Scena IX

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Scena VIII Scena X


Donna Laura in abito dimesso, ma decente, e come uscita dal letto s’appoggia a Domenica, e Francuccio.


FRANCUCCIO
(che le va incontro) Umilissimo servitore di Vostra Eccellenza.
LAURA
(languidamente, con sussiego, e buttandosi a sedere sul sofà) La riverisco.
DOMENICA
Sente tropp’aria? Le finestre son chiuse; vuole ch’io chiuda ancora le porte?
FRANCUCCIO
No, anzi è ben fatto il non rendersi nemica l’aria, e respirarne della piú aperta appena alzata dal letto.
LAURA
Certo, ciò sarà cosa buona per le villane, ma non già per le dame, signor mio caro.
FRANCUCCIO
Vostra Eccellenza ne saprà piú di me, ma io dico sempre quello che penso (si mette a sedere nello stesso canapè). Vuol favorire il suo polso?
LAURA
È inutile, perché già non ho febbre.
FRANCUCCIO
Come comanda. Dorme la notte?
LAURA
Dormo quand’ho sonno, e sinché ho sonno.
FRANCUCCIO
Me ne rallegro. E l’appetito?
LAURA
Mangio quando...
FRANCUCCIO
Ho inteso, ho inteso; mangia quando ha fame, e sinché ha fame.
LAURA
(sempre con dispetto) Giust’appunto.
FRANCUCCIO
Ottimamente. Or sappia l’Eccellenza Vostra che per solo comando del suo signor padre...
LAURA
Lo so, lo so, si è incomodata di venire da me, ma tutto tempo perduto. In questa casa, fra tanti disgusti, con sí frequenti contrasti io non istarò mai bene, mai bene. E già la mia salute se n’è andata.
FRANCUCCIO
Tornerà, signora, tornerà. Basta solamente ch’ella il voglia...
LAURA
Ohimè! che è questa fumana che mi si solleva alla testa? Un qualche odor nella camera... Domenica, Domenica, qui ci è dell’odore.
DOMENICA
Perdoni, qui non ci è odore alcuno (dopo aver guardato e fiutato).
LAURA
Ah! che ne sento ben io. La testa mi va in giro... Ormai non ci vedo piú.
FRANCUCCIO
Qui certamente non parmi...
DOMENICA
Foss’ella mai, signor dottore, che avesse indosso senza saperlo?... (va ad annusargli la parrucca e il vestito) Ella, ella appunto, signore.
FRANCUCCIO
Ma come è possibile. Io non porto, né mai mi spargo d’odori.
DOMENICA
Oh! sí, sí, sí. Ella ha indosso un tanfo di spezieria che fa propriamente svenire. Oh che roba, che roba! Gira la testa anche a me.
FRANCUCCIO
(si alza in piedi) Me ne dispiace (mette una sedia in mezzo alla camera, e in quella siede). Già posso anche in distanza servire Vostra Eccellenza (che maledette streghe sono queste due donne!) Or dunque da quanto ella mi dice pare che possa dedursi l’essere il suo male prodotto dalla scontentezza dell’animo.
LAURA
(rabbiosa) Io non so poi altro né d’animo, né di corpo. So che mi sento male, e che mai non istò bene.
FRANCUCCIO
Mi figuro che in tale stato di salute farà una vita regolata...
LAURA
Regolata certo, ci s’intende, regolata a mio modo. E come la dovrei regolare?
FRANCUCCIO
A norma della sua complessione, de’ vari molesti assalti a cui è soggetta...
DOMENICA
Eh! che le convulsioni vogliono svagamento, allegria...
FRANCUCCIO
Lo concedo ancor io. Anzi vogliono che non ci si pensi né meno. Pure un moderato sistema...
LAURA
Una giovane ridotta a moderato sistema! la ringrazio tanto e poi tanto. Suggerisce cosí la vera maniera di farmi crepare piú presto.