Piera Rizzolatti

Proposta di grafia unificata per le varietà parlate dalle comunità dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi ../ ../2 IncludiIntestazione 13 novembre 2015 50% Da definire

Proposta di grafia unificata per le varietà parlate dalle comunità dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi
Ladin! 2005 2

Piera Rizzolatti


Proposta di grafia unificata per le varietà parlate dalle comunità dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi


La nuova grafia unificata per le varietà parlate dalle comunità dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi, tiene conto della necessità di utilizzare solo i caratteri presenti sulla tastiera standard del computer, evitando al massimo simboli particolari (usati invece in alfabeti fonetici scientifici) ed altri eventuali segni diacritici, che vengono in genere percepiti negativamente da quanti hanno familiarità con la grafia dell’italiano e delle lingue europee di maggior circolazione.

La presente grafia procede dall’esigenza di dare alle varietà ladine della Provincia di Belluno uno strumento agile e moderno di scrittura, con il proposito di rilevare, attraverso una larga convergenza di grafemi comuni, le affinità e pur in presenza di sottotipi a volte differenziati.

Accettando questo criterio, sarà possibile poi assegnare di volta in volta ad un grafema convenzionale il valore fonetico reale, che si realizza in modo multiforme secondo la varietà.

Sarà compito degli insegnanti, sia nei corsi di lingua scolastici destinati agli allievi della scuola dell’obbligo, sia nei corsi d’alfabetizzazione per adulti, segnalare le convenzioni grafiche e dar dimostrazione della realizzazione concreta da un punto di vista fonetico.

La grafia tiene conto a questo proposito anche di eventuali aspetti caratterizzanti le varietà - soprattutto nell’ambito del vocalismo - e introduce la possibilità di identificare attraverso pochi e ben conosciuti segni diacritici (dieresi per vocali turbate, accento grave ed acuto per indicare rispettivamente le vocali aperte e chiuse), caratteri particolari e “di bandiera” di tali varietà.

La grafia unificata dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi tiene conto delle scelte della grafia ladina messe a punto dallo SPELL (Servisc de Planificazion y Elaborazion dl Lingaz Ladin) e accolte nella Gramatica dl Ladin Standard (GLS) e nel Dizionar dl Ladin Standard (DLS), integrate tuttavia anche con alcune soluzioni della Grafie Uficiâl de Lenghe Furlane e sostenute dall’OLF (Osservatori Regjonâl de Lenghe e de Culture Furlanis).

Criteri fondamentali della grafia unificata delle varietà parlate dai Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi sono la massima semplicità e il rispetto delle eventuali grafie storiche sedimentate nel corso della tradizione scrittoria del “ladino bellunese”.

Vocalismo

Mantenere i criteri correnti nella grafia dell’italiano, introducendo i segni diacritici indispensabili solo per esprimere:

- con gli accenti acuto (´) e grave (`), la chiusura o apertura delle vocali medie (es.
é, è, ó, ò):
é = é chiuso
è = è aperto

Sezion 1 • Articole Scientifiche

ó = ó chiuso
ò = ò aperto

Si utilizza tuttavia il segno diacritico per indicare il grado d’apertura della vocale, solo quando si vuol rilevare che esiste un’opposizione tra le due vocali aperte e chiuse (vale a dire quando vi è opposizione fonologica, e cioè esistono due parole uguali che si differenziano solo per la qualità della vocale.

- con la dieresi (¨), per indicare le vocali turbate, qualora presenti (es. ä, ë, ö) come in

talune parlate del Comelico e a Livinallongo.

Per indicare le vocali lunghe (che possono essere in opposizione con le corrispondenti brevi, come in talune varietà della Val di Zoldo e del Comelico), si segna la vocale doppia (quindi aa, ee, ii, oo, uu): la grafia ufficiale del friulano usa l’accento circonflesso, ˆ.

Consonantismo

Nel consonantismo è prevista l’adozione di alcuni grafemi o digrammi “bandiera”, con valore diverso rispetto all’italiano.

Le occlusive velari, sorda e sonora, sono rappresentate con le convenzioni dell’italiano: quindi i grafemi c- e g- in posizione iniziale e interna, intervocalica e postconsonantica davanti alla vocale centrale a, e alle vocali posteriori o, u. Come in italiano, i digrammi

ch- e gh- ricorrono nelle stesse posizioni davanti alle vocali anteriori e ed i (che, chi,

ghe, ghi);

L’occlusiva velare sorda in finale di parola, secondo gli usi già accolti nelle grafie storiche del ladino bellunese, è indicata dal digramma -ch;
L’affricata palatale sorda, iniziale e interna intervocalica e postconsonantica, è indicata come in italiano dal digramma ci/ce (ci-, ce-, cia-, cio-, ciu-);
L’affricata palatale sorda in finale di parola, viene indicata con il grafema -c, secondo l’uso già accolto dalle grafie storiche del ladino bellunese;
L’affricata dentale sorda è rappresentata dal grafema z come in italiano; in posizione interna è rappresentata da –zz;
La fricativa interdentale sorda viene rappresentata dal grafema unitario z (lasciando alle singole varietà l’uso orale delle realizzazioni specifiche di ogni varietà, e agli insegnanti il compito di disambiguare le diverse realizzazioni).
Si usa in questo caso un grafema presente nel sistema grafico dell’italiano, ma con un’estensione più ampia (al simbolo z viene tolto il valore specifico dell’italiano e caricato un peso più ampio).
La fricativa interdentale sonora viene rappresentata con d semplice in quelle varietà

dove è effettivamente presente. Si sacrificano in questo caso le grafie speciali con dh, ð ecc. che sono entrate di recente nell’uso grafico e nella toponomastica di alcune vallate.

Il grafema z identifica inoltre, secondo l’uso anche dell’italiano, l’affricata dentale

sonora, cioè zeta ‘dolce’ in posizione iniziale e interna tra vocali (-z-).

La fricativa alveo-palatale sorda iniziale e intervocalica è resa con i trigrammi

sci-, sce- come in italiano. Non si segna la palatalizzazione qualora la fricativa alveopalatale sia seguita da vocale, poiché la realizzazione palatale è automatica.

La fricativa palatale sorda finale è resa con il digramma -sc.
La fricativa alveo-palatale sonora (sibilante palatale sonora) iniziale ed

intervocalica, presente nelle varietà di Cortina e Livinallongo, è resa, secondo la tradizione grafica consolidata, come -j-.

La fricativa apico-dentale sorda (sibilante dentale sorda) viene resa in tutte

le posizioni (iniziale s-, intervocalica -s- e finale –s) con il grafema s. In posizione intervocalica, per la corrispondente sorda si userà -ss-.

La fricativa apico-dentale sorda (sibilante dentale sorda) viene staccata con un

trattino (-), quando è seguita dall’affricata palatale (s-cia). La grafia SPELL non usa il trattino.

La fricativa apico-dentale sonora (sibilante dentale sonora), chiamata anche ‘s

dolce’ iniziale, viene resa con il ‘s, secondo l’uso della grafia friulana normalizzata. In posizione intervocalica è rappresentata da -s-.

La nasale davanti ad occlusiva bilabiale (-p, -b) è rappresentata sempre da n- (-np,

-nb).

L’occlusiva labio-velare è rappresentata con il digramma cu- in posizione iniziale ed

intervocalica. Mantengono qu- soltanto i nomi storici (toponimi o antroponimi).

Si mette l’accento (`) grave, sulle parole tronche polisillabiche che finiscono in vocale

(ad esempio gli infiniti verbali, oppure cafè ecc.).

I monosillabi non vanno accentati (a meno che non si tratti d’infiniti verbali e di

monosillabi che altrimenti risulterebbero omografi, del tipo la articolo senz’accento e là avverbio; e ed è, a ed à, rispettivamente congiunzione (e) e preposizione (a), mentre le terze persone dei verbi portano l’accento (è ed à). Nei casi di sostantivi e verbi omografi, sarà il verbo a portare l’accento (val ‘valle’ e vàl, ‘vale’).

Le parole piane (bisillabi o trisillabi pronunciati sulla penultima sillaba) non vanno

accentate.

Nel caso di coppie minime (in cui l’apertura o la chiusura della vocale modifica il

significato della parola) si usano gli accenti acuto (é ed ó chiusi) oppure grave (è ed ò aperti), per indicare il timbro della vocale.

Le parole sdrucciole (trisillabi accentati sulla prima sillaba) portano l’accento per

facilitare la pronuncia.

Si riduce al minimo l’uso dell’apostrofo, che è presente soltanto per indicare ‘s

sonora.

Il documento è stato approvato dalla Commissione Scientifico-Culturale dell’Istituto Ladin de la Dolomites (prof.ssa Piera Rizzolatti, coordinatrice del lavoro; Carla Andrich; Enzo Croatto; Giampietro De Donà; Irma De Pian; Lucio Eicher Clere; Luigi Guglielmi; Ernesto Majoni), nella riunione tenuta il 9.12.2004 ad Udine presso il Centro Interdipartimentale Universitario di Ricerche sul Friulano dell’Università degli Studi.