IV. Glycera a Melissarion

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III V


Ti invio, o mia dolce, una adorata rondinella a cui vorrai usare ogni cortesia ed amicizia, come a chi ti può fruttare sopra ogni altra.

Kelidonio ci venne dal mare o dai monti non so; si fermò nei boschi e tra le fonti mediche di questa frescura estiva ed ora spicca verso di te il volo per le spiaggie più calde e ti si raccomanda in mio nome.

Mnasika che è meco mi fa saluti per te. Cerca tu, Melissarion, di non affaticare la nuova in sul principio: è tenera, saltellante, svolazzatrice. Falle amare Akkis e Philo e concedigliele per compagne: impari da loro le cose difficili e le preziosità, e la imperturbabile grazia affabile che non si scompone né meno ai desideri più brutali, Kelidonio, la vedrai è tuttora selvaggia e messa subito ad ardue prove si potrebbe irritare e sfuggirti di mano. È un regalo che Kypris ne invia e va con moderazione usato.

Non so dirti con esattezza chi sia, come mi sia venuta in casa: me la trovai una mattina sull’aurora, tra le lagrime ed il riso, che rischiaravano ed imbrunivano a volta a volta il suo visino spaventato e volontario. Mi raccontò quindi una istoria non so se vera o finta, o in parte vera e finta, in cui le sue avventure acquistavano un non so che di misterioso da piacerti a subito udita. Io penso ch’ella sia stata presa all’usanza de’ Siciliani i quali colgono l’uva ancora acerba, innanzi stagione. Tu falla accorta che le poma rigide del seno verginello e le semplicette maniere vanno condite con qualche arte; che l’acidulità va medicata colla dolcezza a cui l’uso di Paphia l’inizierà con gioja e diletto.

Invigila se puoi nella sua imaginazione troppo ardente. Perché ben poco ella ha visto, si forma d’ogni cosa e d’ogni sentimento un sogno, e temo che ciò non le arrechi danno e ti sia di noja. V’aggiunge lo strano e l’abitudine di parole oscure e di superstizioni, teme la natura se non li Dei ed è pensosa troppo. Ella cammina come in una visione che nessun altro vede che lei. Domani la pratica della nostra vita potrà risvegliarla, ma forse cattivamente, ed è bene correre avanti a questo pericolo. Così si compone tra cielo e terra, nelle nuvole, come un roseo mito e non s’accorge che ai raggi del sole queste si squagliano e dileguano e fanno dall’alto la caduta più certa e più pericolosa. Conosce meglio di noi i suoi poeti e li canta e li declama: quando parla e quando scrive ha l’ingenuità di un bambino sapiente che abbia gustato prima di nascere al fascino delle cose belle e dolorose del mondo.

Inquiètati se alla sera le sue guancie divengono troppo rosse ed i piccoli lobi delli orecchi imitano la conchiglia della porpora. Allora il cuore le batte forte e di sotto alle vesti lo vedi pulsare come il collo di una colombella se ghermita la tieni stretta nella mano. Fa che si copra bene nell’ora vespertina; quando tramonta il sole rabbrividisce o di febre o di freddo come i fiori che non possono patire la notte; ed i suoi occhi vagano inquieti cercando non so che cosa o chi. La sua voce diviene fioca e rauca un poco; le sue parole hanno un’altra e grande tenerezza. E però sembra di consueto sana e gaja.

Spero poi che Philo ed Akkis facciano il resto; se Akkis però abbia la testa a posto dopo che si è fatto spiumacciare e spremere da quel gaglioffo di Seso. Questo sopra a tutto le se ne stia lontano. Egli è tal scioperato e così furbo da trarla in suo dominio e da sciuparcela in breve.

Io ho qui trovato un uomo maturo che fa l’arzillo; sta sulla filosofia e sulli amori, ricerca Urania colla congiunzione delli oppositi. Me gli sono avventato a dosso, ed alla mia età credo che non sia fortuna da schivare per quanto Mnasika mi ajuti. Credo che non mi possa or mai fuggire, in ogni modo voglio attendere se tutto quanto promette, mantiene.

Ti faccio mille e mille auguri con Mnasika. Ti sia propizia Kelidonio: ancora baciala per noi. Kypris ti assista e vi faccia tutte liete.