La scienza nuova seconda/Libro secondo/Sezione quarta/Capitolo quarto

Sezione quarta - Capitolo quarto - Canone mitologico

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Sezione quarta - Capitolo terzo Libro secondo - Sezione quinta

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[CAPITOLO QUARTO]

canone mitologico

579Ora, ritornando agli tre caratteri di Vulcano, Marte e Venere, è qui d’avvertire (e tal avvertimento dee tenersi a luogo d’un importante canone di questa mitologia) che questi furono tre divini caratteri significanti essi eroi, a differenza di altrettanti che significarono plebei. Come Vulcano, che fende il capo a Giove con un colpo di scure, onde nasce Minerva, e, volendosi frapporre in una contesa tra Giove e Giunone, con un calcio da Giove è precipitato dal cielo e restonne zoppo. Marte, a cui Giove, in una forte riprensione che gli fa appo Omero, dice essere «lo piú vile di tutti i dèi», e Minerva, nella contesa degli dèi, appo lo stesso poeta, il ferisce con un colpo di sasso (che devon essere stati i plebei, che servivano agli eroi nelle guerre). E Venere (che deon essere state le mogli naturali di sí fatti plebei), che, con questo Marte plebeo, sono còlti entrambi nella rete da Vulcano eroico, e, scoverti ignudi dal Sole, sono presi a scherno dagli altri dèi. Quindi Venere fu poi con error creduta esser moglie di Vulcano: ma noi sopra vedemmo che ’n cielo non vi fu altro matrimonio che di Giove e Giunone, il quale pure fu sterile; e Marte fu detto non «adultero», ma «concubino» di Venere, perché tra’ plebei non si contraevano che matrimoni naturali, come appresso si mostrerá, che da’ latini furon detti «concubinati».

580Come questi tre caratteri qui, cosí altri saranno appresso, a’ luoghi loro, spiegati. Quali si truoveranno Tantalo plebeo, che non può afferrare le poma che s’alzano né toccare l’acqua che bassasi; Mida plebeo, il quale, perché tutto ciò che tocca è oro, si muore di fame; Lino plebeo, che contende con Apollo nel canto, e, vinto, è da quello ucciso. [p. 267 modifica]

581Le quali favole, ovvero caratteri doppi, devon essere stati necessari nello stato eroico, ch’i plebei non avevano nomi e portavano i nomi de’ loro eroi, come si è sopra detto: oltre alla somma povertá de’ parlari, che dovett’essere ne’ primi tempi; quando, in questa copia di lingue, uno stesso vocabolo significa spesso diverse e, alcuna volta, due tra loro contrarie cose.