La piazza universale di tutte le professioni del mondo/Dedica

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La piazza universale di tutte le professioni del mondo Ai Lettori
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AL SERENISSIMO,
ET INVITTISSIMO
PRENCIPE,
ALFONSO SECONDO
DA ESTE.
DUCA DI FERRARA.



I
N tutti gli Regni, et Imperij del Mondo s'è visto ne tempi adietro, Serenissimo Prencipe, che la somma delle cose è stata sempre deferita à quelli, che con l'ingegno, col potere, con la dignità della persona, con la gravità della vita, con la gratia, et autorità singolare presso à tutti, s'hanno acquistato dal giudicio commune fama universale di veri Arbitri della pace, et conservatione de' stati alla prudenza, et potentia de gli huomini ragionevolmente commessi, et affidati. Per questo puosero tanto i Barchini in Cartagine, i Dorii presso a Cretenesi, gli Alcmeonij presso a gli [p. 4 modifica]i Ginnosofisti presso à gli Indi, i Dovidi presso à Galli, i Bardi presso à gli Assirii. Fra quali in altre prevalse la potentia; e in altri la prudenza, veri sostegni de' dominii, e nodi insolubili di quante Signorie sono state, ò sono ancora nell'età nostra presente. Ma, per non trar gli essempi da cosi antiche memorie à nostri giorni quasi spente, e toccar più fresche historie, et più novi monumenti di persone, il cui consiglio, stimato al par dell'oracolo Delfico, et le cui risposte come quelle della Sibilla osservate, posero essi in tanta stima di sapienza, che à guisa della Minerva di Fidia furono essaltati à insolito grado d'honore; i vostri Avi antichi per se stessi soli fanno un Catalogo numeroso di quelli, che rivolsero gli occhi di tutte le nationi in loro, uscendo dalla casa Estense, come dal Cavallo Troiano, infinita schiera di famosisssimi Duci, rifugio, et sostegno de' popoli in tanti mali occorsi nell'età passate. Et chi non sa, che gli Azzi, gli Uberti, gli Obizzi, gli Ugoni, i Rinaldi, gli Aldobrandini, i Leonelli, i Borsi, gli Hercoli, gli Alfonsi son stati tali, che di lor si può dire unitamente quel che dice Plutarco spartatamente di Fabio, et di Marcello, che furono scudo, et spada del Regno d'Italia contra i feroci insulti de' Barbari à quella naturalmente inimici capitali? Ne questi soli c'ho nominato, Invittissimo Signore illustrano l'historie con la virtù dell'animo, et col valor dell'arme talmente, che i popoli dell'Hesperia gli habbiano conosciuti per auttori della salute, et del bene universale, rimettendo la somma del tutto nelle feroci mani, et nel consiglio provido di quelli, ma un'infinito numero d'altri ne lascio adietro, perché de' meriti di tanti è molto meglio per mio giudicio tacere, che in picciol foglio chiudere i loro honori, et con indignità [p. 5 modifica]de lor gloriosissimi nomi, sobriamente, ed diminutamente parlarne. Hor finalmente pare, Serenissimo Principe, che il circolo delle glorie de' vostri antecessori in vostra Altezza perfettamente chiuso renda un spettacolo al mondo di lei tanto illustre, et famoso, che per consenso de gli huomini la palma della grandezza d'Italia venga assegnata à quella, che tanto regiamente fra gli altri Signori, et Prencipi la serva, et la mantiene. Io non vo con un cumulo d'affettate lodi tessere a Vostra Altezza una corona in capo degna di scherno, a quella guisa ch'Antigono fece ad Alessandro, nel suo libro del Dullo insieme col Re Poro, perché io so che l'animo, et l'orecchie sue (portando ella scolpita in fronte i pensieri di dentro) ne più ne meno si moverebbono al prurito dell'adulatione, che faccia un sordo al suono d'una scordata cetra; oltra che la natura mia particolare è per se stessa tanto aliena dal vestirsi della persona del parafito, quanto quella da parasiti è con l'animo, et con l'affettione per se stessa lontana. Ma posso ben sicuramente in un breve compendio ristringere il vasto Oceano de' suoi immensi meriti, per i quali è conosciuta tale, che ne frangenti communi di lei si possa dire quel che già dicevasi in Themistocle Atheniese, cioè che sotto l'ombra sua, come sotto le folte foglie d'un bel Platano al tempo della pioggia, le cose d'Italia possano da tumulti stranieri notabilmente assicurarsi, imperò che il valor delle arme Estensi più volte da nemici in lor danno provato, che hereditario viene in Vostra Altezza, le rotte notabili in diversi tempi a barbari date, le vendette fatte contra quelli c'hanno insultato il dominio loro, gli ampi trofei riportati alla patria d'egregi honori per essi illustrata, [p. 6 modifica]le degnità sopreme che virtuosamente hanno acquistato tanti suoi antecessori, le ricchezze incomparabili, che sopra ogn'altro Prencipe d'Italia ella possiede, i thesori inestimabili, le confederationi diverse con questo et quell'altro principato, le varie parentele, et affinità Regie, la virtù prestantissima de' popoli à lei soggetti, l'amore et la fede de' suoi sudditi verso il nome antichissimo della casa da Este, à cui son partigiani, et divoti fuor di modo, fanno à guisa d'un fascio, et compongono come una selva di meriti, per i quali Vostra Altezza chiamar si possa il riparo d'Italia da quante inimiche potentie habbiano animo d'offenderla, et molestarla. Benché, venendo più particolarmente all'interesse de' meriti proprii, in Vostra Altezza si comprendono tutte le condivitioni che si ricercano à farla sopremo Dittatore della Patria; poiche quanto al valor della persona, quello è stato sin da giovanetto con stupor mirato sotto l'arme dell'Invittissimo Henrico Secondo Re di Francia, e contemplato per buon spatio d'hora dal gloriosissimo Carlo Quinto Imperatore; essercitato per più anni in diversissime battaglie cosi in Francia, come in Italia; manifestato principalmente nella guerra di Parma sotto l'auspicio del suo Generalato; conosciuto in quella d'Alemagna, nella quale Vostra Altezza, non sol per la relatione dell'Historie del Signore Alfonso Ulloa, ma per testimonio universale, comparve cosi nobile aiuto di gente all'Imperatore Massimiliano, che non fu visto in tutto quel essercito gente più superbamente guernita d'arme, di cavalli, et di addobamenti, ne per lungo tempo adietro fu mai veduto la più fiorita, ne più atta alla guerra, ne meglio in ordine, [p. 7 modifica]et (per usar l'altrui parole) non tanto havresti creduto che ciascuno fosse stato soldato, quanto Capitano valoroso, et prattico; quanto al consiglio la fama publica rapportata all'orecchie di tutti (et questo solo può ammutire ognuno) che Solimano sotto Seghetto poteva indubitamente esser sconfitto, se il prudentissimo discorso di Vostra Altezza havesse sortito il meritato effetto presso alle dubbie orecchie de gli Alemanni, suadendo ella non men generosamente, che prudentemente la giornata, col fior di tante genti valorose, che nell'essercito Imperiale si trovavano; quanto alla bellezza delle lettere sotto il dottissimo Riccio suo Precettore sin da fanciullo apprese, non può in quella desiderarsi quel che in Mario, in Sertorio, in Annibale, et in tanti altri Capitani antichi desiderò l'età passata; et (per ridurre in uno Epilogo solo tante virtù sue sparse) l'honorata grandezza della sua Corte, che li risulta in gloria particolare, il ricetto superbissimo col qual raccoglie i Signori, et Prencipi forastieri, i larghi donativi co' quali mantiene la gratia di quelli, il favor che ogni dì multiplica verso i virtuosi, la cura, anzi l'ansietà che tiene dello studio universale, l'intelligenza di tutte quelle cose che s'aspettano à vero Prencipe, l'animo generoso ne gli edificii regii, la spledidezza nell'apparato della propria casa, la magnificenza Regia in tutti i suoi portamenti, la benignità sopra tutto, la piacevolezza, l'affabilità, con la quale parla, et si lascia parlare, et con la qual procede à effetti non degeneri dalle parole contendono di por l'Altezza Vostra su l'Olimpo delle glorie à rari veramente dal ciel concesse e attribuite. Ma perché disgredisco in più lungamente, che à una lettera [p. 8 modifica]non si conviene intorno alle nobilissime conditioni di Vostra Altezza, se non per far palese al mondo, che quest'opera mia (per tirar la linea à segno) la quale novamente sotto il suo nome mando in luce; che accumula in se stessa tutte le professioni del mondo universali, et a guida d'una circonferenza sferica circuisce l'universo, non doveva nella sua impressione ad un altro soggetto dedicarsi, eccetto che a quella da cui come da un vero centro si spiccano tutte le linee de' meriti, che tirate alla circonferenza dell'opra, la fanno geometricamente in tutto eguale à lei? Dovevo io dunque haver questo riguardo principale che ho havuto, et considerar più oltra che tante fatiche stimate indegne da molti d'esser notate al marito di Venere (per servirmi del detto del Politiano) sotto il patrocinio d'un Prencipe tale caminasser sicure da i punti di Zoilo, dalle spongie d'Hipponare, da gli obeli d'Archiloco, et dalle stigme d'Aristarco, quantunque io da me stesso (parlando liberamente) mi reputi un Cherillo, che co' miei scritti imbratti più presto la gloria di Vostra Altezza, che l'agrandisca, come ne più ne meno fecero i scritti di quello della gloria d'Alessandro. Ho però fatto quanto hò saputo, et potuto, per dimostrarmi à quella con l'animo, et con l'elettione servitore, si come la natura me gli hà reso suddito, non dovendo la mia volontà separarsi dal suo naturale, ne stando bene ch'il Garzone impiegasse i suoi lavori in altro che in servittio del proprio suo Signore.Eccovi adunque Invittissimo Prencipe la Piazza Universale di tutte le professioni del mondo consacrata meritamente al splendidissimo nome di Vostra Altezza, ne senza gran ragione dietro alla selve e ai boschi dilettevoli, né quali il [p. 9 modifica]Cieco d'Adria a lei tanto divoto, quanto à me caro, gia fece favellare i suoi pastori nella vaga Comedia di Calisto, succedono le Piazze e i Fiori amplissimi di più grave diletto, et oiacer ripieni; godete di veder tutti gli atti del mondo in un volger d'occhi solo; mirate qua dentro tutti i stati, et conditioni di persone, contemplate qui la natura et qualità di ciascuno, e in questa scena, et apparrato ricchissimo di tante cose, intendete con poca fatica il bene, e il male, che posson fate tutti i professori del mondo, perché al governo da Prencipe, c'ha da provedere a tanti popoli in tante cose, non sarà forsi alcun libro più giovevole di questo, il qual con tanto affetto sotto il suo nome altissimo ha da passr in stampa nelle mani di questo et di quell'altro. Mentre che Vostra Altezza scorgerà nell'opra mia tutti i seminarij di vera affettione verso di lei et potrà dilettarsi di veder nell'altrui petto un simulacro vero di se stessa, havrò quel gusto, et quel contento ancor'io, che riceve un servitore quando sa che il suo signore habbia occasione d'amarlo, et participarli à luogo e tempo i desiderabili favori della gratia sua. Ne men lieto sarò da quest'altra banda, che il mio signor conosca, et veda d'haver un servitore fatto a guisa del motto incessabil delle sfere, essendo in me stesso un'eterno disiderio di servirlo, benche io conosca la mia minima servitù non meritar si altro padrone, qual con insolita audacia al presente m'ho eletto, et constituito. Havrò fra gli altri miei contenti questo ancora, che il mondo havrà qualche materia di conoscere, che, secondo il Precetto Platonico, io sia vissuto totalmente, che habbi lasciato a posteri almeno qualche inditio d'esser vissuto, perché, postomi in capo di compor [p. 10 modifica]qualche cosa elevata, seguendo, come picciola nube il Cielo di Vostra Altezza; m'hò rappresentato dinanzi a gli occhi più volte la vergogna de' Proci di Penelope, che stavano in tant'ocio, mentre da gli altri si combatteva Troia, il lodevol costumo Spartano, che non lasciava tornare i gioveni mandati fuora a casa finche non ern gionti a qualche grado d'honore, et perfettione; m'hò dettato nella mente da me stesso quel saggio pensiero di Porcio Catone, che detestar soleva quel giorno, che negligentemente, e ociosamente havesse trappassato; quel di Plinio Iuniore che stimava quel giorno esser perso, che non fusse né studij, et nelle compositioni consumato; quel magnifico detto d'Alessandro, che soleva dire che quel giorno non stimava d'haver regnato, che egli non havesse operato cosa alcuna; et così desto dall'emulatione di tali huomini hò partorito un monstro d'ogni cosa, qual se non per altro lodevole, almeno per curiosità notabile; hora efferisco nelle mani di Vostra Altezza, pregandola a darli d'occhio alquanto, acciò ch'ella conosca l'abondanza delle materie del suo amore (per parlar Filosoficamente alquanto) haver causato un monstro tale, qual gli appresento innanzi, come a padre, et auttore della sua generatione. Con questo le bacio la mano da humilissimo servitore, et le prego da nostro Signore ogni felicità, et ogni bene. Di Trevigi alli V. Decembre. MDLXXXV.


Di Vostra Altezza Serenissima.

Servitor humilissimo

Tomaso Garzoni.