La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo CVI

Libro secondo
Capitolo CVI

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In questo tempo il Duca se n’andò affare l’entrata a Siena, e l’Ammannato era ito certi mesi innanzi a fare gli archi trionfali. Un figliuolo bastardo, che aveva l’Ammannato, si era restato nella Loggia, e mi aveva levato certe tende che erano in sul mio modello del Nettunno, che per non essere finito io lo tenevo coperto. Subito io mi andai a dolere al signor don Francesco, figliuolo del Duca, il quale mostrava di volermi bene, e gli dissi come e’ mi avevano scoperto la mia figura, la quale era imprefetta; che se la fussi stata finita, io non me ne sarei curato. A questo mi rispose il detto Principe, alquanto minacciando col capo e disse: - Benvenuto, non ve ne curate che la stia scoperta, perché e’ fanno tanto piú contra di loro; e se pure voi vi contentate che io ve la faccia coprire, subito la farò coprire -. E con queste parole Sua Eccellenzia illustrissima aggiunse molte altre in mio gran favore, alla presenza di molti Signori. Allora io gli dissi, che lo pregavo Sua Eccellenzia mi dessi comodità che io lo potessi finire, perché ne volevo fare un presente insieme con il piccol modellino a Sua Eccellenzia. Ei mi rispose che volentieri accettava l’uno e l’altro, e che mi farebbe dare tutte comodità che io domanderei. Cosí io mi pasce’ di questo poco del favore, che mi fu causa di salute della vita mia; perché, essendomi venuti tanti smisurati mali e dispiaceri a un tratto, io mi vedevo mancare: per quel poco del favore mi confortai con qualche speranza di vita.