L'assenza del signor Glass

../II IncludiIntestazione 13 settembre 2017 75% Racconti

Gilbert Keith Chesterton - La saggezza di Padre Brown (1914)
Traduzione dall'inglese di Gian Dàuli (1930)
L'assenza del signor Glass
II

Le stanze di consultazione del Dottor Orion Hood, l'eminente criminologo e specialista per certi disordini morali, si trovavano a Scarborough di fronte al mare; e dalle loro finestre di tipo francese, ampie e luminose, si poteva ammirare la grande distesa del mare nordico, simile a un muro sconfinato di marmo grigio celeste. In quel luogo il mare aveva un po' la monotonia di un dado verde azzurro, e le stanze col loro ordine impeccabile, accorante, armonizzavano con esso. E non è a dire che le camere del Dottor Hood mancassero di oggetti lussuosi ed anche di poesia. Tutto questo c'era; ma si sentiva che quelle cose belle e artistiche avevano il loro posto rigidamente fissato, immutabile.

C'era lusso nel luogo; sopra un tavolo apposito si trovavano otto o dieci scatole dei migliori sigari, ma esse erano accatastate secondo un ordine speciale, e in modo che i sigari più forti fossero sempre più vicino al muro, i più leggeri e delicati più presso la finestra. Tre fiale contenenti tre sorta di bevande spiritose, tutte di una qualità eccellente, stavano sempre su questo stesso tavolino; ma a qualcuno era parso che il whisky, il brandy ed il rhum, fossero sempre allo stesso livello.

Anche poesia ed arte non mancavano. Nell'angolo a sinistra della stanza, erano allineati gruppi completi di opere di classici inglesi, come nell'angolo a destra quelle di fisiologi inglesi e stranieri. Ma se qualcuno toglieva un volume di Chaucer o di Shelley dalla sua fila, la mancanza di esso irritava lo spirito come la vista di un vuoto nella dentatura di una persona. Non si poteva dire che quei libri non fossero mai stati sfogliati e letti; certo, qualcuno li leggeva; ma si aveva l'impressione che fossero incatenati al loro posto, come le Bibbie nelle vecchie chiese. Il Dottor Hood trattava la sua biblioteca privata come fosse una biblioteca pubblica e se questa rigida scientifica intangibilità regolava anche gli scaffali contenenti liriche e ballate, i tavoli su cui posavano liquori e tabacco, tanto più questo culto barocco dell'ordine imperava nelle scansie dedicate ai libri dello specialista, e sulle tavole dov'erano collocati i fragili e magici strumenti di chimica o di meccanica.

Il Dottor Hood passeggiava su e giù per tutta la lunghezza delle sue stanze, i cui limiti erano (come si esprimerebbe una geografia per ragazzi), ad Oriente il mare del Nord, e a Ponente le file serrate della sua biblioteca di sociologia e criminologia. Era vestito di velluto come un artista, ma non aveva nulla della negligenza dell'artista; i suoi capelli erano molto brizzolati, ma folti e robusti; la sua faccia era un po' incavata, ma colorita e con un'espressione di attesa. Ogni cosa in lui e attorno a lui indicava un non so che di rigido e d'inquieto insieme, simile a quel grande mare nordico in riva al quale (per mero principio d'igiene) aveva fabbricato la sua casa.

Per una comicità del caso, qualcuno che era forse l'essere più diametralmente opposto al Dottor Hood e al suo ambiente, spinse la porta ed entrò in quelle lunghe, strette stanze prospicenti al mare. Un breve, ma cortese invito fece avanzare il visitatore che si trovò così nella stanza dove il dottore aspettava. Era una piccola figura goffa e insignificante, ed era tanto impacciato col suo cappello e l'ombrello in mano, quanto avrebbe potuto esserlo con un pesante bagaglio. L'ombrello era un nero e prosaico fagotto al di là di ogni possibilità di restauro; il cappello pure nero dalla larga tesa incurvata, come usano a volte portarlo i preti inglesi; e l'uomo la vera personificazione della semplicità e della dabbenaggine.

Il dottore guardò il nuovo arrivato con uno stupore contenuto, quale avrebbe potuto mostrare se qualche enorme, ma inoffensivo mostro marino fosse strisciato nella sua stanza, mentre il visitatore guardava il dottore con occhi lustri e quasi senza respiro, come una donna corpulenta che dopo aver faticato la sua giornata, riesce a stento a trovar posto nell'omnibus, e si presenta come un magnifico miscuglio di compiacimento di se stessa e di corporale disagio. Il cappello del nostro uomo rotolò sul tappeto, il pesante ombrello gli scivolò fra le ginocchia; stese la mano per afferrare il primo, si curvò a raccogliere l'altro, mentre con un inalterabile sorriso della sua faccia rotonda, parlava come segue:

— Il mio nome è Brown, la prego scusarmi. Io vengo per quell'affare dei MacNabs. Ho sentito dire che Lei spesso aiuta le persone che si trovano in tali frangenti. La prego di scusarmi se mi sono sbagliato.

Nel frattempo contorcendosi aveva ricuperato il cappello, e gli dava una piccola curva bizzarra, come per rimettere ogni cosa a posto.

— Non vi capisco – rispose lo scienziato, con una fredda intensità di voce. – Temo che abbiate sbagliato di appartamento. Io sono il Dottor Hood, e il mio lavoro è quasi unicamente letterario e a scopo educativo. È vero che qualche volta sono stato consultato dalla polizia in casi di speciale difficoltà e importanza, ma...

— Oh questo è della più grande importanza – interruppe il piccolo uomo a nome Brown. – Sappia che la madre della ragazza non vuole che essi si sposino. – E si appoggiò alla spalliera della sedia, raggiante per la ragionevolezza del suo argomento.

Il Dottor Hood corrugò la fronte, ma nei suoi occhi riluceva qualche cosa che poteva essere sdegno o sollazzo.

— Eppure – disse – non capisco bene ancora.

— Vede, essi desiderano sposarsi – disse l'uomo col cappello da prete. – Maggie MacNab e il giovane Todhunter desiderano sposarsi. Ora, che cosa può esservi più importante di questo?

I trionfi del grande scienziato Orion Hood l'avevano privato di molte cose: alcuni dicevano della salute, altri della religione; ma non lo avevano interamente spogliato del senso del comico e dell'assurdo. All'ultimo argomento dell'ingenuo prete, non potè trattenere uno scoppio d'ilarità, e si sprofondò in una poltrona nell'atteggiamento ironico di un medico consulente.

— Signor Brown – disse gravemente – sono passati 14 anni e mezzo dacchè fui pregato di interessarmi del tentato avvelenamento del Presidente francese al banchetto offerto dal Sindaco in suo onore. Adesso, secondo quello che voi mi dite, si tratta di vedere se una vostra conoscente chiamata Maggie sia una conveniente fidanzata per un suo amico chiamato Todhunter. Ebbene, signor Brown, io amo l'imprevisto; mi occuperò di questa faccenda e darò alla famiglia MacNab i miei migliori consigli, come li diedi allora alla Repubblica Francese e al Re d'Inghilterra; anzi migliori, perchè 14 anni non sono passati inutilmente. Non ho nulla da fare questo pomeriggio, e ascolterò volentieri la vostra storia.

Il piccolo prete lo ringraziò con sincero calore ma insieme con una semplicità un po' buffa, nello stesso modo che avrebbe ringraziato uno sconosciuto che gli avesse passato i fiammiferi in una sala per fumatori, e non come si addiceva al Curatore di Kew Gardens che accettava di recarsi con lui in un campo ignoto per trovarvi il trifoglio della felicità. Senza quasi interruzione, dopo i più vivi ringraziamenti, il prete cominciò il suo racconto:

— Le ho già detto che io mi chiamo Brown; ebbene, io sono il prete della piccola Chiesa Cattolica che forse Ella ha già veduto, al di là di quelle casette sparse dove la città finisce verso settentrione. Nell'ultima e più remota stradicciuola che è parallela al mare, vive una pecorella del mio gregge, una vedova chiamata MacNab, onestissima donna ma di carattere un po' brusco. Essa ha una figlia, e affitta camere per vivere; ma ci son sempre quistioni fra lei e sua figlia e fra lei e i suoi inquilini. In questo momento essa ne ha uno solo, un giovanotto chiamato Todhunter, il quale le ha dato più disturbi di tutti gli altri, perchè desidera sposare la ragazza.

— E la ragazza – domandò il Dottor Hood con suo grande, benchè contenuto, divertimento – che cosa desidera?

— Naturalmente essa desidera sposarlo – esclamò Padre Brown con calore. – È questa la terribile complicazione.

— È un enigma tremendo – disse il Dr. Hood.

— Questo Giacomo Todhunter – continuò il prete – è un giovane molto per bene, per quanto io sappia; ma nessuno conosce molto di lui. Egli è un giovanotto piuttosto bruno, di carattere allegro, agile come una scimmia, sbarbato come un attore e cortese e servizievole come fosse nato per esser utile ai suoi simili. Dicono che abbia del danaro e che il suo portafoglio sia sempre ben fornito, ma nessuno conosce il suo commercio e il suo lavoro. Perciò la signora MacNab ch'è molto pessimista, dubita fortemente che ci sia sotto qualche cosa di losco, e probabilmente ch'egli sia implicato in affari di dinamite. Questa dinamite dev'essere di un genere molto timido e silenzioso, perchè il povero ragazzo si chiude in camera per ore ed ore durante il giorno e studia non sappiamo che cosa. Egli assicura che questo suo misterioso appartarsi è temporaneo e giustificato, e promette di spiegare ogni cosa prima delle nozze. Questo è ciò che tutti sanno, ma la signora MacNab racconta molte strane cose nelle quali la sua fantasia deve avere una gran parte. Ella sa, Dottore, come sopra un fondo d'ignoranza possa crescere rigogliosa la gramigna della fiaba e della superstizione. Sicchè non fa meraviglia di sentir dire le cose più assurde; come ad esempio che si odono due voci parlare nella camera del giovanotto quando egli vi si è chiuso dentro, mentre una volta aperta la porta, si trova che egli è solo. Si racconta pure di un misterioso personaggio di alta statura con un cappello di seta che fu visto una volta, nell'ora del crepuscolo, venir fuori dalla nebbia del mare e poi dal mare stesso, avanzare con precauzione, attraversare la spiaggia sabbiosa, e dal giardino dietro la casa giungere alla finestra dell'inquilino trattenendosi con lui in un colloquio, il quale terminò, dicono, in un litigio. Todhunter avrebbe poi chiuso la finestra con violenza, e l'uomo dal cappello di seta sarebbe tornato in mare scomparendo nella nebbia.

«Queste storie son messe in giro dalla famiglia con i particolari e le supposizioni più stravaganti; ma il racconto preferito della Signora MacNab è, che ogni notte un uomo sbuca fuori dal grande baule che è nell'angolo e che è sempre chiuso a chiave. Ella vede, come quella porta sigillata dia luogo allo scatenarsi di tutte le fantasie che ne creano fiabe simili a quella delle Mille e una notte. Eppure il povero ragazzo nel suo decente vestito scuro, sembra innocente e compito come un orologio da salotto. Paga il fitto puntualmente, è astemio, è sempre gentile e affabile coi piccoli fanciulli, coi quali giuoca e scherza per giornate intere; e ciò che bisogna prendere soprattutto in considerazione, è ormai divenuto popolare come l'amico della ragazza che egli è pronto a sposare dinanzi al suo parroco anche domani.

Per l'uomo di scienza che vede ogni cosa illuminata da grandi e profonde teorie, nulla è disprezzabile e triviale. Il sommo specialista avendo accordata ormai la sua attenzione al racconto dell'umile, semplice prete, lo seguiva con espansione ed interesse. Si sprofondò più a suo agio nella poltrona, e cominciò a parlare nel tono di qualcuno che svolge quasi a se stesso le sue teorie.

— Pur trattandosi di un piccolo esempio privato, è meglio considerare anzitutto le principali immutabili tendenze della natura. I fiori muoiono d'inverno, ma non tutti: può esservene uno che resiste al freddo. La marea si alza, ma vi sarà un ciottolo che mai non sarà bagnato da essa. All'occhio dello scienziato, ogni avvenimento umano è una serie di movimenti collettivi di distruzione o di migrazione; simili al massacro delle mosche nell'inverno, o al ritorno delle rondini in primavera. Ora la ragione profonda dei fatti in ogni storia, è la Razza. La Razza genera le religioni, la Razza produce guerre così dette giuste e morali. Una delle più caratteristiche è la razza Celtica di cui i vostri amici MacNab sono degli esemplari. Razza selvaggia, appartata dal mondo, e destinata a sparire, essa produce uomini piccoli, bruni, il cui temperamento di sognatori ed esaltati, li rende accessibili ad ogni genere di superstizione, non esclusa quella, – scusatemi se oso dirvelo – che fa loro accettare ogni spiegazione soprannaturale degli eventi, che voi e la vostra Chiesa fornite loro. Non è da meravigliare se questo popolo con un mare triste e lamentevole alle spalle, e la Chiesa – scusatemi ancora – coi suoi gravi rintocchi dinanzi, ami trasportare nel campo del fantastico anche gli eventi che potrebbero avere la più naturale spiegazione. Voi, tutto preso delle vostre responsabilità di parroco, vedete soltanto questa tale signora MacNab terrificata dal racconto delle due voci misteriose, e del grande uomo che viene dal mare. Ma l'uomo che ha messo la sua fantasia a servizio della scienza, vede una folla di MacNab sparsi per tutto il mondo, in migliaia di case, che versano la loro goccia di morbosità nel thè dei loro amici; egli vede...

Prima che il dottore potesse terminare la frase, una chiamata più impaziente della prima, venne dal difuori; qualcuno con vesti fruscianti si era introdotto precipitosamente in fondo al corridoio, e quando la porta si aprì, apparve la figura di una giovanetta decentemente vestita, ma tutta scompigliata e accalorata per la corsa. I suoi biondi capelli erano in disordine, e il suo volto si sarebbe potuto dire perfettamente bello, se non fosse stato per il rilievo delle guancie e il colorito troppo vivo alla maniera scozzese. Il suo modo di scusarsi fu quasi imperioso come un comando:

— Mi dispiace di interromperla signore – essa disse – ma ho dovuto venir subito a chiamare Padre Brown; si tratta di vita o di morte.

Padre Brown si alzò in piedi concitato;

— Che cosa è accaduto, Maggie? – disse.

— Giacomo è stato assassinato per quanto io posso capire – rispose la fanciulla ancora ansante. – Quell'uomo, Glass, è stato ancora con lui; li ho sentiti chiaramente parlare attraverso la porta. Erano due voci diverse: quella di Giacomo, bassa e cadenzata, l'altra acuta e trillante.

— Quell'uomo, Glass? – ripetè il prete perplesso.

— Ora so che il suo nome è Glass – rispose la fanciulla con impazienza. – L'ho sentito da dietro la porta. Essi litigavano per affari di denaro, credo, perchè ho udito più volte Giacomo dire: «Così va bene, signor Glass», oppure: «No, signor Glass», e così via. Ma smettiamo di chiacchierare; voi dovete venire subito, e forse saremo ancora in tempo.

— Ma tempo per che cosa? – domandò il Dottor Hood che fino allora aveva osservato e studiato la fanciulla con vivo interesse. – Che cosa c'è nel signor Glass e nei suoi imbarazzi finanziari che richieda un così pronto intervento?

— Ho provato ad abbattere la porta, ma non ci son riuscita, – risposte prontamente la ragazza – allora son corsa dalla parte dietro la casa, e mi sono arrampicata sul davanzale della finestra che guarda dentro la stanza. Era tutto scuro e sembrava che non ci fosse nessuno, ma posso giurare che ho visto Giacomo buttato in terra come un sacco, come se l'avessero strangolato o pugnalato.

— È una cosa molto seria – disse Padre Brown, raccogliendo cappello ed ombrello e alzandosi, – proprio ora stavo parlando del vostro caso con questo signore, e il suo giudizio....

— Ora ha subìto delle modificazioni – disse gravemente lo scienziato. – Io non credo che questa signorina sia così celtica come avevo pensato. Siccome al momento non ho nulla da fare, prenderò il cappello e m'avvierò con voi.

In pochi minuti tutti e tre erano vicini all'estremità della squallida via dove abitava la signora MacNab. La fanciulla precedeva risoluta e ansante, a passi lunghi alla maniera dei montanari; venivan dietro il criminologo con un garbo signorile, non disgiunto da una certa rapidità felina ed il prete a un trotto energico, privo di ogni eleganza e distinzione. L'aspetto di quel punto estremo della città giustificava l'accenno fatto dal dottor Hood, riguardo all'influenza che luoghi desolati e monotoni possono avere sulla fantasia: case sparse, lontane fra loro, senza continuità di linea, lungo la riva del mare; un pomeriggio scialbo che languiva in un tramonto opprimente e fosco; il mare di un rosso nerastro che mormorava minacciosamente.

Nel pezzetto di giardino che dietro la casa dei MacNab si stendeva verso la spiaggia, si rizzavano due alberi neri e sterili, i cui rami nudi sembravano mani diaboliche stese in alto come per stupore; e quando la signora MacNab corse giù per la strada incontro ai tre che venivano, con le mani protese e la faccia stravolta, sembrava anch'essa davvero un demonio.

Il dottore e il prete risposero appena alle sue assordanti ripetizioni del racconto di sua figlia, a cui aggiungeva per proprio conto dettagli scompigliati; ora minacciando vendetta contro Glass per l'assassinio commesso, ora imprecando contro Todhunter per essersi fatto assassinare, o per aver osato porre gli occhi sulla sua figliola, o per essere morto prima di sposarla.

Percorsero tutti insieme gli stretti corridoi della parte anteriore della casa finchè giunsero alla porta dell'inquilino; allora il Dottor Hood con un trucco da vecchio poliziotto, spingendo poderosamente colla spalla un battente della porta, aprì ed irruppe nella stanza.

Una scena di silenziosa catastrofe si presentò ai loro occhi. Nessuno, dopo aver gettato là dentro uno sguardo anche solo di sfuggita, avrebbe potuto dubitare che quella camera fosse stata il teatro di una tremenda lotta fra due o forse più persone. Carte da giuoco allineate sulla tavola o sparse sul pavimento come se una partita fosse stata interrotta: su di un altro tavolo due bicchieri da vino pronti per essere riempiti, mentre un terzo era sul pavimento, in mille pezzi; a pochi passi da questo, un'arma sottile e diritta che poteva essere un lungo coltello o una corta spada, ma con un manico tutto ornato e dipinto. La sua fosca lama riluceva sinistramente alla poca luce che penetrava dalla finestra, da cui si scorgevano gli alberi scuri sullo sfondo plumbeo del mare. Verso l'angolo opposto della camera era rotolato un cappello alto di seta da uomo, come se qualcuno l'avesse allora allora fatto saltar via dalla testa di chi lo portava, e tanto faceva questa impressione, che sembrava di vederlo ancora rotolare. Finalmente nell'angolo dietro a questo, gettato come un sacco di patate, ma legato come un baule in viaggio, giaceva il signor Giacomo Todhunter; con una sciarpa stretta alla bocca e sei o sette corde annodate intorno ai gomiti e ai fianchi.

Il dottor Hood si fermò qualche istante sulla soglia e fiutò quell'aria di muta violenza. Poi si avanzò rapidamente sul tappeto, raccolse il cappello di seta, e con gravità lo pose sulla testa dell'immobilizzato Todhunter. Per questi il cappello era così largo che quasi gli scivolò sulle spalle.

— Il cappello del signor Glass! – disse il dottore tornando indietro ed osservando nell'interno con una lente da tasca. – Come spiegare l'assenza del signor Glass e la presenza qui del suo cappello? Perchè il signor Glass non è un uomo disordinato nei suoi indumenti. Questo cappello è di forma elegante e abitualmente spazzolato e lucidato, benchè non molto nuovo: di un vecchio damerino, penserei!

— Ma, per amor del cielo! – gridò la signorina MacNab – non pensate prima a slegare il poveretto?

— Ho detto vecchio appositamente, benchè non con certezza – continuò l'espositore. – La mia ragione per dir questo può sembrare un po' peregrina. I capelli degli esseri umani cadono in grado molto diverso, ma quasi sempre cadono a poco a poco, ed io dovrei vedere colla lente dei piccoli capelli in un cappello portato recentemente. Qui invece non ve ne sono, ciò che mi fa pensare che il signor Glass sia calvo. Ora se mettiamo insieme queste due cose: una testa senza capelli, e una voce acuta e querula, come quella che la signorina MacNab ha così vivamente descritta (pazienza, mia cara signorina), possiamo dedurne che l'uomo fosse in età piuttosto avanzata. Nondimeno, egli era probabilmente robusto e quasi certamente di alta statura. Per questo posso riferirmi al racconto della sua prima comparsa alla finestra, in cui vien descritto come un uomo alto con cappello di seta; ma io credo di avere un giudizio più certo. I frammenti di questo bicchiere da vino sono sparsi per tutta la camera, ma uno di essi è saltato sulla mensola vicino al caminetto, ciò che non sarebbe accaduto, se il bicchiere fosse stato gettato in terra da un uomo di statura mediocre come il signor Todhunter.

— Non si potrebbe aprire una parentesi, e liberare dai suoi lacci il signor Todhunter? – disse Padre Brown.

— L'avvertimento che ci viene da questi bicchieri non finisce qui – continuò lo specialista. – Potrei dire subito che forse il signor Glass era calvo e nervoso per disordini di vita più che per l'età. Il signor Todhunter, come è stato notato, è una persona tranquilla, economa, e soprattutto non beve alcoolici. Queste carte e questi bicchieri da vino non fanno parte delle sue abitudini; essi sono qua per un caso particolare, per un compagno venuto. Ma possiamo andar anche più lontano colle nostre supposizioni. Questi bicchieri possono appartenere o no al signor Todhunter; ma ad ogni modo, di vino non si vede traccia. Allora, che cosa dovevano contenere questi bicchieri? Io penserei del brandy o del whisky, forse di un genere sopraffino, che il signor Glass aveva portato nelle tasche. In questo modo noi abbiamo come una pittura, se non dell'uomo, del tipo: alto, di una certa età, elegante, facile all'ira, certo amante del bere, e forse anche eccessivamente. Il signor Glass è un signore ben conosciuto nella società mondana.

— Dia retta, – esclamò la ragazza – se lei non mi lascia passare per scioglierlo dai lacci, io vado fuori e chiamo la polizia.

— La consiglio di non farlo, signorina, – disse con serietà il Dottor Hood – non abbia fretta di cercare la polizia. Padre Brown, vi prego di tener tranquille queste vostre pecorelle, non per me, ma per il loro bene. Ora che noi abbiamo veduto qualche cosa della figura e delle qualità del signor Glass, quali sono i principali fatti conosciuti riguardanti il signor Todhunter? Sono tre: egli è economo, è più o meno ricco, ed ha un segreto. È chiaro che questi sono i tre contrassegni del bravuomo che si presta a essere ricattato. Ed è ugualmente chiaro che la meschina eleganza, le abitudini spenderecce e l'acuta irritazione del signor Glass sono indizi dell'uomo che vuol fare un ricatto. Abbiamo così le due figure tipiche di una tragedia in cui si vende il silenzio per danaro; da una parte l'uomo rispettabile che ha un segreto, dall'altra l'avvoltoio dei bassi fondi sociali che cerca il mistero per sfruttarlo. Questi due uomini si sono incontrati qui, han attaccato lite, e han finito a pugni e coltellate.

— Vuole togliere queste corde, sì o no? – domandò risoluta la fanciulla.

Il dottor Hood posò il cappello di seta sul tavolo, andò verso l'uomo legato a terra. Lo studiò intensamente, muovendolo un poco, e voltandolo a metà per le spalle, ma rispose soltanto:

— No, io credo che queste corde stiano bene dove sono, finchè i vostri amici poliziotti porteranno le manette.

Padre Brown che fino allora era stato pensieroso ad occhi bassi, sollevò la sua faccia tonda e disse:

— Che cosa intendete?

L'uomo di scienza intanto aveva raccolto lo strano spadino dal tappeto, e mentre lo esaminava accuratamente, rispose:

— Perchè voi trovate il signor Todhunter legato, subito correte alla conclusione che il signor Glass l'abbia legato così e che poi, forse, si sia messo in salvo. Ci sono quattro obiezioni da fare. Primo: per qual ragione un uomo così ordinato avrebbe trascurato di prendere il suo cappello se fosse partito di sua spontanea volontà? Secondo: – continuò andando verso la finestra – questa è la sola uscita, ed è chiusa a chiave dal di dentro. Terzo: quest'arma ha un po' di colore sanguigno alla punta, ma sul signor Todhunter non si vedono ferite. Il signor Glass, vivo o morto, ha portato con sè la sua ferita. A tutte queste, aggiungiamo una probabilità capitale: è più verosimile che la persona assalita abbia cercato di uccidere il suo incubo, che non l'assalitore abbia voluto disfarsi dell'oca preziosa che cova uova dorate. Questa è, a mio parere, la più attendibile spiegazione del fatto.

— Ma le corde? – interrogò il prete, i cui occhi erano rimasti spalancati con un'ammirazione piena di smarrimento.

— Oh, le corde! – disse l'esperto scienziato con un tono speciale di voce. – La signorina era ansiosa di sapere perchè non ho subito liberato il signor Todhunter dai suoi lacci. Ebbene, ora glielo dirò. Non l'ho fatto perchè il signor Todhunter può scioglierli da sè appena egli lo voglia.

— Come? – gridarono i presenti con toni diversi di stupore.

— Ho osservato bene tutti i nodi di quelle corde – replicò il dottor Hood tranquillamente. – Me ne intendo di nodi; essi sono un ramo non trascurabile della scienza criminale. Ognuno di questi nodi è stato fatto da lui stesso, e da lui stesso può essere sciolto. Nessuno di essi potrebbe esser stato fatto da un nemico che avesse inteso veramente di renderlo impotente. Tutto questo affare di corde è un abile trucco per far credere che lui è la vittima della lotta, invece di quello sciagurato Glass, il cui corpo sarà forse nascosto nel giardino o spinto e schiacciato nel camino.

Vi fu un silenzio opprimente. Nella stanza faceva buio; gli alberi del giardino, avvolti dalla nebbia del mare, sembravano più curvi e neri che mai, e parevano quasi più vicini alla finestra. Si poteva fantasticare che fossero mostri marini somiglianti a granchi o seppie, o polipi dai lunghi tentacoli attorcigliati che si fossero trascinati fuori dal mare per vedere la fine di quella tragedia, come una volta ne era sbucato fuori lui, il miserabile, la vittima di essa, il terribile uomo dal cappello alto. Tutta l'aria era ammorbata di violenza per ricatto ed estorsione, il più morboso dei delitti umani, perchè è una colpa che cela una colpa. È come un nero impiastro su una ferita ancor più nera.

La faccia del piccolo prete cattolico, abitualmente bonaria ed anche un po' comica, fu d'improvviso alterata da uno strano cipiglio. Non era più la sconcertata curiosità della sua prima inconsapevolezza; era piuttosto quella curiosità creativa che viene quando un uomo ha il principio di un'idea.

— Ripeta ancora, per piacere – egli disse in modo semplice e sbrigativo. – Intende proprio dire che Todhunter ha potuto legarsi tutto da solo e che pure da solo può rimettersi in libertà?

— È proprio questo che voglio dire – rispose il dottore.

— Madonna Santa! – invocò Brown subitamente – È possibile che questo sia vero? – Traversò la stanza d'un salto come un coniglio, e si protese con un'impulsività nuova a guardare il viso del giovane immobilizzato che era in parte nascosto. Poi volse la sua stolida faccia alla compagnia, dicendo con un po' di eccitazione: – Sì, è proprio così! Non potete vederlo dal suo viso? Guardatelo un po' negli occhi!

Tanto il professore che la ragazza seguirono la direzione di quello sguardo. E benchè la larga sciarpa nera coprisse interamente la parte inferiore del viso del giovane, capirono che qualche cosa di represso ed intenso si rivelava nella parte superiore di esso.

— I suoi occhi invero sono strani – esclamò la ragazza vivamente commossa. – Mostri che siete! Perchè continuate a farlo soffrire?

— Non è questo, io credo, – disse il Dottor Hood – gli occhi hanno certo un'espressione di una certa anormalità psicologica!...

— Ma cosa dice!... – gridò Padre Brown – non vede che egli ride?

— Ride? – replicò il dottore di scatto. – Ma che ragione può egli mai avere per ridere?

— Ebbene – riprese il Reverendo Brown, quasi scusandosi – non è mia intenzione di offenderla, ma io credo che egli rida di lei. E, invero vien voglia di ridere anche a me, adesso che ho capito di che si tratta.

— Avete capito che cosa? – domandò irritato il dottor Hood.

— Adesso conosco – continuò il prete – la professione del signor Todhunter.

Fece un giro per la camera guardando un oggetto dopo l'altro, con uno sguardo che pareva stupido, seguito sempre da un riso ugualmente stupido, ciò che non poteva a meno di essere irritante per chi non era che spettatore. Rise molto guardando il cappello; anche più rumorosamente dinanzi al bicchiere rotto, ma quel po' di sangue sulla punta della spada lo fece scoppiare in risa convulse. Poi si volse allo specialista che era pieno di collera.

— Dottor Hood – esclamò con entusiasmo. Lei è un gran Poeta! Ha dato vita a un essere increato! È impresa molto più onnipotente d'aver scrutato e scandagliato puri fatti materiali! In confronto i puri fatti sono comuni e comici.

— Non ho la più lontana idea di dove vada a parare il vostro discorso; – disse alteramente il Dottor Hood – i miei fatti sono certi, benchè naturalmente incompleti. Si può concedere qualche cosa all'intuizione forse (o alla poesia se vi piace più la parola), ma soltanto finchè i dettagli corrispondenti non possano essere accertati. Nell'assenza del signor Glass...

— È questo il punto, proprio questo – disse il piccolo prete con un cenno vivace della testa. – Bisogna convincersi di questo prima di tutto; dell'assenza del signor Glass. Egli è così interamente assente! Suppongo – egli aggiunse con riflessione – che non vi fu mai nessuno così assente come il signor Glass.

— Volete dire che egli è assente dalla città? – domandò il dottore.

— Voglio dire che è assente da ogni luogo – rispose Padre Brown. – Egli è assente dalla natura delle cose, per così dire.

— Pensate proprio seriamente che non esista tale persona? – disse lo specialista sorridendo.

Il prete accennò di sì col capo.

— È quasi un peccato, non è vero? – disse.

Orion Hood irruppe in un riso sprezzante.

— Ebbene, – disse – prima d'andar avanti in cerca d'altre evidenze, prendiamo la prima prova che ci vien sotto, il primo fatto che colpisce quando si entra nella camera. Se non esiste un signor Glass, di chi è questo cappello?

— È del signor Todhunter – rispose Brown.

— Ma non gli va bene, egli non potrebbe mai portarlo – esclamò Hood con impazienza.

Padre, Brown scosse la testa con ineffabile dolcezza.

— Non ho mai detto che egli potrebbe portarlo – rispose – ho detto che è un suo cappello. O se vuole una sfumatura più chiara, un cappello che è suo.

— E dov'è la differenza? – chiese il criminologo con un leggero sorriso di scherno.

— Mio caro signore – esclamò il buon prete, con un primo movimento molto simile all'impazienza; – se lei va nella vicina strada dal primo negozio di cappelli, lei capirà che c'è una differenza fra il cappello di un uomo e i cappelli che gli appartengono.

— Ma un cappellaio ricava un guadagno dalla sua merce di cappelli nuovi. Che cosa può ricavare Todhunter da questo unico cappello usato?

— Conigli, – rispose prontamente Padre Brown.

— Che cosa? – esclamò il dottor Hood.

— Conigli, nastri, dolciumi, pesci dorati, rotoli di carta colorata – disse il Reverendo rapidamente. Non ha veduto tutto questo quando ha scoperto il trucco delle corde legate? Riguardo alla spada è la stessa cosa. Il signor Todhunter non ha su di sè la minima scalfittura, ma l'ha dentro di sè.

— Volete dire sotto gli abiti? – domandò la signora MacNab.

— Non voglio dire sotto gli abiti, ma dentro di lui stesso – disse Padre Brown.

— Spiegatevi meglio, chè io non vi capisco.

— Il signor Todhunter – spiegò Padre Brown placidamente – sta esercitandosi per divenire saltimbanco, prestigiatore, ventriloquo, ed abile in giuochi di trucchi di corde. Come prestigiatore egli fa degli scongiuri servendosi di un cappello; e se questo non ha traccia di capelli ciò non dipende dall'essere stato portato da un signor Glass prematuramente calvo, ma dal non essere mai stato portato da alcuno. Come giocoliere, fa giuochi di mano con tre bicchieri, esercitandosi a lanciarli in alto e a riprenderli a volo. Ma essendo ancora un po' inesperto, un bicchiere gli si è frantumato battendo il soffitto. E così si spiega la presenza della spada che per dovere ed orgoglio professionale egli deve imparare ad inghiottire. Ma, di nuovo, essendo agli inizi della sua professione..., si è fatta una leggera scalfittura alla gola. Perciò egli ha una ferita dentro di sè, che però (lo vedo dall'espressione della sua faccia), non è seria. E si stava esercitando anche al trucco di liberarsi dalle corde, ad imitazione dei fratelli Davenport; ed era forse sul punto di sciogliersi da esse, quando noi abbiamo fatto irruzione nella sua camera. Le carte, naturalmente, servivano a giuochi di mano, ed esse sono sparse sul pavimento perchè egli aveva eseguito uno di quegli artifizi coi quali si mandano le carte a volar per aria. Che egli facesse un mistero della sua professione non fa meraviglia. Ogni giocoliere fa lo stesso, acciochè non siano svelati i trucchi del mestiere. Ma il solo fatto di un ozioso con cappello alto, che fu visto una volta curiosare alla sua finestra, e che egli respinse con grande indignazione, è stato sufficiente per metterci tutti sulla falsa strada di un romanzo che non esiste, e per farci immaginare la vita intera di quest'uomo, tormentata dall'incubo di un signor Glass, da uno spettro col cappello di seta.

— Ma come spiegare le due voci? – domandò Maggie, guardandolo fissamente.

— Non avete mai udito parlare un ventriloquo? – domandò padre Brown. – I ventriloqui parlano prima colla loro voce naturale, e poi rispondono a se stessi con altra voce acuta, stridente, innaturale simile a quella che voi avete sentita.

Vi fu un lungo silenzio, e il dottor Hood guardò il piccolo uomo che aveva parlato con un sorriso cupo e attento.

— Siete invero una persona di molto ingegno, – disse – un romanziere non avrebbe potuto inventare qualche cosa di meglio. Ma vi è una cosa che non avete ancora potuto spiegare, cioè il nome del signor Glass. La signorina MacNab l'ha sentito molte volte nominare da Todhunter.

Il Reverendo ebbe come un infantile scoppio di risa.

— Ebbene – disse – questa è la parte più semplice di questa ridicola storia. Quando il nostro amico giocoliere ha lanciato in aria i tre bicchieri uno dopo l'altro, egli li contava a voce alta nel riacchiapparli ed anche faceva i commenti quando gli sfuggivano. Ciò che egli diceva doveva esser questo: «Uno, due e tre bicchieri1 non colti a segno; uno, due bicchieri ben presi, e così di seguito.

Vi fu qualche minuto di silenzio nella camera, dopo il quale tutti d'accordo scoppiarono a ridere. Mentre così facevano, la figura nell'angolo si decise a sciogliersi dalle corde e le lasciò cadere con aria di trionfo. Dopo di che, avanzandosi nel mezzo della camera con un saluto, tirò fuori dalla tasca un grande biglietto stampato in blù e rosso coll'annunzio che Zaladin, il più grande prestigiatore contorsionista, ventriloquo e canguro umano del mondo, avrebbe dato trattenimento con una serie assolutamente nuova di giochi e di trucchi al Padiglione Impero in Scarborough, il lunedì seguente, alle 8 precise.

Note

  1. Glass: in inglese bicchiere.