Giuseppe Gioachino Belli

1837 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti caudati letteratura La pavura Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

L'erede El cappellaro
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

[p. 74 modifica]

LA PAVURA

     S’abbuscò una pavura, una pavura,
Che vvenne a ccasa com’un spiritato.
Pareva, a vvédelo, un panno lavato,
Un morto esscito da la sepportura.

     Io fesce1 quann’entrò: “Cche ccos’è stato?
Che vv’è ssuccesso, sor Bonaventura?
Nun è ggnente:2 mannateve3 addrittura
Sto vino ggiù ccór carbone smorzato.„

     Ve sce fòssivo trova,4 sor’Irene!
Sudava freddo: nun j’era arimasta
’na gòcciola de sangue in ne le vene.

     Eh? un omo accusì ttenero de pasta
Sentì5 strilli e rrumori de catene!...
Eppoi disce uno er zangue je se guasta!

4 marzo 1837

Note

  1. Feci per dissi.
  2. Niente.
  3. Mandatevi.
  4. Vi ci foste trovata.
  5. Sentire.