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Sonetti del 1832 | 249 |
LE LINGUE DER MONNO.
Sempre ho ssentito a ddì cche li paesi
Hanno oggnuno una lingua indifferente,1
Che dda sciuchi2 l’impareno a l’ammente,3
E la parleno poi per èsse intesi.
Sta lingua che ddich’io l’hanno uguarmente
Turchi, Spaggnoli, Moscoviti, Ingresi,
Burrini,4 Ricciaroli,5 Marinesi,5
E Ffrascatani,5 e ttutte l’antre ggente.
Ma nnun c’è llingua come la romana
Pe’ ddì una cosa co’ ttanto divario,
Che ppare un magazzino de dogana.
Per essempio noi dimo ar cacatore:
Commido, stanziolino, nescessario,
Logo, ggesso,6 ladrina7 e mmonziggnore.
Roma, 16 dicembre 1832.
- ↑ Differente.
- ↑ Ciuchi: piccoli ragazzi.
- ↑ A mente.
- ↑ Villani di Romagna. [Burini, e qualche volta burrini, si chiamano que’ villani che, recatisi a Roma dalle Marche, dalla Romagna, e da altre parti d’Italia per trovar lavoro nell’agro romano, si radunano, specialmente le feste, a Piazza Montanara, presso il Teatro di Marcello: onde l’appellazione derisoria: Ingrese (inglese) de Piazza Montanara. Forse questo nome di burino deriva dal lat. buris o bura (la bure dell’aratro), o da burra (vacca rossiccia), voce ancor viva in qualche nostro dialetto; ovvero dalla stessa voce burra, ma nel significato del basso latino: rozza stoffa di lana; poichè i burini ordinariamente vestono di una stoffa di lana molto rozza.
- ↑ 5,0 5,1 5,2 Naturali della Riccia, già Aricia, da Aricia druda di Ippolito; abitanti di Marino e di Frascati, terre vicino a Roma.
- ↑ Cesso.
- ↑ Latrina. È una delle solite etimologie popolari, così frequenti nel romanesco. Ci annettono l’idea del gesso].