Le Ricordanze (Rapisardi 1872)/Parte seconda/Villeggiatura

Parte seconda - Villeggiatura

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VILLEGGIATURA.




Lungi da me ten vai,
     Spensierata fanciulla,
     E cerchi i campi e l’aure
     Profumate d’april lungi da me;
     Spensierata! non sai,
     Che nero è il cielo e la campagna è brulla
     Dove l’amor non è!

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Sorgi, se vuoi, coi primi
     Raggi del sol sereno,
     E agl’indiscreti zeffiri
     Il tesoro consenti aureo del crin;
     Di zàgare e di timi
     Colma il tuo grembiuletto, ed orna il seno
     Fresco come il mattin.

Forse allor che dai fiori
     Il raggio ultimo invola
     La sera, e al malinconico
     Sguardo degli astri luccica il sentier,
     Stanca dei lunghi errori,
     Avrai paura di trovarti sola
     Sola col tuo pensier.

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Un suon d’ale e di canto
     Per gli arbori deserti
     Udrai fra’ campi e l’etere
     Un’ignota armonia d’astri e di fior,
     E tu soletta intanto
     Ricche ricche le chiome avrai di serti,
     Ma vôto vôto il cor.

Odi! al gentil richiamo
     La vispa forosetta
     Sorge a l’aperto, e trepida
     Su la siepe de l’orto il suo garzon:
     — Oh! vieni, io t’amo, io t’amo,
     Lascia i silenzi de la tua casetta,
     Odi la mia canzon! —

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Tu forse allora udrai,
     Spensierata fanciulla,
     Correr per l’aure un gemito
     Che al solingo tuo cor parli di me,
     E allora, allor saprai,
     Che nero è il cielo e la campagna è brulla
     Dove l’amor non è.