La scienza nuova - Volume II/Libro II/Conclusione

Libro II - Conclusione

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Sezione XI - Capitolo III
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[CONCLUSIONE]



Ed ecco la sapienza poetica dimostrata meritar con giustizia quelle due somme e sovrane lodi: delle quali una certamente e con costanza l’è attribuita, d’aver fondato il gener umano della gentilità, che le due borie, l’una delle nazioni, l’altra de’ dotti, quella con l’idee di una vana magnificenza, questa con l’idee d’un’importuna sapienza filosofica, volendogliele affermare, gliel’hanno più tosto niegata1; l’altra, della quale pure una volgar tradizione n’è pervenuta, che la sapienza degli antichi faceva i suoi saggi, con uno spirito, egualmente grandi e filosofi e legislatori e capitani ed istorici ed oratori e poeti, ond’ella è stata cotanto disiderata. Ma quella gli fece (o, piuttosto, gli abbozzò) tali quali l’abbian truovati dentro le favole, nelle quali, com’in embrioni matrici, si è discoverto essere stato abbozzato tutto il sapere riposto; che puossi dire dentro di quelle per sensi umani essere stati dalle nazioni colla mente descritti i principii di questo mondo di scienze2, il quale poi con raziocini e con massime ci è stato schiarito dalla particolare riflessione de’ dotti. Per lo che tutto, si ha ciò che ’n questo libro dovevasi dimostrare: che i poeti teologi furono il senso, i filosofi furono l’intelletto dell’umana sapienza3.

Note

  1. [CMA1] e di quell’altra, della quale pure ne pervenne la volgare tradizione, di cui Cicerone ed altri hanno scritto che la sapienza degli antichi faceva i suoi saggi, con uno spirito, e filosofi e legislatori e capitani ed istorici. [CMA3] Appunto quali per tutto questo libro abbiamo ritruovato gli autori delle nazioni, dalla loro stessa sapienza poetica addottrinati, avere gittate le prime fondamenta di tutto l’umano e divin sapere, avere co’ loro stessi costumi dato le leggi a’ popoli, essere stati capitani e guide del gener umano, e finalmente aversi essi stessi descritta la lor istoria nelle lor favole, dentro le quali, come in embrioni, ecc.
  2. [CMA3] E qui sono da compatire tutti i dotti di tutti i tempi, che, osservando di più arricchito questo mondo di nazioni di tutti i beni che ’l facessero contento del necessario, utile, comodo, piacere ed anco lusso umano, innanzi di provvenir in Grecia i filosofi, hanno per quest’altra potente ragion ancora tanto lodata, ammirata e ricercata la sapienza degli antichi; ma con quanta vanità, il facemmo apertamente vedere nella Logica poetica, che tutte l’invenzioni massime, le quali hanno ritruovato nuove scienze o migliorato l’antiche, tutte provvennero in tempi barbari o da idiotix 1. Quindi si è dimostrato [SN2] con quanto nulla o poco di verità si è ragionato de’ principii del divino ed umano sapere in tutte le parti che ’l compiono, e con quanta scienza si sien arrecati luoghi di poeti, di filosofi, di storici, di gramatici, che sembrano essere stati luoghi comuni da pruovare in entrambe le parti opposte i problemi in tutte le scienze; talchè sono state finor materia senz’impronto certo di propia forma. [CMA3] La quale, in osservandola, ci ammonisce doversi per tutto ciò benedire la Provvedenza eterna, ammirare la Sapienza infinita ed unirci alla somma bontà di Dio, come promettemmo di far vedere nel principio di questo libro.
  3. Si veda p. 197.
  1. Si veda p. 348, var. (a).