Le convulsioni/Scena VII
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Francesco Albergati Capacelli - Le convulsioni (XVIII secolo)
Scena VII
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Francuccio e Lorenzo.
- FRANCUCCIO
- (che è andato a sedere sul sofà, e mentre va osservando i vari titoli de’ libri che sono sul tavolino va rispondendo ancora a Lorenzo) Parmi che questa dama sia amante assai della lettura.
- LORENZO
- Oh! sí signore, legge quando non ha nessuno, quando non sa né che fare, né dove andare, in somma credo che legga per disperazione.
- FRANCUCCIO
- Benissimo. Le dame infatti non denno leggere che per ingannare il tempo; e spesso ancora per ingannar sé medesime.
- LORENZO
- Basta; io poi non me ne intendo.
- FRANCUCCIO
- (legge) Le notti di Young.
- LORENZO
- Oh! queste fanno a proposito per la mia padrona. Sarà stato forse colui un qualche vagabondo che passava le notti ballando, giocando, e non dormendo mai.
- FRANCUCCIO
- No, no, t’inganni di molto. Il libro anzi è pazzamente malenconico; e par che l’autore miri a far impazzir chi lo legge.
- LORENZO
- A dir vero, l’impresa non è difficile. Se mi permette, vado ad alcune faccende. Già fra poco...
- FRANCUCCIO
- Sí, vanne pure. Io mi diverto per ora con questi libri, dai quali giudico e dello spirito e delle massime della tua padrona, e forse ancora dei suoi mali.
- LORENZO
- Piacesse pur al cielo ch’ella le trovasse il rimedio opportuno. Anche mia moglie... ma ora non serve dir altro. Quando avrà guarita la padrona, le raccomanderò poi la cameriera.
- FRANCUCCIO
- Che è quella che era qui, ed è tua moglie?
- LORENZO
- Sí, signore, per mia fortuna se guarisce; e per disgrazia mia, e di mia moglie se quel suo male si ostina. A riverirla (entra).