Le limosine demonetate
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LE LIMOSINE DEMONETATE.[1]
Nun c’è ppiù amor der prossimo, fratelli!
Cqua, pprima, un poverello era un ziggnore;
E adesso un poverello è un marfattore
Da serrà cco’ le porte e li cancelli.
Nun c’è ppiù ccarità, nnun c’è ppiù ccore!
Eppoi disce:[2] “Iddio manna li fraggelli!„
Ma llassa fà, cché ssenza poverelli
Se farà sto paese un bell’onore!
Come se capirà, ssenz’accattoni,
Si a Ggesucristo er popolo sce crede,
Oppuro è una scittà dde framasoni?
Disce:[3] “Sempre darà cchi ssempre diede.„
Quest’è un discorzo de li mi’ cordoni.
A cchi sse dà, cquanno ggnisuno chiede?
27 gennaio 1847.
Note
- ↑ [Abolite. Dal francese démonétiser. - “S. E. Rma. Monsignor Grassellini, Governatore di Roma, negli scorsi giorni fece raccogliere per le vie della Città e chiudere in un ricovero circa 200 accattoni.... Il popolo ed i più distinti Personaggi, anche esteri, applaudirono grandemente a tale misura di Polizia, analoga alle intenzioni del Santo Padre, espresse nella Circolare della Segreteria di Stato del 24 agosto 1846; e la considerano quale preludio di altre interessanti ed utili disposizioni.„ Così le Notizie del Giorno, del 21 gennaio 1847. E questa specie di apologia, inserita nella gazzetta ufficiale, ci fa capire che il savio provvedimento dovette, al solito, parere giacobinesco ai Gregoriani, per le ragioni che con finissima ironia il Belli dice nel sonetto.]
- ↑ [Dice, dicono: si lamentano se ecc.]
- ↑ [Dice, dicono: rispondono.]