Le Laude (1915)/XVII. De frate Ranaldo, quale era morto

XVII. De frate Ranaldo, quale era morto

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XVII. De frate Ranaldo, quale era morto
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XVII

De frate Ranaldo, quale era morto

     Frate Ranaldo, dove se’ andato? — dequolibet si hai disputato?
     Or lo me di’, frate Ranaldo, — ché del tuo scotto non so saldo;
se èi en gloria o en caldo — non lo m’ha Dio revelato.
     Honne bona conscienza — che ’l morir te fo en pazienza;
confessasti tua fallenza — absoluto dal prelato.
     Or ecco iá la questione: — se avesti contrizione,
quella ch’è vera onzione — che destegne lo peccato.
     Or sei ionto a la scola — ove la veritá sola
iudica omne parola — e demostra omne pensato.
     Or sei ionto a Collestatte — do’ se mostra li toi fatte;
le carte son fore tratte — del mal e ben c’hai oprato.
     Ché non giova far sofismi — a quelli forti siloismi,
né per corso né per risme — che lo vero non sia apalato.
     Conventato se’ en Parese — a molto onor e grande spese;
ora èi ionto a quelle prese — che stai en terra attumulato.
     Aggio paura che l’onore — non te tragesse de core
a tenerte lo menore — fratecello desprezato.
     Dubito de la recolta — che dal debito non sia sciolta,
se non pagasti ben la colta — che ’l Signor t’ha comandato.