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LI LIII

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LII. — A tanto vennero due cavalieri insieme, ch’ierano usciti di Camellotto sanza conoscere l’uno l’altro, e l’uno si era fatto cavaliere novello. Ed e’ guardarono e videro tesi questi padiglioni ala marina; ed allora si cavalcarono in quella parte e furono presso ali padiglioni e domandarono giostra a guisa di cavalieri erranti. E a tanto disse quello cavaliere ch’iera usato nel reame di Longres: «T., quegli cavalieri domandano giostra». E allora si rispuose T. e disse: «Apportami l’arme», e prese l’arme e vassine ali cavalieri. E quello che prima fue fatto cavaliere sí si lascia venire inverso di T. e ferilo, sí che gli ruppe la lancia in sula targia. Ed allora T. sí si ferio a lui, sí che gli passò la targia e miselo a terra del cavallo. E a tanto si lascia venire lo cavaliere novello e ferío a T., sí che gli ruppe la lancia in sula targia; e T. fedio a lui e passogli la targia e l’asbergo e misegli la lancia nele carne e mettelo a terra del cavallo. E allora dissero li due cavalieri a T.: «Chi siete voi che ci avete abattutti?». E T. rispuose e disse: «Voi non potreste sapere mio nome». E li cavalieri dissero: «Or ci dite di che paese voi siete». E T. rispuose e disse: «Di Cornovaglia». E que’ dissero: «Va diabolo, e com’è questo? e chi ha menato li [p. 64 modifica] cavalieri di Cornovaglia a giostrare nel reame di Longres?». — «Per certo» disse l’uno deli cavalieri «dappoi ch’io fui fatto cavaliere, questa è la prima aventura ch’io abo trovata, e dunqua non voglio io giamai portare arme, quando li cavalieri di Cornovaglia m’hanno vinto, e dunqua non porterò io piú arme dinfino a tanto ched io non so che de’ compagnoni dela Tavola ritonda siano abattutti per mano deli cavalieri di Cornovaglia, sí come sono io». Ed allora sí gittò lo cavaliere novello tutta sua arme. E T. disse: «Piglia la mia arme, cavaliere, e dami a me la tua». E lo cavaliere rispuose e disse a T.: «E dunqua sare’ io vie piú vitiperato». Ed allora sí si partio, faccendo pur lo maggiore pianto del mondo. E l’altro compagnone non gittò sua arme, ma partettesi. Ed allora si hanno veduto li cavalieri di Cornovaglia sí come messer T. si diliveroe da due cosí buoni cavalieri, i quali ierano del reame di Longres. Ora si rendono assai piú sicuri per la bontade di T.

Ed allora si giugne in quello medesimo porto lo re Languis in una nave con XL cavalieri in sua compagna, lo quale re era appellato di tradimento da Blanore, cuscino di Lansalotto, che ’l avesse morto o fatto uccidere uno cavaliere in sua corte in Irlanda, lo quale cavaliere iera del re Bando di Benoicchi. E quando il re giunse nel porto, vide li padiglioni in terra ed egli disse in suo cuore: «O Iddio, or fosse questi T. di Cornovaglia, ché se lui trovasse, io camperei la morte, ché Blanore è sí buono cavaliere che contra lui io non potrei riscuotermi». E allora sí scese in terra lo re Languis e domandoe che gente iera quella, che facciano istare quivi quegli padiglioni tesi. Allora sí fue detto alo re: «Messer, egli è T. di Cornovaglia». A tanto si domanda lo re ove fosse T. Or li fue insegnato. E lo re viensine inverso di T. molto allegramente e T. andoe a lui e fecersi insieme molto grande festa l’uno all’altro. E T. incomincia a dire che novelle ha lo re, e lo re rispuose e disse: «Io l’avrei molto rie, ma oggimai l’avrò buone, da che io ho trovato voi. Ché al tempo che noi faciemo li torneamenti nelo reame d’Irlanda, sí come [p. 65 modifica] voi sapete, si venne uno cavaliere in mia corte, il quale iera del parentado del re Bando di Banoicchi, ed io si gli feci onore di quello ch’io potti. Venne che lo cavaliere si fue morto in mia corte, non so in che maniera. Or ne sono appellato di tradimento da Blanor a corte delo re Arturi, ed io so bene ched io non potrei giostrare con Blanor, imperciò ch’egli è troppo buono cavaliere. Ma io vi priego, per amore che voi m’avete e per alcuno servigio ched io fatto v’avesse o ched io fare vi potesse, che voi dobiate questa battaglia fare per me, ed io vi prometto sí come cavaliere e giurolvi ched io nela morte del cavaliere non ebi nesuna colpa».