Le Eumenidi/Terzo episodio

Terzo episodio

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Eschilo - Le Eumenidi (458 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Terzo episodio
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TERZO EPISODIO


Giunge Atena


ATENA


Da lungi udito ho de l’appello il suono,
dallo Scamandro1, ove la sede mia
stabilita ho nel suol, che, parte eletta
dei predati trofei, tutto a me sacro,
per sempre, i duci e i prenci d’Argo vollero,
e ai figli di Tesèo dono ne fecero.
Di lí spingendo il pie’ mai stanco, giunsi
senz’ali, e ai venti fremea gonfia l’egida2.
Or, qui veggendo cosí nuova accolta,
non temo io già, ma stupefatta resto.
Chi siete mai? Lo chiedo a tutti. A questo
che, stranïero, all’idol mio si stringe,
e a voi, disformi ad ogni essere nato,
cui né mai tra le Dee videro i Numi,
né somigliate alle parvenze umane.

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Ma rinfacciare apertamente altrui
la sua deformità, non mi par giusto!

CORIFEA


Figlia di Giove, in breve il tutto udrai.
Noi della Notte siam le fiere figlie,
Dire chiamate nelle inferne case.

ATENA


Noti mi son la stirpe vostra e il nome.

CORIFEA


E il nostro ufficio presto apprenderai.

ATENA


L’apprenderò se me lo dice alcuno.

CORIFEA


Dalle case scacciam qualunque ancide.

ATENA


E dove trova di sua fuga il termine?

ATENA


Dove per sempre ogni letizia è morta.

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ATENA


Tale è la caccia che su costui gridi?

CORIFEA


Egli sua madre assassinare ardí.

ATENA


Né la furia teméa d’altra pressura?

CORIFEA


Pungol non v’ha, che al matricidio astringa!

ATENA


Son due le parti, e solo una parlò.

CORIFEA


Ei non può dare il giuro, né riceverlo!

ATENA


Piú che oprar giusto, averne fama brami!

CORIFEA


Dimmi il perché, saggezza a te non manca.

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ATENA


Far non può il giuro che trionfi il falso.

CORIFEA


Chiedi le prove, e tu la lite giudica.

ATENA


Dunque il giudizio rimettete a me.

CORIFEA


Come no? Ti prestiamo l’onor debito.

ATENA


E tu, che cosa opporre, ospite, puoi?
Di’ la tua patria, la progenie tua
e le vicende, e dalle accuse scólpati,
se fede hai pur nella giustizia, e siedi
perciò, come Issïon3, supplice sacro
vicino all’ara e al simulacro mio.
Rispondi a tutto, e fa ch’io chiaro intenda.

ORESTE


O diva Atèna, prima io dall’estreme
parole tue, vo’ tôrre un gran sospetto.
Non giunsi qui contaminato. All’idolo
tuo non m’assisi con le mani impure.

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E grande prova addurre io te ne posso.
Muto convien che l’omicida resti,
sin che del sangue d’un lattante verro
altri, a espïar, non lo cosperga. Ed io,
da lungo tempo già, presso altre case,
presso altre genti, fui purificato.
Il tuo primo sospetto ecco rimosso.
Ed ora, sappi la progenie mia.
Io sono d’Argo: è mio padre Agamènnone,
signor dei navichieri, a te ben noto:
che tu con esso, ov’era la città
d’Ilio, facesti la rovina. Ora, egli,
tornato alla sua casa, trovò morte:
ignobil morte: ché la torva madre
mia, lo sgozzò, lo strinse entro una rete
versicolore, testimone ancora
dell’assassinio: e fu nel bagno. Ed io
tornai, che prima andato era fuggiasco,
ed uccisi mia madre, io non lo nego,
e con la morte vendicai la morte
del carissimo padre. Ed è partecipe
di questo scempio, Apollo: egli mi disse
quali tormenti il cuor mio punto avrebbero
se cosí non punivo i due colpevoli.
Se il giusto feci, se fallai, tu giudica:
loderò, qual che sia, la tua sentenza.

ATENA


Se alcuno v’è che troppo ardua tal causa
pensa che sia da giudicarla gli uomini,

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neppure a me consento io stessa sciogliere
d’un omicidio l’odïosa lite.
Ché tu supplice giungi alla mia casa,
purificato, innocuo, né può biasimo
la città rinfacciarti, e debbo accoglierti.
Ma tali queste Dee son, che difficile
è lo scacciarle; e ov’esse non trionfino,
piombando al suol dai lor visceri, un tossico
letal susciterà funereo morbo.
A questo punto or siam: né trattenerle
né rimandarle senza lite io posso.
E poi che a ciò giunser gli eventi, giudici
eleggerò, che sacra abbian la legge
ch’eterna io renderò, del giuramento;
e voi le prove procacciate e i giuri
e i testi onde ristoro abbia giustizia.
Ed io, dei cittadini il fiore eletto
troverò: scioglieranno essi la lite,
senza far torto insidïoso al giuro.



Note

  1. [p. 277 modifica]Si indica il promontorio Sigeo dove Atena aveva un tempio. Secondo la leggenda antica, qui seguita da Eschilo, quel territorio era stato assegnato agli Ateniesi dai duci Argivi, sin dai tempi della presa di Troia.
  2. [p. 277 modifica]Pare certo che qui si sia librata agli occhi di Eschilo una delle figure volanti dilette alla scultura.
  3. [p. 277 modifica]Issione aveva ucciso lo suocero Dioneo, e dopo lunghi errori fu purificato da Giove.