La madre der condannato

Giuseppe Gioachino Belli

1846 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura La madre der condannato Intestazione 1 febbraio 2025 75% Da definire

Una bbiastèma der Crèdo Un caso da carbone bbianco
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

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LA MADRE DER CONDANNATO.

     Ma ddio mio! doppo un mese de spedale,
Che ssi ssarvò1 la pelle fu una sorte,
Va e sse2 vede serrà ttutte le porte,
Perché mmanco parlassi3 ar cardinale!

     Capisco che ssi aggnede4 pe’ le corte
E ammazzò er codatario,5 fesce male:
Chi lo nega? Ma adesso er tribbunale
Ha ffatto bbene a ccondannallo a mmorte?

     Nun aveva da èsse accarcolato6
Er brutto aripentajjo de la fame
De quer povero fijjo disperato?

     Eh! ssi potesse cqua vede7 er zovrano!8...
Je vorìa dì:9 “Sso’ ste ggentacce infame
Che jj’hanno messo quer cortello in mano.„

5 aprile 1846.

Note

  1. Se salvò.
  2. Si.
  3. Nemmeno parlasse.
  4. Se andò.
  5. Caudatario.
  6. Esser calcolato.
  7. Eh, si potesse qua vedere: potesse vedersi ecc.
  8. [“Ora dirò cosache nell’anno 1845 parrà enorme, impossibile; chi non conosce Roma, la crederà una calunnia. Il capo dello Stato non ha giorno d’udienza pubblica, come hanno tutti i sovrani assoluti. Ma questo è nulla. Se un suddito dello Stato domanda di parlare al Papa, non gli viene concesso se non promette formalmente prima che non gli parlerà d’affari.„ D’Azeglio, Degli ultimi casi di Romagna. — Cfr. anche il sonetto: L’udienze ecc., 13 mar. 34.]
  9. Gli vorrei dire.