La scienza nuova - Volume I/Libro II/Sezione II/Capitolo V

Sezione II - Capitolo quinto - Dimostrazione della verità della religion cristiana

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Sezione II - Capitolo quinto - Dimostrazione della verità della religion cristiana
Sezione II - Capitolo IV

[p. 303 modifica]ORIGINI DELLE LINGUE E DELLE LETTERE 301

civile) formati tutti monosillabi, che non han nulla d’origini forestiere, nemmeno greche, a riserba di quattro voci: «PoOg, aùg, [lOc, ofi^», ch’a’ Latini significa «siepe» e a’ Greci «serpe». Il quale luogo è l’altro degli tre che stimiamo esser compiuti in quel libro, perch’egli può dar l’esemplo a’ dotti dell’altre lingue di doverne indagare l’origini con grandissimo frutto della repubblica letteraria; come certamente la lingua tedesca, ch’è lingua madre (perocché non vi entrarono mai a comandare nazioni straniere), ha monosillabe tutte le sue radici. Ed esser nati i nomi prima de’ verbi ci è approvato da questa eterna propietà: che non regge orazione se non comincia da nome ch’espresso o taciuto la regga. Finalmente gli autori delle lingue si formarono i verbi, come osserviamo i fanciulli spiegar nomi, particelle, e tacer i verbi. Perchè i nomi destano idee che lasciano fermi vestigi; le particelle, che significano esse modificazioni, fanno il medesimo; ma i verbi significano moti, i quali portano l’innanzi e ’1 dopo, che sono misurati dall’indivisibile del presente, difficilissimo ad intendersi (a) dagli stessi filosofi. Ed è un’osservazione fisica che di molto appruova ciò che diciamo, che tra noi vive un uomo onesto, tòcco da gravissima apoplessia, il quale mentova nomi e si è affatto dimenticato de’ verbi, E pur i verbi, che sono generi di tutti gli altri — quali sono «sum» dell’essere, al quale si riducono tutte l’essenze, ch’è tanto dire tutte le cose metafisiche; «sto» della quiete, «eo» del moto, a’ quali si riducono tutte le cose fisiche; «do», «dico» e «facio», a’ quali si riducono tutte le cose agibili, sien o morali o famigliari o finalmente civili — dovetter incominciare dagl’imperativi; perchè nello stato delle famiglie, povero in sommo grado di lingua, i padri soli dovettero favellare e dar gli ordini a’ figliuoli ed a’ famoli, e questi, sotto i terribili imperi famigliari, quali poco

(a) da’, medesimi addottrinati, lo che si conferma con l’ellipsi, che per lo più supplisce i verbi, che dee essere il principio deD’ellipsi sanziana i. E pur, ecc.» Cfr. Sanchez, op. cit., lib. IV, ce. 1-7, dedicati tutti all’ellissi, e specialmente e. 2: Doctrinam supplendi esse valde neceuariam, e cap. 5: Pe verborum ellipsi. [p. 304 modifica]302 LIBRO SECONDO — SEZIONE SECONDA — CAPITOLO QUARTO

appresso vedremo, con cieco ossequio dovevano tacendo eseguirne i comandi. I quali imperativi sono tutti monosillabi, quali ci son rimasti: «e*, 6/a, i, da, die, fac» (a).

Questa generazione delle lingue è conforme a’ principii cosi dell’universale natura, per gli quali gli elementi delle cose tutte sono indivisibili, de’ quali esse cose si compongono e ne’ quali vanno a risolversi; come a quelli della natura particolare umana, per quella Degnità i «ch’i fanciulli, nati in questa copia di lingue e c’hanno mollissime le fibbre dell’istromento da articolare le voci, le incominciano monosillabe»: che molto più si dee stimare de’ primi uomini delle genti, i quali l’avevano durissime, né avevano udito ancor voce umana. Di più ella ne dà l’ordine con cui nacquero le parti dell’orazione, e ’n conseguenza le naturali cagioni della sintassi. Le quali cose tutte sembrano più ragionevoli di quello che Giulio Cesare Scaligero e Francesco Sanzio 2 ne han detto a proposito della lingua latina: come se i popoli che si ritruovaron le lingue avessero prima dovuto andare a scuola d’Aristotile, coi cui principii ne hanno amendue ragionato.

(a) Ed ecco gli elementi delle lingue articolate, come deon essere, più semplici, che, come primi a comporle, cosi sien ultimi, ov’esse vanno a risolversi, [CilfJ.^] conforme sopra se n’è proposta una Degnità 3. [Qui in SN2 termina il capitolo].» Degn. LX.

2 Si veda p. 300, note 3 e A.

3 Degn. r;X.