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CXIX CXXI

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CXX. — A tanto dice lo conto, che quando T. ebe fatto questo colpo, ed egli sí fedio all’altro cavaliere e miselo morto a terra del cavallo. E appresso sí ferío all’altro cavaliere e miselo morto a terra del cavallo. Ma che vi diroe? che imprima ch’egli rompesse la lancia, egli sí abatteo XI cavalieri a terra de’ cavagli. E quando la lancia fue rotta, ed egli sí mise mano ala spada e incominciò a dare di molto grandi colpi da una parte e da un’altra, e incominciò ad abattere cavagli e cavalieri ed a fare tanto d’arme che tutta gente sí ne maravigliava dela sua prodezza. E tutta fiata sí andava in quella parte lá dov’iera lo conte d’Agippi.

Ma quando li cavalieri videro questa prodezza e videro li grandi colpi, i quali egli dava ispesse fiate, allora tutti sí si incominciarono a partire e lasciavano andare T. Ma T. andoe tanto per la pressa deli cavalieri ched egli sí fedío alo conte d’Agippi, e diedegli sopra l’elmo sí grande colpo che gli passoe l’elmo e la cuffia del ferro e misegli lo ferro dela spada nel capo e abattelo morto da cavallo. E quand’egli ebe fatto questo colpo, ed egli sí ferío a quegli che portava il pennone del conte d’Agippi e diedegli si grande colpo che lo mise morto in terra del cavallo. E quand’egli ebe abattutte tutte le ’nsegne delo conte d’Agippi, ed egli si incominciò a combattere cogli altri cavalieri molto fortemente e dava molto grandi colpi e da una parte e da un’altra. E fece tanto per sua prodezza che tutti li cavalieri sí incominciarono a fuggire per le grande prodezze di T.