La scienza nuova seconda/Brani soppressi o mutati/Libro primo/Sezione terza
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[SEZIONE TERZA]
1177[330]..... preghiamo il leggitore che richiami alla memoria e risvegli nella fantasia qualunque anticipato concetto di qualunque materia [CMA2 ] d’intorno alle origini di tutto lo scibile divino ed umano della gentilitá..... [SN2] Che certamente, egli....., faccendo cotal confronto, s’accorgerá essere tutti pregiudizi ed oscuri e sconci, e la lor fantasia esser un covile di tanti mostri e la lor memoria una cimmeria grotta di tante tenebre. Ma, perché egli cangi in piacere la dispiacenza che certamente dovrá recargli cotal veduta, la quale, quanto egli sará piú addottrinato, dovrá farglisi sentire maggiore, perché piú il disagia ed incomoda di ciò sullo che esso giá riposava: per tutto ciò esso faccia conto che quanto immagina e si ricorda d’intorno a’ principi di tutte le parti che compiono il subbietto della sapienza profana, sia una di quelle capricciose dipinture, le quali, sfacciate, dánno a vedere informissimi mostri, ma, dal giusto punto della loro prospettiva guardate di profilo, dánno a vedere bellissime formate figure.
1178Ma tal giusto punto di prospettiva ci niegano di ritruovare le due borie che nelle Degnitá abbiamo dimostro. La boria delle gentili nazioni, che diceva Diodoro sicolo, d’essere stata ogniuna la prima del mondo (dalla quale da Gioseffo udimmo essere stata lontana l’ebrea), ci disanima di ritruovare i principi di questa Scienza da’ filologi; la boria de’ dotti, che vogliono ciò che essi sanno essere stato eminentemente inteso dal principio del mondo, ci dispera di ritruovargli da’ filosofi. In tal disperazione hassi a porre il leggitore che voglia profittare di questa Scienza, come se per lo di lei acquisto non ci fussero affatto libri nel mondo. Né noi faremmo ritruovata altrimenti, senonsé la provvidenza divina ci avesse cosí guidato nel corso de’ nostri studi, che, non avendo avuto maestri, non ci determinammo da niuna passione di scuola o setta; e, ’n cotal guisa, dalla bella prima che incominciammo a profondare ne’ principi dell’umanitá gentilesca, sempre meno e meno soddisfaccendoci ciò che se n’era scritto, stabilimmo finalmente da ben venti anni fa di non legger piú libri; come ultimamente risapemmo aver fatto, con magnanimo sforzo ma con infelice
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iSS LIBRO PRIMO
evento, ringhilese Tomraas Obbes, il quale in questa parte credette di accrescere la greca filosofia, e se ne vantava co’ dotti amici che, se esso, come quelli, avesse seguitato a leggere gli scrittori, non sarebbe piú d’ogniuno di essi.
1179[331] Ma in tal densa notte di tenebre..... apparisce..... questa veritá, che può servirci di cinosura, onde giugniamo al disiderato porto di questa Scienza: che questo mondo civile certamente egli è stato fatto dagli uomini.
1180[336] Se voglia opporsi al secondo alcuno, che, in questa mansuetudine d’atti e parole, sia di mente piú immane che non furono le fiere d’Orteo, e voglia appruovare a’ dissoluti ch’i concubiti..... senza solennitá di matrimoni non contengano niuna naturale malizia, egli fugga e si nasconda in ogni angulo piú riposto del mondo, ché sará ripreso di tal sua falsa oppenione. Poiché le nazioni tutte la riprendano di falso con essi costumi umani..... ch’è l’infame nefas del mondo eslege, che determina nefari cosí fatti concubiti, de’ quali non potè intendere la ragione naturale Socrate né gli altri (tra’ quali è Ugon Grozio) che gli vennero appresso. [CMA4] E la ragione naturale si è perché, con tali concubiti, si pianta sopra il piantato, e sí, quanto è per essi, coloro che l’usano, non a propagare, vanno a restrignere e per ultimo a finire la generazione degli uomini.