denari e torneai come precedentemente: mancano solo i grossi, dei quali la coniazione, da qualche tempo diminuita, pare sia stata definitivamente sospesa.

Fra i documenti dell’epoca troviamo nei nostri archivi un decreto del Senato, 15 dicembre 13561, che proibisce di [p. 195 modifica]far società o compagnia a fine di comperare l’argento che si conduce a Venezia per essere fuso, affinato, coniato e bollato colla Bolla di S. Marco, e lo proibisce più specialmente a coloro che, per il loro ufficio, devono occuparsi delle operazioni di affinamento e partizione dei metalli in zecca. Una terminazione della Quarantìa del 5 maggio 18572 stabilisce che non si possa comprare argento se non all’incanto (a campanella a Rialto) e proibisce agli affinatori, partitori e smaratori di argenti di entrare nel Fondaco dei Tedeschi allo scopo di evitare i contratti di società fra i negozianti e gli impiegati della zecca. Nel 12 giugno 13573, la Quarantìa si occupa di quelli che stronzano, od in altro modo danneggiano le monete (ducati, grossi, mezzanini e soldini), tanto a Venezia che fuori, e stabilisce che ai colpevoli, se uomini, sia tagliata la mano destra, se donne, il naso, oltre al bando ed alla pubblicazione della sentenza. Nel 6 febbraio 1358-13594, si ripetono le minaccie contro gli stronzatori e maliziatori di monete, a cui, oltre il taglio della mano, ordina sieno cavati gli occhi, chiudendo in carcere perpetuo le donne: oltre a ciò nel 16 ottobre 13585 la Quarantìa proibisce ai cambisti ed ai loro agenti e servi di lare o possedere monete stronzate e guastate nella forma o nel peso.



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MONETE DI GIOVANNI DOLFIN


1. — Ducato. Oro, titolo 1.000: peso grani veneti 68 52/67 (grammi 3.559).

         D/ S. Marco porge il vessillo al doge IO · DELPhYNO, lungo l’asta DVX, dietro il Santo · S · M VENETI

         R/ Il Redentore benedicente in un’aureola elittica cosparsa di stelle, quattro a sinistra, cinque a destra · SIT · T · XPE DAT/ Q’ · TV      REGIS ISTE DVCAT

Tav. XI, n.° 11.

2. — Soldino. Argento, titolo 0.965: peso grani veneti 10 66/100 (grammi 0.552).

         D/ II doge inginocchiato tiene con ambe le mani il vestilo · + · IOhS · DELP      hYNO · DVX ·

         R/ Leone rampante coll’orifiamma
     + · S · MARCVS · VENETI ·
nel campo l’iniziale del massaro.

Tav. XI, n.° 12.

Iniziali dei massari A I Ot 8

3. — Piccolo, o denaro. Mistura, titolo 0.190 circa: peso grani veneti 5 1/2 (grammi 0.284): scodellato.

         D/ Croce in un cerchio +. · IO · DEL · DVX ·

         R/ Croce in un cerchio + · · MAR · CV

Tav. XI, n.° 13.
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4. — Tomesello. Mistura, titolo 0,130 circa: peso grani veneti 14 (grammi 0,724).

         D/ Croce patente + · IO · DELPhYNO DYX

         R/ Leone accosciato col vangelo tra le zampe anteriori
+ · VEXILIFER · VENECIAS

Tav. XI, n.° 14.

OPERE CHE TRATTANO DELLE MONETE DI GIOVANNI DOLFIN:

Muratori L. A. — Opera citata, Dissert. XXVII, col. 650-652, n.i XIII e XIV, ed in Argelati Parte I, pag. 48, tav. XXX VII, n.i XIII e XIV.

Bellini V.Dell’antica lira ferrarese, etc., opera citata, pag. 82.

(Duval et Fröhlich).Monnoies en or, etc. Supplement, 1769, pag. 78.

Gradenigo G. A. — Indice citato, in Zanetti G. A. Tomo II, pag. 172 e 178, n.i LIII, LIV, LV e LVI.

Appel J. — Opera citata, Vol. III, pag. 1123-1124, n.° 3928.

Bellomo G. — Opera citata, pag. 42, 64-65, nota 39, tav. II, n.° 2.

Schweitzer F. — Opera citata, Vol. II, pag. 12, n.i (215 a 230), e tavola.

Cumano D.r C.Numismatica, articolo citato.

      —       — Illustrazione etc., opera citata, pag. 32, 38-40.

Lazari V. — Opera citata, pag. 69 e 169.

Biografia dei Dogi — Opera citata Doge LVII.
Numismatica Veneta

Padovan e Cecchetti. — Opera citata, pag. 17 e 85.

Wachter (von) C. — Opera citata. — Numismatische Zeitschrift, Vol. III, 1871, pag. 228, 231 e 254.

Schlumberger G. — Opera citata, pag. 472, tav. XVIII, n. 5.

Padovan V. — Opera citata, edizione 1879, pag. 19-20 e 124 — Archivio Veneto, Tomo XII, pag. 100 e Tomo XIII pag. 147. — terza edizione 1881, pag. 16 e 89.



Note

  1. Senato Misti, reg. XXVII, carte 102 tergo. — Capitolare dei massari all’argento, carte 28 tergo.
  2. Biblioteca Papadopoli. Capitolare dei massari all’argento, carte 29 tergo.
  3.            ivi            ivi           »     31»
  4.            ivi            ivi          »     33.
  5. R. Archivio di Stato. Capitolare del Magistrato del Cattaver, cap. XXXVIII, carte 95.