La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo XLIV

Libro secondo
Capitolo XLIV

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Io mi avviai, aspettando questo buon Re, il quale era ito per tor licenza di Madama di Tampes. Volendo ella saper dove gli andava, perché disse che gli terrebbe compagnia, quando il Re gli ebbe ditto dove gli andava, lei disse a Sua Maestà che non voleva andar seco, e che lo pregava che gli facessi tanto di grazia per quel dí di non andare manco lui. Ebbe a rimettersi piú di due volte, volendo svolgere il Re da quella impresa: per quel dí non venne a casa mia. L’altro giorno da poi tornai dal Re in su quella medesima ora: subito vedutomi, giurò di voler venir subito a casa mia. Andato al suo solito per licenzia dalla sua Madama di Tampes, veduto con tutto il suo potere di non aver potuto distorre il Re, si misse con la sua mordace lingua a dir tanto male di me, quanto dir si possa d’uno uomo, che fussi nimico mortale di quella degna Corona. A questo quel buon Re disse, che voleva venire a casa mia, solo per gridarmi di sorte, che m’arebbe ispaventato; e cosí dette la fede a Madama di Tampes di fare. E subito venne a casa, dove io lo guidai in certe grande stanze basse, nelle quali io avevo messo insieme tutta quella mia gran porta; e giunto a essa il Re rimase tanto stupefatto, che egli non ritrovava la via per dirmi quella gran villania che lui aveva promesso a Madama di Tampes. Né anche per questo non volse mancare di non trovare l’occasione per dirmi quella promessa villania, e cominciò dicendo: - Gli è pure grandissima cosa, Benvenuto, che voi altri, se bene voi sete virtuosi, doverresti cognoscere che quelle tal virtú da per voi non le potete mostrare; e solo vi dimostrate grandi mediante le occasione che voi ricevete da noi. Ora voi doverresti essere un poco piú ubbidienti, e non tanto superbi e di vostro capo. Io mi ricordo avervi comandato espressamente che voi mi facessi dodici statue d’argento; e quello era tutto il mio desiderio. Voi mi avete voluta fare una saliera, e vasi e teste e porte, e tante altre cose, che io sono molto smarrito, veduto lasciato indrieto tutti i desideri delle mie voglie, e atteso a compiacere a tutte le voglie vostre: sí che pensando di fare di questa sorte, io vi darò poi a divedere come io uso di fare, quando io voglio che si faccia a mio modo. Pertanto vi dico: attendete a ubbidire a quanto v’è detto, perché stando ostinato a queste vostre fantasie, voi darete del capo nel muro -. E in mentre che egli diceva queste parole, tutti quei Signori stavano attenti, veduto che lui scoteva il capo, aggrottava gli occhi, or con una mana or con l’altra faceva cenni; talmente che tutti quelli uomini che erano quivi alla presenza, tremavono di paura per me, perché io m’ero risoluto di non avere una paura al mondo.