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CXCI. — A tanto dice lo conto, che quando T. fue partito, sí come detto è, e li ij cavalieri si montarono a cavallo e tornarono ala magione delo forestiero, e smontarono da cavallo e andarono ala camera, lá dov’iera lo re siniscalco, e quivi si trovoe lo forestiero. Ond’egli sí gli dissero in cotale maniera: «Re siniscalco, noi vi possiamo dire buone novelle, ché quando trovammo lo cavaliere, egli disse che avea nome T. di Cornovaglia, lo quale è lo fiore di tutti li cavalieri del mondo; e imperciò non è da maravigliare se noi fummo abbattutti da lui, e certo noi dovemo essere allegri di questa aventura». Ma quando lo forestiero e lo re siniscalco intesero queste parole, fuorono tanto allegri, che neuno altro piú di loro. E dissero: «Certo non è maraviglia ch’egli era cotanto bello cavaliere; onde noi siemo molto allegri di queste cose». Molto menavano grande allegrezza tutti e tre li cavalieri di questa aventura. Ma [a] tanto lascio ora lo conto di parlare di questa aventura, perché non appertiene a nostra materia, e torno a T., di cui si vuole divisare la storia verace.