Le Laude (1915)/XCIX. Condizione del perpetuo amore

XCIX. Condizione del perpetuo amore

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XCIX. Condizione del perpetuo amore
XCVIII. Como la ragione conforta l'anima che retorni a Dio C. De la incarnazione del verbo divino

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XCIX

Condizione del perpetuo amore

     L’amor ch’è consumato — nullo prezzo non guarda,
né per pena non tarda — d’amar co fo amato.
     Consumato l’amore, — sí va pene cercando,
se ama sé dilettando, — sta penoso.
E con grande fervore — al diletto dá bando,
per viver tormentando — angoscioso.
Allora sta gioioso — e sé conosce amare,
se fugge el delettare — e sta en croce chiavato.
     Servo che prezzo prende, — ch’ama sempre diletto,
sí porta nell’affetto — pagamento.
Per lo prezzo vendere — lo prezzo, gli è difetto;
non è anco perfetto — lo stormento.
Se amor non fo tormento, — sí non fo virtuoso,
né sirá glorioso — se non fo tormentato.
     L’amor vero, liale — odia sé per natura,
vedendosi mesura — terminata.
Perché puro, leale — non ama creatura,
né se veste figura — mesurata.
Caritá increata — ad sé lo fa salire,
e falli partorire — figlio d’amor beato.
     Questo figlio che nasce — è amor piú verace
de onne virtú capace, — copiosa.
Dove l’anima pasce — fuoco d’amor penace,
notricasi de pace — gloriosa.
E sta sempre gioiosa — e si ’namora tanto,
che non potrebbe el quanto — esser considerato.