La guerra (Goldoni)/L'autore a chi legge

L’autore a chi legge

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Lettera di dedica Personaggi
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L'AUTORE

A CHI LEGGE1.

« T
UTT’arme è il Mondo. Arma virumque cano.

          «Le Donne, i Cavalier, l’armi e gli amori.
          «Canto l’armi pietose, il Capitano.


Così principia Salvator Rosa2 la satira intitolata: La Guerra. Così principierò io questo mio ragionamento al Lettore. Tutt’arme è il Mondo. Ne’ circoli, nelle piazze, nelle conversazioni, nelle botteghe non si sente che parlar di guerra3, ed è venuto a me pure il capriccio di comporre una Commedia intitolata la Guerra. Mi trovai da principio un po’ imbarazzato nello scegliere le nazioni belligeranti, temendo l’indignazione degli appassionati geniali, ma finalmente trovai la maniera d’uscir d’impegno, in quella guisa che si può scorgere dalle ultime righe della Commedia medesima. Negli anni miei giovanili mi sono trovato in qualche occasione da poter conoscere da vicino la guerra: non già ch’io abbia fatto il mestiere del militare, che per grazia del Cielo, tutte le tentazioni ho sofferte fuori di questa, ma si può essere informato di qualche cosa anche senza averne fatta la professione, trattando co’ professori, informandosi con esattezza, e riflettendovi, come io per abito a tutte le cose ho accostumato sempre a riflettere. Chi è pratico della Guerra, giudicherà se io ho trattato l’argomento a dovere, se sono informato di quelle massime d’onore che spingono i valorosi al cimento, se nota mi è veramente quell’allegrezza, quella carità, quell’ intrepidezza che regna al campo, che ravviva il coraggio, e che fa non curare i pericoli, se ho ragionevolmente unita la passion [p. 370 modifica]dell’amore agli obblighi del Militare, e se finalmente ho usata la giusta critica rispetto a coloro che in tali occasioni si approfittano un poco più del dovere. Circa alle operazioni militari, ho scelto un assedio di una Fortezza, che è delle più interessanti. Quando si rappresentò questa mia Commedia, ho creduto di servir bene al piacere del pubblico facendo agire gli assedianti non meno che i difensori coll’uso delle artiglierie, delle sortite, degli assalti e de’ movimenti delle milizie, ma vidi in pratica esser operazioni difficili da eseguirsi sopra la scena, e che male eseguite, guastano anzichè adornare la rappresentazione. Ho ridotte ora le cose a facilità. Alcune ne ho del tutto levate, supplendovi con brevissime narrative; altre ne ho moderate, che possono soddisfare collo spettacolo, senza impegnare gli attori alla difficile esecuzione. Il fine è lietissimo, poichè viene coronato dalla santa pace: fine che io desidero ardentemente sollecito alle presenti guerre d’Europa, che Dio lo voglia.

  1. Questa pref. fu stamp. in testa alla comm. nel I. VI (1764) dell’ed. Pasquali di Venezia.
  2. Il Rosa no. Chi mai?
  3. Qui e nell’ultima riga il Gold. allude evidentemente alla guerra dei sette anni. Il t. VI dell’ed. Pasquali uscì nel febbr. del 1764, ma l’autore aveva «spedito le commedie per il tomo sesto» all’editore fin dal principio del luglio 1763 (v. lett. al senatore Albergati-Capacelli 11 luglio ’63 in Lettere di C. G. cit., p. 220) e certo la presente pref. appare scritta prima della pace di Parigi e di Hubertusburg (10 e 13 febbr. 1763).