La guerra dei topi e delle rane/Canto quarto

Canto quarto

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Omero - La guerra dei topi e delle rane (Antichità)
Traduzione dal greco di Giacomo Leopardi (1815)
Canto quarto
Canto terzo


Era nel campo il Prence Rubatocchi,
Giovine di gran cor, d’alto lignaggio,
Già capital nemico de’ ranocchi,
Caro figliuol d’Insidiapane il saggio,
Il più forte fra’ topi ed il più vago
Che di Marte parea la vera immago.



2Questi sul lido in rilevato loco
Si pone, e a’ topi suoi grida e schiamazza,
Le schiere aduna, e giura che fra poco
Delle ranocchie struggerà la razza,
E lo faria davver, ma il Padre Giove
Già delle rane a compassion si move.



3Ahimè, dice agli Dei, che vedo in terra!
Rubatocchi il figliuol d’Insidiapane
Distrugger vuol con ostinata guerra
Tutta quanta la schiatta delle rane;
E forze avria per farlo ancorché solo,
Ma Palla e Marte manderem sul suolo.



4E che pensasti mai? Marte rispose,
Con tal sorte di gente io non mi mesco,
Per me, Padre, non sono queste cose,
E se le voglio far, non ci riesco:
Né Pallade pur lei dal ciel discesa
Meglio riuscirebbe in quest’impresa.



5Tutti piuttosto discendiamo insieme.
Ma certo i dardi tuoi saran bastanti:
Il fulmin tuo, che tutto il mondo teme,
Che Encelado sconfisse e i suoi Giganti,
Scaglia sui topi, e spergersi ogni schiera
Vedrai tosto e fuggir l’armata intiera.



6Disse, e Giove il seconda, e un dardo afferra,
Prima col tuono fa che il ciel si scuota,
E traballi da’ cardini la terra,
Poscia tremendamente il fulmin ruota,
Lo scaglia, ed ecco il campo in un momento
Pieno di confusione e di spavento.



7Presto i topi però, rotto ogni freno,
Le rane ad inseguir tornano, e tosto
Cedon le rane all’urto e vengon meno:
Ma Giove le vuol salve ad ogni costo,
E a confortar la fuggitiva armata,
Al campo arrivar fa truppa alleata.



8Venner certi animali orrendi e strani
Con otto piè, due capi e bocca dura;
Gli occhi nel petto avean, fibre per mani,
Le spalle risplendenti per natura,
Obliquo camminare, e largo dosso,
Le lor branche e la pelle eran sol osso.



9Granchi detti son essi, e alla battaglia
Il lor feroce stuolo appena è giunto,
Che a pugnar prende, e mena colpi, e taglia
E faccia alla tenzon cangia in un punto.
De’ topi le speranze omai son vane,
Già più liete a pugnar tornan le rane.



10Quei code e piè tagliavano col morso,
E fer tremenda strage innanzi sera,
Rompendo ogni arma ostil solo col dorso.
Cadeva il Sol: de’ topi alfin la schiera
Confusa si ritrasse e intimorita,
E fu la guerra in un sol dì compita.