La navigazione di San Brandano/I
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Messere San Brandano fu figliuolo di Silocchia, nipote di Alchi della schiatta di Cogni, d’una contrada ch’à nome Stagno, e si nacque in Temenesso. Egli fu uomo di gran penitenzia e astinenzia, e pieno di molte virtù, e fu abate ben di tremila monaci o circa, e stava inn-u lluogo el quale era chiamato el munistero di San Brandano, e stando egli nella sua penitenzia, una fiata, all’ora di vespro, e’ venne a llui un santo padre, el quale era monaco, ed aveva nome [Barinto] ed era suo nipote. El detto San Brandano lo domanda di molte cose, volende sapere dov’egli era stato e s’egli aveva veduto o sentito alcuna novella strania, e stando in queste parole el detto [Barinto] cominciò a llagrimare, e gittòssi in terra, e stette assai così divotamente in orazione. Essendo quasi strangosciato, e San Brandano el prese e levòllo suso, e diègli la pace dicendogli così: "O santo padre perché se’ tu così tristo e così pensoso? Credete voi che noi siamo dolenti della vostra venuta? Voi potete ben pensare che noi abbiamo grande allegrezza della vostra venuta, e perciò dovresti dare a piacere a tutti noi, e mostrare consolazione, e ffare carezze a tutti i frati di questo luogo. Piacciavi di dire alcuna buona parola di Dio e pascere le nostre anime di quegli miracoli che voi avete veduti e uditi in quelle parti del mare ove voi siete stato".
E in quella ora quando ave rivo di dire le parole, el detto Barinto comincia a dire d’una isola [...] apresso d’un’altra ch’à nome Lapisilia, la quale isola è molto morbida e diliziosa, e ivi istette un gran tempo, e a me fu detto ch’egli avevano dimolti monaci alla sua ubidienzia, e dimostrava Iddio per lui di molti miracoli e di belle cose. Io andai a llui per vederlo, essendo appresso del suo luogo, e egli venne da me per ispazio di tre dì co’ suoi frati e per questo io so bene che Iddio gli rivela la mia venuta. E ’l nostro andare era in nave, e andando noi in quella predetta isola, di diverse parti ci venne incontro molti frati, volli dire monaci, vestiti di diverse guise, ed era più spesse le sue compagne che non le ave del mele, e avegna che fossono di diverse parti del mondo e di diversi vestimenti, tutti erano buoni e savi in una fede in una speranza e in una carità e avevano una chiesa nella quale tutti si ragunavano a ffare loro uficio di Dio, e non mangiavano altro che pane e noci e radici d’alquante erbe. E questi frati avendo cantata divotamente la compieta, ciascuno se n’andava alla sua cella e stava in orazione insino al primo sonno, e quando i galli aveano cantato, allora andavano a posare. E noi cercammo tutta l’isola, e questo mio figliuolo mi menò allo lido del mare ch’è contra a occidente, e ivi era la sua nave, e disse a me: "E’ mi pare meglio d’entrare in nave e navicamo verso levante acciò che noi possiamo andare a [quella terra] di promissione, la quale Iddio diede a’ nostri successori dietro a noi".
Montando noi in nave e navicando, e’ ci venne sopra una nugola sì grande che ci copriva sì forte che non poteva vedere l’uno l’altro da proda a poppa, e quella nuvola bastò una ora. E passà che fu questa nuvola, sopravenne una grande luce, e parevaci vedere una terra molto spaziosa e piena d’erbe preziose e di fiori e [di] frutti sì come meli e altri assai. E la nave se n’andava allo lido, e ivi stette ferma, e noi uscimo di nave e entrammo in terra e cercammo tutta quella isola e stemmovi quaranta dì, e non vi trovammo niuno piè di noce e erba sanza fiore, albero sanza frutto, e per terra si era molte belle pietre preziose e assai di molte maniere e di belli colori; e in capo di quaranta dì noi trovammo un gran fiume, el quale non pareva ch’avesse niuna ripa e pareva volgere e girare dal levante al ponente. E noi standoci così e veggendo questo fiume e aspettamo l’aiuto di Dio, e abiendo ordinato intra noi questo, sì cci apparve un uomo molto bello el quale luceva molto tutto, e questo uomo sì ci saluta tutti, e a ciascuno di noi disse li nostri nomi e poi disse: "O frati e servi di Dio, voi siete e’ molto benvenuti; allegratevi e confortatevi sicuramente, io vi dico in verità che messere domene Dio v’à condotti qua e àvi mostrato per grazia questa terra, e si è quella terra la quale voi andate cercando, egli è da laudare Iddio e i suoi santi. Sappiate che la mezza si è questa dove voi siete e l’altra mezza si è di là da questo fiume, lo quale voi volete passare, e a Dio non piace che voi andiate più inanzi, onde abbiate pazienzia e tornate adrieto donde voi siete venuti".
E quando egli ebbe così detto, e uno di que’ frati sì llo domandò ond’egli era e come egli aveva nome, ed egli rispuose: "O tu, perché mi domandi onde io sono e come i’ ò nome? Lascia stare quello che tu di’ e domandami di questa isola e farai il meglio, e se tu lo vuoli sapere, guarda bene per tutto, e così come tu la vedi così è stata infino dal cominciamento del mondo, e non c’è bisogno né mangiare né bere né vestimento; sappiate ch’egli è così la verità come io vi dico: qua nonn-à né fame né sete né sonno né vestimenti. Egli è oggi un anno che tu sse’ in questo viaggio co’ tuoi frati, cioè compagni; in questa isola tu non ài veduto notte, ma sempre dì chiaro e si è quaranta dì che voi non avete mangiato né bevuto né avuto sonno; sappiate che in questo luogo non è mai notte ma sempre dì chiaro, e mai non c’è nugolo né piova né alcuno turbamento d’aria né di tempo, e mai non c’è infermità, né mai non rincresce questa istanza, né non c’è tristezza né male né dolore, né morire si può. Ed [è] sì grande luce e nonn-è né sole né luna né stelle, ma è del solo Iddio e prezioso nostro signore, dal quale nasce tutti e’ beni e tutte le grazie; e sì v’à fatto bene grazia che pochi sono quegli che sieno venuti a questo che voi avete veduto e sentito". E avendo costui così detto, sì disse: "Partitevi di qui e io verrò con voi infino al lido". [Noi] entrammo in nave, e questa nave come noi vi fumo entro, e questo uomo che ci aveva detto queste cose che verrebbe con noi infino al lido dov’era la nostra nave disparì via.
Noi cominciamo a navicare e in piccola ora venne una nuvola iscura come notte, e bastò uno ora; e passando oltre noi trovamo l’isola doviziosa e ubertevole di cotanti alberi e fiori, e tanto navicammo alla ventura che noi trovammo li nostri frati i quali ci avevano aspettato con grande desiderio e ànno grande allegreza della nostra venuta, e della nostra lunga stanza sì ànno pianto assai di cuore, e avevano fatto di noi molti pensieri e dette asai parole perché a lloro era istato una gran pena l’aspettare, imperò che egli aveva fatto così lungo viaggio ch’era istato uno anno e diciotto dì. E poi cominciarono a dire: "O signor nostro e padri nostri, voi andasti e siate stati cotanto, perché ci lasciasti voi sanza voi in questa selva strania ad modo d’uomini smarriti? Noi sapemo bene che ’l nostro abate spesse volte si suole partire e andare [in] alcuna parte solo, e non sappiamo dov’egli si vada né quanto a lungi; e ben suole talvolta istare un mese o due per volta e talvolta due settimane e tal fiata una, e poi torna sano e salvo. E voi siete tanto stati di soperchio che nonn-è da maravigliare se noi siamo stati con grande maninconia". E abiendo udito le parole delli frati sì gli comincioro a confortare dicendo: "Carissimi gli miei frati, non pensate niuna cosa men che buona, voi siate istati in buona ora, e lla [vostra conversazione] si è poco di lungi dalla porta del Paradiso che ci piantò in questo mondo; e sappiate che l’è qui presso questa isola preziosa la quale è chiamata terra di promissione de’ santi, e in questa sì v’è fiori d’ogni maniera e d’ogni natura, e gli alberi sono sempre caricati di fiori e di frutti, e sì v’è uccegli che sempre cantano distesamente. E in questa isola non viene mai notte, ma sempre v’è dì chiaro e luce chiarissima e l’aria serena. Là nonn-è mai fame né sete né sonno né doglia né male, né pensiero d’alcuna cosa, né mai non ci incresce lo stallo tanta v’è allegrezza e consolazione. In questa isola va spesso l’abate Menoc lo quale si è mio figliuolo e compagno in Cristo, el quale à trovata la via di questo prezioso luogo; e sappiate che l’agnolo di Dio miracolosamente sì guarda questa isola e non vi va veruno sanza sua licenzia". E poi disse: "Non conoscete voi che pe ll’odore delle nostre vestimenta noi siamo stati in Paradiso?". Allora i frati rispuosono dicendo così: "O abate, noi abbiamo ben sentito grande odore, e perciò crediamo che voi siete stati in buono luogo; volentieri vorremmo sapere ov’è questo Paradiso el quale noi non sappiamo, e diciamovi così che bene quaran’ dì è bastato l’odore delle vostre vestimenta, dapoi che voi venisti di la". E io dissi: "Io sono stato in quel luogo così prezioso per ispazio di due settimane co ’l mio figliuolo Menonc sanza mangiare e sanza bere e sanza dormire; e savàno sì allegri e sì contenti di quello che noi vedavamo, e savamo sì sazi e pieni come se noi avessimo ben mangiato a tutta nostra voglia. E essendo passati quaranta dì e noi avendo ricevuta la benedizione da’ frati e dall’abate Menoc e io ritornai co’ miei compagni adietro per dovere tornare alla mia cella, alla quale io dovea ’ndare la matina". E avendo udite queste cose San Brandano con tutta la sua congregazione de’ compagni si gitta in terra laudando Iddio e glorificando, dicendo: "Benedetto sia messer Iesù Cristo e tutte le sue opere, imperò ch’egli è maraviglioso in tutte le sue cose, e à rivelato a’ suoi servidori cotante cose e cotal maraviglia; e ancora sia benedetto i suoi doni, li quali ancora gli à pasciuti di cibi spirituali e dato da bere dell’acqua della salute". E avendo finite queste parole San Brandano disse a’ suoi frati: "Andiamo a mangiare secondo la nostra usanza ch’è corporale". E così fu fatto; essendo passata quella notte, e avendo tolta la benedizione da’ suoi frati, e San Brandano andò alla sua cella e llascia andare lo suo nipote Barinto.