La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo CXII

Libro secondo
Capitolo CXII

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Essendo passato di molte settimane, e di me non si ragionava; di modo che, veduto che e’ non si dava ordine di far nulla, io stavo mezzo disperato. In questo tempo la Regina di Francia mandò messer Baccio del Bene al nostro Duca a richiederlo di danari in presto; e ’l Duca benignamente ne lo serví, che cosí si disse; e perché messer Baccio del Bene e io eramo molto domestichi amici, riconosciutici in Firenze, molto ci vedemmo volentieri; di modo che ’l detto mi raccontava tutti quei gran favori che gli faceva Sua Eccellenzia illustrissima; e innel ragionare e’ mi domandò come io avevo grande opere alle mane. Per la qual cosa io gli dissi, come era seguíto, tutto ’l caso del gran Nettunno e della fonte, e il gran torto che mi aveva fatto la Duchessa. A queste parole e’ mi disse da parte della Regina, come Sua Maestà aveva grandissimo disiderio di finire il sipulcro del re Arrigo suo marito, e che Daniello da Volterra aveva intrapreso affare un gran cavallo di bronzo, e che gli era trapassato il tempo di quello che lui l’aveva promesso, e che al detto sipulcro vi andava di grandissimi ornamenti; sí che se io volevo tornarmi in Francia innel mio castello, ella mi farebbe dare tutte le comodità che io saprei adomandare, pur che io avessi voglia di servirla. Io dissi al detto messer Baccio, che mi chiedessi al mio Duca; che essendone contento Sua Eccellenzia illustrissima, io volentieri mi ritornerei in Francia. Messer Baccio lietamente disse: - Noi ce ne torneremmo insieme - e la misse per fatta. Cosí il giorno dipoi, parlando il detto cone ’l Duca, venne in proposito il ragionar di me; di modo che e’ disse al Duca, che se e’ fussi con sua buona grazia, la Regina si servirebbe di me. A questo subito il Duca rispose e disse: - Benvenuto è quel valente uomo che sa il mondo, ma ora lui non vuole piú lavorare - ed entrati innaltri ragionamenti, l’altro giorno io andai a trovare il detto messer Baccio, il quale mi ridisse il tutto. A questo io, che non potetti stare piú alle mosse, dissi: - Oh se dappoi che Sua Eccellenzia illustrissima non mi dando da fare, e io dappermé ho fatto una delle piú difficile opere che mai per altri fussi fatta al mondo, e mi costa piú di dugento scudi, che gli ho spesi della mia povertà; oh che arei io fatto, se Sua Eccellenzia illustrissima m’avessi messo innopera! Io vi dico veramente, che e’ m’è fatto un gran torto -. Il buono gentile uomo ridisse al Duca tutto quello che io avevo risposto. Il Duca gli disse che si motteggiava, e che mi voleva per sé; di modo che io stuzzicai parecchi volte di andarmi con Dio. La Regina non ne voleva piú ragionare per non fare dispiacere al Duca, e cosí mi restai assai ben malcontento.