La maestrina degli operai/XI
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | X | XII | ► |
XI.
Le durava ancor vivo questo sentimento quando il giorno dopo, attraversando il campo coperto di neve dietro alla scuola, per andar in paese a far delle compere, mentre pensava appunto ch’era impossibile che il Muroni la fermasse lì di pieno giorno, a pochi passi dalle case, se lo vide venir incontro dall’angolo opposto del campo. Atterrita, si guardò intorno: non vide che una fila di bambini che facevan gli sdruccioloni lungo il viale, a un cento passi da lei. Non era più in tempo a tornare indietro se non correndo; ma le parve una viltà disonorante. Fu presa allora da un coraggio disperato, nato dall’eccesso della paura, e andò diritta verso di lui, a passi malfermi, ma col capo alto.
Dovevano incontrarsi sopra lo stretto sentiero tracciato sulla neve.
A tre passi l’un dall’altro si fermarono tutti e due. Egli si levò la pipa di bocca e se la mise in una tasca della giacchetta, tenendovi il pollice su, e la guardò con un sorriso che la fece fremere. Pareva che cercasse una frase per incominciare.
La maestra ebbe uno slancio d’indignazione.
— Che cosa vuole insomma? Perchè mi ferma? Che cosa le ho fatto?
Il giovane guardò rapidamente intorno al campo: essa temette una violenza.
— Perchè non mi rispetta? — gridò con voce di pianto, dando un passo indietro.... — Perchè offende una donna che non si può vendicare?... Rispetti almeno la memoria di mio padre!... Io sono figliuola d’un soldato, morto sul campo di battaglia!
E in quel momento, sul suo viso contratto da un singhiozzo, disparve il terrore sotto l’espressione dello sdegno altero e della santa memoria invocata.
Il Muroni la guardò attentamente; poi disse a bassa voce, con un tuono che pareva tranquillissimo:
— Non voglio mica farle del male. Quella risposta le scemò la paura, e le sue lagrime poterono uscire. Quegli continuava a guardarla come stupito.
— Non voglio esser fermata! — disse la maestra.
— Io non l’ho fermata, — rispose lui, guardandosi intorno.
— Allora mi lasci passare!
II giovane si fece in là nella neve, e mentre ella passava, con accento più di lagnanza che di rancore, disse piano, come tra sè: — Non son mica un assassino.
Temendo che il silenzio gli potesse parere un’ingiuria, ella si voltò, e con una voce che aveva ancora il tremito del pianto, e che suonò, a suo malgrado, quasi supplichevole: — No, disse.... — ma non mi fermi mai più!
E nel dir questo fu stupita di non incontrare il suo sguardo, che la sfuggì. Ella tirò innanzi a passi lesti, e quando fu in fondo al campo, involontariamente, sì girò indietro. Il giovane voltava allora le spalle. Non s’era più mosso fino a quel punto.