La visita der Governo

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura La visita der Governo Intestazione 7 maggio 2025 75% Da definire

L'arca de Novè Li fichi dorci
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LA VISITA DER GOVERNO.

     Du’ ggiorni doppo er fatto der cortello,
Pe’ vvia de cuella Madalena affritta,[1]
Se presentò un Abbate e ’r Bariscello[2]
Drent’ar mi’ catapecchio[3] de suffitta.

     Disce: “Che nnome avete, bberzitello?„[4]
Dico: “Una vorta me chiamavo Titta.„[5]
Disce: “Ma Ttitta cuale?„ — “Titta cuello
Che sse pulissce er cul co’ la man dritta.„

     Cqua cciarlònno[6] un tantino tra dde sé;
E ddoppo, disce: “Chi cce sta cqui ggiù?„
Dico: “La fia[7] der coco de Sciamblè.„[8]

     Disce: “Ho capito;„ e bbon zuàr monzù:[9]
Fesceno[10] com’er corvo de Novè,
Ch’annò[11] in malora e nnun ze vedde[12] ppiù.[13]

Roma, 4 febbraio 1833.

Note

  1. Maddalena affritta dicesi di ogni donna mesta. Ha una faccia da Maddalena affritta.
  2. Bargello. [Abbate: un giudice istruttore, che aveva titolo d’abate e ne vestiva l’abito.]
  3. Stanzettaccia.
  4. Bel-zittello.
  5. Giambattista.
  6. Ciarlarono. [Cqua: a questo punto.]
  7. Figlia.
  8. Chiablais.
  9. Bon soir, monsieur.
  10. Fecero.
  11. Andò.
  12. Non si vide.
  13. Questi ultimi due versi, scritti in lingua illustre, sono un furto da me fatto ad un sonetto di un mio amico. Confessiamoci.