La maggnona
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LA MAGGNONA
Dichi1 è rregazza, tiè le carne toste,
Ha da empisse le zinne pe’ la pupa!
Ma llei se maggnerìa puro le groste
De san Lazzero:2 ha er male de la lupa.3
Doppo pranzo sortanto a callaroste
Lei se ne spiccia4 una padella5 cupa!
T’assicuro, Cristofeno, che ll’oste
Co la posta de noi propio sce ssciupa.6
Perch’è ppassato er tempo der panbianco:7
Nun zemo ppiune a cquel’età ffutura8
Che nnun mettevi mai la mano ar fianco,9
Cuanno l’osti, tenenno la scrittura
Scritta cór gesso, ar ripulì dder banco
Mannàveno li conti in raschiatura.
Roma, 24 dicembre 1832
Note
- ↑ Dici.
- ↑ Dicesi di chi mangia molto.
- ↑ Avere il male della lupa, vale: “divorare, anzichè mangiare.„ È opinione volgare che il lupo non abbia che un solo intestino retto dallo stomaco all’ano.
- ↑ Se ne mangia.
- ↑ Attrezzo in cui cuocionsi le castagne arrosto.
- ↑ Ci sguazza, ci fa gran guadagno.
- ↑ Espressione che significa così “tempo di agio„, come “tempo degli uomini semplici.„
- ↑ Una delle frasi di pretensione di bel dire.
- ↑ In tasca.