La navigazione di San Brandano/VIII
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SI CHIAMA L’ISOLA DEGLI UCCELLI BIANCHI
E veggendo da presso un’altra isola che era quasi alla metà di quella donde venivano, che era contro occidente, ed era congiunta [c]on quella quasi per uno miglio, ed era grande, e piena d’erbe e d’alberi e di fiori, e’ cominciano a volere pigliare porto, e andavano pure a torno, e [na]vicando inverso mezzodì dalla detta isola [e' tr]uova un rivo d’acqua dolce che dismontava in [m]are, e giunto al porto e’ affermano la nave e dismontano in terra. E San Brandano comanda ch[e] traessono la nave più a terra che potessono su per lo fiumicello, el quale era poco più largo che lla nave, e la trassono un miglio, e ll’abate rimase solo in nave, e in capo di questo fiume era una fontana onde usciva questa acqua. San Brandano disse: "Vedete che ’l nostro Signore ci à mandati in questo luogo a stare per fare la Pasqua e la festa de la surrezione". E poi disse: "Frati miei, se noi non avessimo altra vivanda che questa acqua di questo fiume sì sarebbe sufficiente per mangiare e per bere, tanta bontà è in lei". E sopra questa fontana si era uno alber[o] molto grande ed era istorto e non era molto alto da terra ed era tutto coperto d’uccelli bianchi ed eravene tanti ch’e’ rami e le fogli’ erano tutte caricate. E veggendo San Brandano questa cosa, comincia infra se medesimo a dire che cosa era questa e per che cagione erano cotanti. E così pensando e’ si geta in terra in orazione divotamente e lagrimando disse: "O Signor mio, el quale cognosce tutte le cose segrete e lle non segrete, voi sapete i pensieri del cuore mio e lla mia volontà, onde io vi priego e adoro la vostra maestà che a me peccatore p[er la] vostra misericordia voi mi dobbiate perdo[nar]e e rivelare che cosa è questa, la quale vede e’ miei o[cchi]. Io so bene, messere, ch’io non sono degno di ciò pe gli miei meriti, ma pe lla vostra santa grazia e bontà voi mi facciate di ciò degno".