Le Laude (1915)/LIII. Del pianto de la Chiesa redutta a mal stato

LIII. Del pianto de la Chiesa redutta a mal stato

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LIII. Del pianto de la Chiesa redutta a mal stato
LII. Como Cristo se lamenta de la Chiesa romana LIV. Epistola a Celestino papa quinto

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LIII

Del pianto de la chiesa redutta a mal stato

     Piange la Ecclesia, piange e dolura,
sente tortura di pessimo stato.
     — O nobilissima mamma, que piagni?
mostri che senti dolur molto magni:
narrarne ’l modo perché tanto lagni,
ché sí duro pianto fai smesurato.
     — Figlio, io sí piango ché m’aggio anvito;
veggiome morto pate e marito;
figli, fratelli, nepoti ho smarrito,
omne mio amico è preso e legato.
     So circundata da figli bastardi,
en omne mia pugna se mostran codardi,
li mei legitimi spade né dardi
lo lor coragio non era mutato.
     Li mei legitimi era en concorda,
veggio i bastardi pien de discorda,
la gente enfedele me chiama la lorda
per lo reo exemplo ch’i’ ho seminato.
     Veggio esbandita la povertate,
nullo è che curi se non degnetate;
li mei legitimi en asperitate,
tutto lo mondo gli fo conculcato.
     Auro ed argento on rebandito,
fatt’on nemici con lor gran convito,
omne buon uso da loro è fugito,
donde el mio pianto con grande eiulato.

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     O’ sono li patri pieni de fede?
nul è che curi per ella morire;
la tepedeza m’ha preso ed occede,
el mio dolore non è corrottato.
     O’ son li profeti pien de speranza?
nul è che curi en mia vedovanza;
presunzione presa ha baldanza,
tutto lo mondo po’ lei s’è rizato.
     O’ son gli apostoli pien de fervore?
nul è che curi en lo mio dolore;
uscito m’è scontra el proprio amore
e giá non veggio ch’egl sia contrastato.
     O’ son gli martiri pien de forteza?
non è chi curi en mia vedoveza;
uscita m’è scontra l’agevoleza,
el mio fervore si è anichilato.
     O’ son li prelati iusti e ferventi,
che la lor vita sanava la gente?
uscit’è la pompa, grossura potente,
e sí nobel orden m’ha maculato.
     O’ son gli dottori pien de prudenza?
molti ne veggio saliti en scienza;
ma la lor vita non m’ha convenenza,
dato m’on calci che ’l cor m’ha corato.
     O religiosi en temperamento,
grande de voi avea piacemento;
or vado cercando omne convento,
pochi ne trovo en cui sia consolato.
     O pace amara co m’hai sí afflitta!
mentre fui en pugna sí stetti dritta,
or lo riposo m’ha presa e sconfitta,
el blando dracone sí m’ha venenato.
     Nul è che venga al mio corrotto,
en ciascun stato sí m’è Cristo morto;
o vita mia, speranza e deporto,
en omne coraggio te veggio afocato!