Ernesto Majoni Coleto

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"Anpezan o talian?". Il gergo degli alpinisti ampezzani
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Ernesto Majoni

«ANPEZAN 0 TALIAN?». Il GERGO DEGLI ALPINISTI AMPEZZANI

A tutti quelli che hanno scalato, scalano e scaleranno le meravigliose Dolomiti

In Ampezzo, l'alpinismo vanta una tradizione ultrasecolare, che convenzio- nalmente si fa iniziare il 29 agosto 1863. Quel giorno, infatti, il giovane avvocato vien- nese Paul Grohmann (1838-1908), in compagnia di Francesco Lacedelli detto «Checo da Meleres» (1796-1886), orologiaio e valente cacciatore, giunse dal versante ovest in vetta alla Tofana Seconda (o di Mezzo, m. 3243), la più elevata delle montagne che circondano Cortina. La conquista diede il via ad una disciplina che ha reso famosa la valle in tutto il mondo, fornendo cospicui motivi di gloria alla storia paesana e creando una fonte di reddito fondamentale per l'economia della conca, soprattutto nell'epoca dei trionfi dolomitici. Dalle esplorazioni di Grohmann (avvenute fra il 1862 e il 1869), che fece conoscere Ampezzo dovunque, sono passati 140 anni. Sulle montagne am- pezzane sono state aperte centinaia di vie di roccia, sentieri, ricoveri e vie attrezzate; oltre centocinquanta valligiani sono stati autorizzati a portare clienti in montagna; da mezzo secolo funziona una validissima stazione di soccorso alpino, e la pratica dell'al- pinismo gradualmente ha interessato tutti i ceti sociali, tutte le fasce d'età e tutte le nazioni. Il resto fa già parte della cronaca. Questo saggio mira ad illustrare il modo di comunicare di cui si serve in montagna, più specificamente nell'arrampicata, la po- polazione ampezzana. E' appena il caso di notare che Cortina ha dato i natali a varie generazioni di guide alpine e «Scoiattoli», i dilettanti che dal 1939 sono riuniti in un affiatato gruppo, ed hanno portato il nome del paese su tutte le cime del globo; quindi il gergo è stato ed è tuttora piuttosto diffuso nella categoria. Per quanto ci consta, non sappiamo, però, come gli alpinisti e le guide di Cortina parlassero di montagna nei tempi andati. Ed oggi? Il vocabolario degli scalatori locali, soprattutto dei più giovani, risente in modo massiccio della fraseologia tecnica italiana e inglese, lingue alle quali l'alpinismo e l'arrampicata sono debitori di numerosi prestiti. Ad oltre 150 termini e frasi italiane inerenti alla pratica della montagna, sono stati associati i corrisponden- ti dialettali, raccolti dagli anni Settanta ad oggi perlopiù nell'ambiente giovanile, e trascritti con la grafia ladina unitaria dell'Istituto Ladin de la Dolomites. Sono state raccolte le espressioni e i vocaboli che più di frequente ricorrono nella parlata dei praticanti l'alpinismo, sia in parete sia nei resoconti delle imprese compiute. Scavando localmente però, potranno senz'altro emergere idioletti, peculiari di una o poche per- sone. In ogni caso, anche se la maggior parte del vocabolario usato dagli scalatori si è «ampezzanizzata», un buon numero di lemmi è sicuramente autoctono, in gran parte registrato dai vocabolari, noto agli appassionati ed ancora vivo nella toponomastica. Alle fonti bibliografiche che supportano lo studio, mi permetto di aggiungere la di- screta, ma appassionata esperienza alpinistica che ho maturato in un trentennio, ed alcune testimonianze di persone che conoscono bene le emozioni derivanti dal «'sì in eroda». Questo breve studio non ambisce certamente ad illuminare chi vi cercasse novità in campo strettamente linguistico, ma intende solo schiudere una finestra fino ad oggi inesplorata sul mondo dell'alpinismo, uno degli aspetti fondamentali della vita fra le nostre montagne.


Afferrare ciapà inze; afferrarsi: se ciapà inze mm
Aguzzo: a ponta, a spizon
Anticima: anticima
Appeso (restare): tacà su; nel vuoto: a pendoron (resta)
Appiglio: apilio/apilie, scafa/scafes, busc/buje, taca/taches, secèl (anche toponimo);
a. grosso: mantia/manties
Aprire (una via): daerse (na via)
Arrampicare: 'sì in croda/ranpegà; a. con decisione: tazà; a. faticosamente: stentai
scarpedà, lense; a. in cordata: 'sì (su) leade; a. in libera: 'sì (su) in libera; a. in con-
serva: 'sì (su) in conserva; a. in aderenza: 'sì (su) in aderenza; a. su terreno friabile:
'sì (su) sui voe

Arrampicata: artificiale: artificiale, da se tira su (par) ì ciode; a. libera: lìbera
Arrampicatore: che và in eroda; a. poco abile: zanpedon/zapoton
Assicurare: fei segura, segurà, assicura; assicurarsi: se assicura, se tacà inze
Assicurazione: segura; a. a spalla: a spala
Attaccare (una via): tacà (na via)
Attacco: ataco/atache; a. faticoso: Calvario (toponimo)
Attenzione (esci.): ociol/tendil
Attrezzare (una lunghezza di corda): atrezà
Bastoncini (per la marcia): bastoi
Bivaccare: bivacà; dromi fora
Bivacco: bivaco/bivache
Borraccia: boracia/boraces
Cadere: tomà ('sò)
Calare: colà ('sò); calarsi: se calà ('sò)
Calata: calata/calates
Calosce da neve: stieles, ghetes (oggi poco usate)
Camino: camin; c. stretto: busc/buje (anche toponimo)
Campanile: cìanpanin/cianpanis
Canalone: canal/canai; canaloni canaloi
Capocordata: prin; arrampicare da e: 'sì da prin/'sì daante
Cascata (di ghiaccio): cascata/ cascates; supareljazo
Casco: casco/ casche; iron.: elmo/elme
Cavalcioni, a: a caal, a caaloto
Caverna: landro/landre
Cengia: cengia/ cenges, cenja/cenjes; accr. cengion/cengioì, cenjon/cenjoi
Chiodare: ciodà, petà ciode
Chiodo: ciodo/ciode; c. ad anello: c. col anel; c. a pressione: c. a prescion; c. ad espan-
sione: c. a espans(c)ion/spìt; c. fisso: c. zementà, resìnà; c. di sosta: c. de sosta
Cima: zima/zimes; ponta/pontes (anche toponimi); in cima: su in son
Clessidra: clessidra/ clessìdres
Colatoio: (gelato, pericoloso per caduta sassi) canalato/canalate; colatoio, Scolatoie
Corda: corda/cordes (da eroda); c. doppia: corda dopia; c. fissa: corda fissa; c. metal-
lica: corda metalica
Cordata: cordata/ cor dates
Cordino: cordini cor din, chevlar
Costone: coston/costoi
Crepaccio: crepo/crepe (anche toponimo)
Cresta: cresta/ crestes
Croce di vetta: crosc/crojes
Cuneo: coin/cognes (de len) (oggi poco usato)
Diedro: diedro/diedre
Difficile: duro/difizile
Dirupo: crepo/crepe
Discensore: discensor/discensore; secèl; d. a otto: l oto
Dislivello: disliei
Dissipatore: dissipator/dissipatore
Esposto: esposto
Facile: fazile
Fessura: fessura/fessures, scendedura/scendedures; Ris (toponimo)
Fettuccia: fetucia/fetuces
Forcella: forzela/forzeles
Frana: franalfranes; (di terra) boa/boes
Franare: vieni 'sò, frana ('sò)
Fulmine: saeta/saetes
Ghiacciato: jazà
Ghiaccio: jazo; g. duro: j. duro patoco; g. trasformato: j. verde; arrampicare su ghiac-
cio: ('sì) su jazo
Ghiaia: jera; g. fine: jerin
Ghiaione: graon/graoi; jeron/jeroi; di pietre grosse: sassera/sasseres; (raro) majie-
ra/majieres

Gradi di difficoltà: prìn/secondo/terzo/cuarto/cuinto/sesto; inferiore: inferiore/meno
fes. terzo meno/cuinto meno); superiore: superiore/più (ad es. cuarto più/sesto più)
Gradinare: sciarinà, fei sciaris
Gradino: sciarin/ sciaris
Guida alpina: guida/guides
Imbracatura: inbragadura/inbragadures; inbrago/inbraghe
Incassato: ìncassà (ìnze)

Incastrare: incastra; incastrarsi: s'incastra (ìnze)

Incrodarsi: s'incrodà/se ficià
Legarsi (in cordata): se leà
Libro di vetta: libro/libre
Lunghezza di corda: tiro/tire
Martello: martel/martiei
Masso incastrato: sas ìncastrà/sasc ìncastrade
Mollare la corda: mola (mòla!)
Moschettone: moscheton/moschetoi
Naso: nas; Naso Gialo (toponimo)
Neve: gnee; n. farinosa: sfaria; n. crostosa: crosta; n. dura: todo; n. marcia: g. marzo;
n. primaverile: firn
Nicchia: busc/buje
Nodo: gropo/grope (nomi propri: barcaiolo, oto, meso barcaiolo, prussic, ecc.)
Ometto: ometo/omete
Orizzontale: via dreto
Palestra di roccia: palestra
Pancia (rigonfiamento roccioso): panza/panzes
Parete: paré/pares; paretina: paredina; (toponimo: Lasta)
Passaggio: passagio/passage (anche toponimo); passagiato/passagiate
Passo: pas/pasc
Pendio: spona/spones; con arbusti: grebano/grebane
Pendolo: pendolo
Piastrina per assicurazione: piastrina/piastrines
Piccozza: picoza/picozes; (raro) saponéto/saponéte
Pilastro: pilastro (anche toponimo)
Pino mugo: barancio/barance

Placca di roccia: placa/plaches, lastron/lastroi; di ghiaccio: lastra/lastres; lastron
Posto di cordata: posto/poste de sosta

Precipitare: toma 'sò; toccare terra: pionbà 'sò, se schianta ('sò)

Proseguire: 'sì inaante
Punta: ponta/pontes; spizon/spizoi
Quota: cuota/cuotes
Rampa: ranpa
Ramponi: ranpoi, grife
Recuperare (la corda, una persona): tira (su/'sò), recupera (recupera!)
Rifugio: rifujo/rifuje
Rinvio: rinvio/rinvie
Ritirarsi: torna indrio/in 'sò

Roccia: eroda; r. solida: c. sana; r. friabile: c. marza/marzo/marzumera; r. gialla
(spesso friabile): c. 'sala/el 'salii 'sai (toponimo); r. nera (solida): c. negra/i negre (to-
ponimo); r. liscia: slisc, c. sliscia; r. consumata dai passaggi: c. onta
Salire: 'sì su; s. con sforzo: stenta; iron. 'sì su come un vermo; s. di forza: jbreà (su)
Salto (anche roccioso): souto
Salvare: tira 'sò (calchedun)
Salvarsi: se salvà, se ra caà
Sasso: sas/sasc; coolo/coole
Scaglia: scaia/scaies
Scala: sciami sciar es
Scarpette da arrampicata: scarpete; balerines; iron. zapote
Scarponi: scarpoi
Schiena rocciosa: schena/schenes (anche toponimo)
Schiodare: des-ciodà
Scivolare: jlezià
Scivoloso: jlizego (raro)
Scorciatoia: curta/curtes

Secondo di cordata: secondo; arrampicare da s. di cordata: 'sì da secondo; 'sì dadrio
Segnavia: segno/segne
Sentiero: troi/troes
Sicurezza (fare): fei segura
Slegare (sciogliere la corda): dejgropà; slegarsi (sciogliere la cordata): se dejleà
Soccorrere: fei socorso
Soccorso: socorso
Sosta (posto di): sosta/sostes
Spaccata: spacata/spacates
Spalto: spalto/spalte (anche toponimo)
Spigolo: spigolo/spigole (anche toponimo)
Sporgente: che sporse/che vien in fora
Spuntone: spuntoni spuntoi
Staffa: stafa/stafes
Strapiombante: strapionbante
Strapiombo: strapionbo/strapionbe; souto/soute

Superare (un passaggio): fei (fora) un passagio/passajo; soutà (su/fora)

Terrazzino: terazin/terazis

Tetto: cuerto/cuerte; dim. cuertin; accr. cuertazo
Tirare la corda: tira (tira!)
Torre: tore/tores
Traversare: tra(v)ersà/scaazà; in quota: ('sì via) a somali
Traversata: traversata/traversates; traerso/traerse
Tuono: tonada/tonades (anche nel senso di colpo)
Uscire (terminare una via): ruà su, soutà fora
Valanga: laina/laines
Variante: variante/variantes
Verticale: su dreto/a pionbo
Via: via/vies; normale: comune/normale; diretta: direta; direttissima: diretissi-
ma; facile/di poco rilievo; vieta/vietes; ferrata: ferata/ferates; lunga ed impegnativa:

vionlvioi

Vite (da ghiaccio): vida/vides

Volare (cadere da una parete): vola ('so), oujorà ('sò)
Zaino: saco/sache


Conclusioni

Quali considerazioni possiamo trarre dalla lettura e dall'analisi di questo breve glossario? Come già anticipato, molti dei lemmi utilizzati dagli scalatori sono autoctoni, compaiono nei vocabolari, e sono normalmente usati dai parlanti ('sì in eroda, bastoi, cìanpanin, a caaloto, cenja, zima, ponta, corda da eroda, crepo, erose, coin, scendedura, gropo, tazà, cuerto).

Una parte perdura ancora nella microtoponomastica ampezzana, la cui co- noscenza valica talvolta i confini paesani e potrebbe dar luogo ad interessanti ricer- che (Buse de Frasto, Calvario, Lasta, Naso Gialo, Pilastro, Ris, Passagio Strobel), mentre un'altra parte cospicua è stata «ampezzanizzata», ossia adattata dall'italiano alle peculiarità linguistiche dell'ampezzano, con risultati spesso sgraditi alle orecchie dei puristi, ma ormai consolidati: ad es. apilio, ataco, bivaco, boracia, calata, casco, clessidra, diedro, elmo, fetucia, palestra, placa, posto de sosta, fei segura/ sicura, terazin, variante, ferata.

Premesso che numerose espressioni del linguaggio alpinistico si sono forma- te abbastanza di recente, possiamo costatare che molte di loro di solito sono attinte di-


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Sezion 1 • Articole Scientifiche


rettamente dall'italiano, scavalcando le autentiche voci locali, per motivi di maggiore frequenza d'uso, forse per pigrizia o forse soltanto per l'opportunità di farsi compren- dere da interlocutori estranei (apilio, calata, cascata, casco, cordata, frana, inbra- go, tiro, passagio, pendolo, ranpoi, rinvio, saco, scarpoi, socorso, spacata, spunton, strapionbante, superiore, traversata, via comune).

Da ultimo, alcuni lemmi sono peculiari del gergo alpinistico locale: 'si su come un vermo per salire con sforzo, tazà per arrampicare con decisione, jazo verde per ghiaccio trasformato, pionbà 'sò, se schianta ( l so) per precipitare, eroda onta per roccia lisciata dai passaggi, soutàfora per uscire da una via, vion per via alpinistica lunga e importante, lense per arrampicare faticosamente, soprattutto su placche.

E' facile vedere che il gergo degli arrampicatori ampezzani d'oggi, ancora diffuso e resistente, deriva da una singolare combinazione fra lemmi autoctoni, am- pezzanizzati ed italiani. Prescindendo da approfondimenti dialettologici e sociolin- guistici, e tenendo conto che praticamente l'arrampicata di stampo classico ha ormai ceduto il passo all'arrampicata in palestra e sulle falesie, ambito sportivo perlopiù anglofilo che non ha troppo a che fare con l'alpinismo, è comunque auspicabile che il gergo della categoria degli amanti locali della roccia sopravviva ancora, senza farsi schiacciare troppo in fretta dalle lingue dominanti. Sarebbe certamente una cospicua perdita, sia per la linguistica sia per la cultura locale!

Al termine del lavoro, rivolgo un pensiero e un ringraziamento agli amici coi quali ho condiviso tante avventure in montagna. Fra tutti, un grazie speciale ai professori Enrico Lacedelli, guida alpina e Scoiattolo di Cortina, ed Enzo Croatto, dialettologo e alpinista, per i validi consigli e suggerimenti forniti.


Fonti consultate


  • Berti Antonio: «Prontuario italiano-tedesco dei termini tecnici alpinistici», in «Le

Dolomiti Orientali», Fratelli Treves Editori, Milano 1928;

  • Comitato del Vocabolario delle Regole d'Ampezzo: «Vocabolario Talian-Anpezan»,

Athesia Editrice, Bolzano 1997;

  • Forni Marco: «Ealpinism. Dòes mans da se tra so. Eoi mans da se tré su», Istitut

Cultural Ladin «Micurà de Ru», San Martino in Val Badia 1993;

  • Eonges Giinther: «Kleines italienisch-deutsches Wòrterbuch fur alpine Fachaus-

drilcke», in «Dolomiten Kletterfuhrer», Bergverlag Rudolf Rother, Munchen 1959;

  • Majoni Angelo: «Cortina dAmpezzo nella sua parlata», Tip. Valbonesi, Forlì 1929;
  • Regole dAmpezzo: «Vocabolario Ampezzano» coordinato da Enzo Croatto, Tipografia

Piave, Belluno 1986.