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XXIV La maestrina degli operai


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Essa correva tanto, che la donna, con la lanterna alla mano, stentava a tenerle il passo. Correvano senza parlare. Passarono nella nebbia vicino a vari gruppi di curiosi, che giravano qua e là per il viale, guardando in terra, in cerca delle traccie di sangue, e commentando l’avvenimento. Arrivate in fondo, videro una folla davanti all’osteria della Gallina, e svoltando nella strada, capannelli alle cantonate e davanti agli usci aperti e rischiarati. Di fronte alla macelleria incontrarono due carabinieri che conducevano uno ammanettato, accompagnati da molta gente, che faceva [p. 244 modifica]un gran mormorìo. La Varetti voltò il viso da un’altra parte; la nebbia impedì alla donna di riconoscere l’arrestato. — Ah! ne hanno preso un altro! — esclamò. — Assassini! Dieci contro uno si son messi! — La casa del Muroni era accanto alla tabaccheria. La maestra la riconobbe, prima di vederla, dalla molta gente che v’era aggruppata davanti, e che s’aperse in due ali, guardandola con viva curiosità, per lasciarle il passaggio. Passando, udì alcune parole che la fecero rabbrividire. — La punta del coltello — diceva una voce — ha intaccato il midollo della spina, capisci; non c’è più niente da fare. — Messo appena il piede sulla scaletta, essa intese su al primo piano i singhiozzi della vecchia, e fu per [p. 245 modifica]mancarle l’animo; ma vinse quel momento di debolezza. Salì affrettatamente, vide un uscio aperto ed un lume, entrò difilata. La vecchia le corse incontro come una pazza, agitando le mani, singhiozzando: — Mi muore! Mi muore! Dio di misericordia! Provi lei! Ha buttato via il crocifisso! Mi muore come un disperato! Gli salvi l’anima lei, per l’amore di Gesù, per l’amore dei suoi morti, gli salvi l’anima lei, se la riconosce ancora!

La maestra si slanciò in una piccola camera nuda e bassa, e vide il ferito sul letto, stravolto e bianco, coi segni della morte nel viso, coi capelli scarmigliati, con la camicia macchiata di sangue; il quale si dibatteva, furioso, sacrando, arrotando i denti, respingendo da sè il parroco che gli [p. 246 modifica]porgeva il crocifisso, vibrando i pugni per aria, trafelato, già preso dalla paralisi che gli levava il respiro. In un angolo, il grosso medico biondo si lavava tranquillamente le mani in un secchiolino. Per tutta la camera v’era un orribile disordine di coperte e di cenci sanguinosi. Il piccolo vecchio prete, con un’aria rassegnata, fra un tentativo e l’altro di far baciare la croce al morente, l’andava ripulendo con una mano dalla polvere che le si era attaccata sull’ammattonato, dove quegli l’aveva sbattuta con un manrovescio.

La maestra s’avvicinò arditamente al capezzale.

Appena la vide, il giocane si quetò tutt’a un tratto e le fissò in viso gli occhi già velati come da una [p. 247 modifica]sottilissima foglia di vetro inumidito, e stette a guardarla con un’espressione di profondo stupore.

La madre, ritta accanto a lei, disse singhiozzando: — Figliuol mio! Guarda, figliuol mio: è la tua maestra. Non la riconosci?

Il parroco colse quel momento per riavvicinare il crocifisso al suo viso; ma egli lo respinse con un atto iroso della mano, senza staccar gli occhi dalla maestra.

Un leggerissimo sorriso gli brillò negli occhi e sulla bocca, e, ansando, tendendo una mano incerta verso di lei, pronunciò qualche parola confusa.

Mio Dio! — esclamò la madre giungendo le mani. — Ha detto mio Dio!

Non aveva detto mio Dio, La [p. 248 modifica]maestra sola aveva capito le sue parole perchè, con tutt’altra voce, in tutt’altri momenti, gliele aveva già udite dire più volte. — Mi dia un bacio — aveva voluto dire.

E in quel momento la prese una immensa pietà e una tenerezza infinita pensando ch’egli moriva per lei. Essa pigliò con una mano la sua mano sinistra, e posandogli l’altra sulla fronte, si chinò, e lo baciò sulla bocca.

Quando rialzò il capo, lo vide mutato. Egli aveva sul viso una espressione quieta e buona di riconoscenza. Lentamente, senza lasciar la mano della maestra, nè cessar di guardarla, stese l’altra mano verso il prete, prese il crocifisso, se lo avvicinò alla bocca, e lo baciò; poi se lo strinse al petto.

La madre gettò un grido di [p. 249 modifica]gratitudine a Dio e cadde in ginocchio, abbandonando il capo sul fianco della ragazza.

E il ferito continuò a tener la mano di lei nella sua e a fissarle gli occhi negli occhi, fin che spirò.




fine.