Dedica del traduttore

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Marco Girolamo Vida - La scaccheide (1559)
Traduzione dal latino di Carlo Pindemonti (1753)
Dedica del traduttore
La scaccheide Poema


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A SUA ECCELLENZA


BERTUCCI


DELFINO


Per la Serenissima Republica di Venezia
PROVEDITOR ESTRAORDINARIO DI VERONA



CARLO PINDEMONTI:



NN
ON mancherà sicuramente chi m’accusi di troppo ardito o di poco avveduto, come quegli, che importunamente con la offerta di questa Operetta interrompa a V.E. l’attenzione a que’ tanti e sì gravi affari, da’ quali e per sostenere ad un tempo due sublimi Cariche, e per lo proprio infaticabile zelo è continuamente circondata. Conosco [p. iv modifica]veramente, che irragionevole non sarà l’accusa, ma vagliami per mia difesa, che a me pareva necessario l’abbracciare questa occasione di mostrar al publico i sentimenti della mia riverenza, e dirò ancora della gratitudine per tanti titoli da me dovutale. In quale altra maniera io giovine e non atto per l’età e per l’inesperienza a’ publici impieghi poteva, se non dedicandole i primi acerbi parti del mio ingegno, corrispondere a tanti atti d’incomparabile gentilezza e benignità, ch’Ella fin da’ primi momenti del suo arrivo per la mia Patria felicissimo ha dimostrati, e tuttavia seguita a dimostrare verso tutta la mia Casa, e particolarmente verso uno de’ miei Fratelli, il quale ora impegnato nel più faticoso impiego, che dispensi questa Città, si pregia e compiace tanto esercitarlo sotto il suo glorioso Reggimento, da cui va egli predicando di ricevere ogn’ora e grazie sì copiose e sì giovevole protezione? Ma che dico la mia Casa e mio Fratello? La Città tutta, e tutti gli ordini da i più cospicui a i più infimi non finiscon mai di celebrare da per tutto con giustissime lodi in V.E. zelo indefesso, giustizia, generosità, carità, e di benedire il [p. v modifica]Principe Serenissimo, che a noi mandato abbia un Soggetto, il quale in sì mirabili modi sà accoppiare i doveri tutti delle sue Cariche co i modi tutti di giovare a questa Citta e Territorio, che in Lei riconoscono e provano un giustissimo Rappresentante, e un Padre amorosissimo. Sono sì chiare tali verità, che non mi si può opporre pur un’ombra d’adulazione ad ingenua persona troppo sconvenevole, ma bensì ch’io sia tanto scarso e ristretto, dove mi si apre materia così abondante di ragionare; il che deve attribuirsi e alla sua modestia più desiderosa di meritare le lodi, che d’ascoltarle, e a i brevi termini, ne’ quali una Lettera dedicatoria deve essere circoscritta. Per la medesima cagione tralascio di favellare della chiarissima sua Famiglia, nella quale, oltre l’essere uno de’ principali ornamenti dell’inclita nostra Dominante, si può dire che sien come ereditarie le più eccelse Dignità Civili, Ecclesiastiche, e Militari. Declinando perciò da sì ampio campo, la prego a ricevere in buon grado questa fatica, bensì nobile e grande per lo merito del suo primo Autore, ma per me, attesa la scarsezza del talento mio, picciola e bassa; e a [p. vi modifica]risguardare nella tenuità del dono l’ampiezza del desiderio in chi ora ad offerirglielo s’appresenta. Non voglio stancare più lungamente la tolleranza di V.E., e nel porgerle questo pegno della divozione e servitù mia, prego il Cielo, che ancora per ben nostro conservandola lunghissimo tempo, la ricolmi d’ogni felicità.


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Q

UAL’OR SUPERBO VINCITOR SEN RIEDE
DI REGIE SPOGLIE CARCO EROE GUERRIERO,
     SECO TRAENDO INCATENATO IL PIEDE
     DE I GIÀ VINTI CAMPION STUOL PRIGIONIERO;


L’ELETTA GIOVENTUDE ALLOR SI VEDE
     STANCARSI IN LOTTE E IN CORSI, E DI SINCERO
     APPLAUSO E VERA GIOJA A LUI FAR FEDE
     ONOR PRESTANDO AL BEL TRIONFO ALTERO.


TALE OR CHE IL TUO GRAN SENNO E ’L ZELO ADDUCE
     NOSTR’ALME IN DOLCE SERVITUDE, E ’L GRANDE
     TUO NOME ECCELSO IN QUESTO SUOL RILUCE,


MENTRE TUE GLORIE OGN’UN MORMORA E SPANDE,
     IN GIOCO ILLUSTRE IO T’OFFRO, O SAGGIO DUCE,
     VAGHE AL TUO CRIN DI NOVO ONOR GHIRLANDE.