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Sonetti del 1832 | 249 |
LE LINGUE DER MONNO
Sempre ho ssentito a ddì cche li paesi
Hanno oggnuno una lingua indifferente,1
Che dda sciuchi2 l’impareno a l’ammente,3
E la parleno poi per èsse intesi.
Sta lingua che ddich’io l’hanno uguarmente
Turchi, Spaggnoli, Moscoviti, Ingresi,
Burrini,4 Ricciaroli, Marinesi,
E Ffrascatani,5 e ttutte l’antre ggente.
Ma nnun c’è llingua come la romana
Pe’ ddì una cosa co’ ttanto divario,
Che ppare un magazzino de dogana.
Per essempio noi dimo ar cacatore,
Commido, stanziolino, nescessario,
Logo, ggesso,6 ladrina7 e mmonziggnore.
Roma, 16 dicembre 1832