La meteorologia applicata all'agricoltura/Parte prima/3/4

3 - Della Primavera

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§. IV. Della Primavera.

72. La Primavera, che comprende i tre mesi di marzo, aprile e maggio, è la stagione della più forte vegetazione. Quando le biade sono ben fortificate avanti l’inverno, provedute di buoni succhi per le nevi, con le terre ben penetrate e sciolte, venga la dolce stagione a metter in moto tutti i fecondi elementi della natura. Il calor del giorno, il fresco delle notti, la mescolanza dell’umidità e del calore, le benigne aure de’ zeffiri, produrranno quell’alternativa di dilatazioni, e contrazioni, che facendo circolare i sughi, con abbondante traspirazione, ed una imbibizione proporzionata, produrranno quelle secrezioni, e quelle assimilazioni di sostanze, in cui consiste l’oggetto de’ nostri voti, dico la felice vegetazione.

73. Il proverbio volgare dimanda l’asciutto di [p. 50 modifica]marzo, affine che il sole possa metter in moto l’umor delle piante, e i succhi della terra. S’intende, che vi sia accompagnato il calore, poichè se coll’asciutto regnasse il freddo, cessa questo benefizio. Il Sig. Du Hamel ne rende benissimo la ragione (observ. 1742 ): Porrò quì tutto questo passo poichè è instruttivo. „Nell’Autunno, quando il grano germoglia, mette in terra molte barbe, e poco tempo dopo compariscono alla superfizie della terra alcune foglie; a queste prime radici sen’aggiungono dell’altre, specialmente se l’autunno sia umido, e dolce: al sito dell’inserzione delle foglie e delle radici, formasi una specie di cipolla; da questo nodo partono nuove radici, e nuove foglie. Per poco che i geli d’inverno sieno forti, quasi ‬tutte le foglie, quasi tutte le radici, all’autunno periscono. Bisogna dunque, che la specie di cipolla, di cui ho parlato, produca nuove foglie, e nuove radici: ciò succede ordinariamente in apri‬le, quando questo mese è dolce e piovoso: ma se sia freddo, ed asciutto, queste radici di primavera non si sviluppano che lentamente e debolmente; e come le foglie non profittano se non a proporzione delle radici, ne risulta necessariamente un ritardo, che ordinariamente è pregiudizialissimo alle biade. Le pioggie di maggio sono di poco compenso, poichè il calore prossimo di giugno accelera di troppo la maturazione.„

74. Non ostante, la combinazione del freddo e dell’umido è ancor peggiore: poichè allora per l’abbondanza dell’umore, e per la lentezza del moto ne segue necessariamente del ristagno, e una specie di soffocazione. Se le pioggie sono eccessive, le biade divengono gialle e idropiche, e vanno soggette all’altre malattie, delle quali or ora si dirà.

75. Sono le pioggie nocevolissime in tempo della fioritura per tutti i frutti: lavano la polvere semi[p. 51 modifica]nale, o la coagulano, in modo che i germi abortiscono perciò è da desiderarsi nel mese di maggio verso il fine, ove il formento fiorisce, che faccia più tosto asciutto con venti secchi di ponente, o di maestro (per il nostro paese) che scuotano la rugiada, e portino via l’umidità stagnante: allora i grani ed i frutti legano felicemente, e se il resto corrisponde, la messe riesce abbondante.1 [p. 52 modifica]

76. Nel mese di aprile fatali sono le brine per li frutti, sopra tutto se sono seguite bruscamente dal sole: tal fu la brinata dei 14. aprile 1765. in Toscana, che il Sig. Targioni descrive e deplora tanto: a 4. ore della mattina, al levar della luna, successe questo disastro: si levò una nebbia, che poscia ricadendo si gelò; uscì il sole, e alle 6. ore il male era fatto.

77. È dunque da temere anche per le nebbie, sopra tutto se sono grasse e puzzolenti; anche le rugiade sorprese dal sole producono la mellata. Come nella mescolanza di tutte queste meteore, pioggie, freddo, nebbie, che succedono al fin della primavera, si genera la ruggine, e le altre malattie del grano, è a proposito dirne una parola.

Note

  1. La messe anticipa, o ritarda, secondo la misura di calore che regna in primavera. Ne’ contorni di Parigi, dove la messe si fa a mezzo Agosto, questa differenza è talora di un mese: appresso di noi, ove i frumenti si tagliano in giugno, ordinariamente intorno S. Giovanni (parlando della piana campagna, poichè altro è de’ luoghi in colle) l’anticipazione, o il ritardo non è che d’incirca una settimana, salvo alcuni anni straordinarj ed infelici, ne’ quali si è tagliato avanti la metà di giugno per una maturazione precoce prodotta da nebbia, o da troppo secco. Ora io osservo, che la maturazione del frumento dipende dal calore di maggio, e de’ primi di giugno. Per esempio nel 1773. si è cominciato a tagliar il frumento avanti li 20. di giugno; l’avanzo del calore di maggio fu quasi 14. gradi. Nel 1772. che la messe andò verso il fine di giugno, l’avanzo di calore fu solo 3. gradi e mezzo: negli anni 1767, e 1768, si ebbe un residuo di freddo, e si tardò moltissimo il taglio del frumento.
    In genere un esperto e vecchio agricoltore mi diceva con ragione, che la buona o cattiva annata dipende dalla condizione della primavera; se questa è temperata, può corregger i difetti dell’inverno; se è fredda e piovosa, distrugge i benefizj dell’altre stagioni, altri all’opposto pensano consistere il tutto nella buona semina e nascita del grano: bene stabilito che sia colle radici avanti del verno, poco paventa dopo le ingiurie, che non sieno esorbitanti.