La gente di spirito/Atto terzo/Scena settima
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Carlo, Eugenia e detti.
- Fausto
a Sofia.
- Chissà che il cavaliere ce ne sappia dire qualche cosa.
- Eulalia
- La mamma.
- Ernesto
- Qui non c'è posto altro.
- Eulalia
- Le se ne fa... o si va a raggiungerla.
Accenna di alzarsi, e guarda Ernesto coll'aria della maggiore civetteria.
- Ernesto
- Ah! non pensavo che c'è anche il cavaliere.
- Eulalia
- Oh? Mamma... vieni a seder qui.
Eugenia sedendo daccanto all'Eulalia, Ernesto le deve cedere la propria scranna. È appoggiato con una mano allo schienale della scranna dell'Eulalia.
- Fausto
trae Carlo sul davanti.
- Mi sapresti dire tu chi possa essere stato... sul terrazzo, ora fa mezz'ora... con...
- Carlo
- Sst...
- Fausto
- Eri tu?
- Carlo
- Ma zitto... mi raccomando... Prometti?
- Fausto
- Oh! quanto a prometterlo... sì.
S'allontana.
- Carlo
- Mi raccomando.
- Ernesto
- Carlo.
Carlo si volge.
- La signorina Eulalia ti vuole.
- Carlo
premuroso.
- Me?
- Eulalia
- Non è vero niente.
- Carlo
- Mi rimanda allora?
- Eulalia
- Oh! dacché è venuto, rimanga.
- Fausto
a Campioni, che sdraiato su di una poltrona sta leggendo.
- È scoperto.
- Campioni
- Chi?
- Fausto
- Il Romeo.
- Campioni
- Cioè?
- Fausto
- L'uomo del terrazzo.
- Campioni
- Ah! Chi è?
- Fausto
- Indovini.
- Campioni
- Dica, dica.
- Fausto
- Il cavaliere.
- Campioni
- Davvero!
- Fausto
- Mi raccomando, veh?!
- Campioni
- Oh!
- Fausto
- Rimane la Giulietta...
- Campioni
- Giulietta? Ah! capisco...
- Fausto
- Quella sarà più difficile a trovarsi. C'è l'imbarazzo di un marito.
Lascia Campioni, e torna presso la signora Sofia.
- Campioni
fra sé.
- Il cavaliere Carlo dunque! (Si rimette a leggere).
- Lucia
è seduta a un tavolino dove sta spaginando un giornale.
- Eulalia... vieni a vedere questi disegni.
- Eulalia
senza muoversi.
- Che giornale è?
- Lucia
- L'Illustrazione tedesca...
- Ernesto
- La signorina Eulalia li conosce di già.
- Eulalia
- Che ne sa lei?
- Carlo
sottovoce all'Eulalia.
- Rimanga... sia buona.
- Ernesto
forte a Lucia.
- Li faccia passare al mio amico Matteo... a ricordargli la Germania, lo si fa andare in brodo di giuggiole.
- Eulalia
- Perché?
- Ernesto
- Non lo sa? Matteo possiede dei parenti tedeschi.
- Carlo
- È vero... una cugina.
- Ernesto
- E tal quale lo vedono... il mio amico Matteo vuol personificare il connubio delle razze latine colle teutoniche. Bisognava sentirlo l'anno passato, come lo gonfiavano i trionfi prussiani!
- Eulalia
a Matteo.
- E non ci ha mica detto nulla mai, il signor Matteo!
- Ernesto
- Sfido io! Il suo è amore tedesco pretto. Taciturno quanto profondo. Non ci sono che i nordici che conoscano l'amore...
- Eugenia
- Noi, no?
- Ernesto
- Di vista solamente.
- Eulalia
- Com'è fatto?
- Ernesto
- Come lei.
- Eulalia
- Ah! Ah!
- Federico
a Ernesto.
- Raccontaci dunque gli amori di Matteo.
- Ernesto
- Subito... E prima di tutto... c'è nessuno qui, che creda agli angioli?
- Eulalia
- Io.
- Ernesto
- Io pure. Vent'anni or sono, era novità metterli in canzone... ora è vecchiume la canzonatura. Or bene, Matteo ne ha scoverto uno, di questi aliferi. Nientemeno che un angiolo tedesco... al quale non difetta nessuno dei serafici ideali richiesti. Biondo, alto, incompreso come la Seraphita di Balzac. La metafisica fatta donna, morale come un racconto di Thouar... con l'anima e gli occhi azzurri... un angiolo diafano... salvo a diventare matronale cogli anni...
Tutti ridono, meno Matteo, Lucia e Massimo.
- Li diverto? Li faccio ridere? Allora continuo... Mi ci vuol così poco a me, per riuscir spiritoso! Dunque dicevamo degli angioli.
- Eulalia
- Perdoni, dicevamo di un angiolo.
- Ernesto
- Tornavo al plurale... (con una leggera tinta di canzonatura) per dare un posto anche a lei.
- Eulalia
- Grazie.
- Ernesto
- L'angiolo del mio amico Matteo.
- Matteo
viene non veduto fin dietro le spalle d'Ernesto e lo tira per le falde dell'abito.
- Ernesto
volgendosi.
- Che cos'è? Oh, sei tu?
- Carlo
- No... no... non c'è remissione.
- Eugenia
- Signor Matteo, è inutile.
- Federico
- Vogliamo la storia.
Matteo parla con Ernesto con aria di umiltà supplichevole.
- Ernesto
- Signori!... il mio amico Matteo mi proibisce di raccontarla.
- Matteo
- No... proibisco... eh! eh! eh!
- Eulalia
- Non proibisce... dica.
- Ernesto
a Matteo.
- Continuo?
- Matteo
sottovoce e supplichevole.
- No.
- Ernesto
- Lo dicevo io che era un amore profondo? (A Matteo). Via... dacché ci sono, mi contenterò di alcune pennellature generali... stai buono.
Matteo si allontana contristato.
- L'angiolo del mio amico Matteo sarà come i popoli felici... non avrà storia o la ci starà in poche parole: custodì la casa, filò la lana, e propagò sulla terra la razza dei Mattei.
Tutti ridono.
- Non ce ne ha mai di soverchio al mondo di quegli uomini lì. Matteo... prima di aprirsi colla sua germanica cugina, durò a volerle bene cinque anni. Io lo vedevo immagrire e sciogliersi in sospiri come fa la legna umida quando è messa sul fuoco. L'angiolo sospirava anche lui. L'angiolo di Matteo è un angiolo casalingo, adorno di tutte quelle ignorate virtù che fanno presagire una buona madre di famiglia. Ricama in lana, soffre delle gelature, frigge gli sgonfiotti, prepara le conserve e compila certe torte che sentono di cielo.
- Matteo
- Ernesto!
- Eulalia
- Lo lasci dire... lei non ha diritto di essere modesto per altri.
- Matteo
con imbarazzo.
- Non è modestia.
- Carlo
- Ah! Ah! Ah!... che cos'è invece?
Tutti ridono. Campioni riprese e smesse più volte il giornale nulla occupandosi della conversazione generale. È agitato; s'alza coll'aria pensierosa e passeggia per proprio conto.
- Campioni
- C. a. m. p. i. o. n. i... Otto lettere... È un brutto augurio! Era il cavalier Carlo!
- Fausto
a Sofia.
- La signora Eugenia senza fallo.
- Sofia
sottovoce.
- Pare.
- Fausto
- Stamattina la nipote... che aspetta Ernesto sugli scogli... stasera... Povero Carlo! Una donna a quell'età è capace di innamorarsi sul serio.
- Sofia
- E prima no?
- Fausto
- Ne chiederò al capitano Norbetti...
- Sofia
- Ingrato!
Continuano a parlare fra di loro.
- Eugenia
- Signor Matteo... ci fa il broncio?
- Matteo
ridendo.
- Oh! signora Eugenia! eh! eh! eh!...
- Ernesto
- In caso non lo farebbe che a me...
- Matteo
- A nessuno io lo faccio.
- Carlo
- Al contrario, gli devi essere riconoscente ad Ernesto.
- Federico
- Sicuro, grazie il ritratto lusinghiero.
- Carlo
- E poi tutti sanno ormai che tu non sei più libero e così eviti molti pericoli.
- Eulalia
- Dio sa però se la conoscenza di quella storia non avrà cagionato qualche disinganno... qui...
- Massimo
- Oh!
- Ernesto
ridendo.
- Questo pensavo ancor io.
- Eugenia
- Ha sentito, signor Matteo?
- Federico
- Ne devi aver delle grosse tu sulla coscienza con quell'aria innocentina!
- Carlo
- Chissà quante disgraziate v'hanno al mondo che piangono in grazia tua.
- Matteo
- Oh! non credo... eh! eh!
Tutti ridono. Matteo è confuso, imbarazzato ed afflitto.
- Eulalia
- Non lo crede proprio?
- Eugenia
- Via, signor Matteo.
- Ernesto
- Scommetterei che la signorina Eulalia istessa...
- Matteo
piange quasi.
- Lo so che non possiedo lo spirito di loro signori... che colpa ci ho io... se non sono buono da rispondere? Ma ho fatto del male a nessuno forse?... Non l'ho fatto mica...
- Federico
- Se le parli con quella voce lì, alla tua tedesca... sei irresistibile...
- Fausto
a Sofia.
- Tornano a ballare... facciamo un giro?
Escono a braccetto.
- Carlo
accennando Matteo.
- Ernesto... come si chiama... la...
- Ernesto
- Non lo ricordo bene.
- Federico
- E sta a Firenze?
- Ernesto
- Sì.
- Federico
- La si vede nel mondo?
- Ernesto
- No... figurati... è un angiolo casalingo...!
- Federico
- Non lo ricordi proprio... il nome?
- Ernesto
- Domandatelo a lui.
- Matteo
per togliersi a quel tormento si avvicina all'Eulalia.
- Se volesse aver la compiacenza di ballare con me.
- Eulalia
- Grazie... molto gentile.
Rimane.
- Matteo
le porge la mano.
- Sì?
- Eulalia
ridendo.
- Avrei paura d'ingelosirmi... o d'ingelosire, e non voglio né l'uno né l'altro.
- Massimo
trattenendosi a stento.
- Oh!
Ernesto sorride coll'aria di compiacenza. Matteo si allontana mortificato.
- Lucia
- Signor Matteo...
Matteo si volge sospeso.
- Lucia
venendo a lui.
- Mia cugina è stanca... non le spiace ballare con me?
- Matteo
- Grazie! oh! grazie.
- Massimo
- Brava, per Dio.
- Ernesto
tra sé.
- Ce ne volle!
Matteo e Lucia escono a braccetto.
- Ernesto
all'Eulalia.
- E con me?
- Eulalia
- Con lei!
- Ernesto
- Due battute sole...
- Eulalia
- Ma balla lei?
- Ernesto
- Sono dodici anni che ho smesso.
- Eulalia
- E perché ci ritorna?
- Ernesto
- Mah! Non per ballare.
- Eulalia
- Non fosse che grazie la rarità del caso.
Escono a braccetto.
- Carlo
ad Eugenia cui siede vicino.
- Quella santuccia d'una vostra nipote ha dato al rifiuto della signorina Eulalia un'importanza!
- Eugenia
- È vero... l'avvertirò io stassera... Nessuno ci ha visti rientrare?
- Carlo
- Oh! nessuno... come volete?
- Campioni
guardandoli di traverso.
- Sono insieme di nuovo.
- Eugenia
- Guardate, Campioni pare preoccupato.
- Carlo
- Non è nulla... il dispetto d'oggi col dottore.
- Eugenia
- M'era parso proprio di sentir gente sul terrazzo.
- Carlo
- No... non c'è nessuno mai... qualche pescatore dalla spiaggia.
- Eugenia
- Sono inquieta!
- Campioni
- Se me ne potessi accertare!
Lucia e Matteo rientrano.
- Matteo
depone Lucia a sedere.
- Grazie.
- Lucia
- Oh! non lo dica!
- Matteo
- Come è buona lei!
S'allontana.
- Massimo
avvicinandosi.
- Ho aspettato che tornasse, per poterle stringere la mano.
Lucia gliela porge senza parlare.
- Buona sera.
- Lucia
- Buona sera.
Massimo esce.
- Campioni
- Lucia.
- Lucia
- Zio.
- Campioni
- Vieni qui.
Lucia obbedisce.
- Campioni
- Dimmi un po'... così... per... Prima che veniste di qua... la zia era col cavaliere?
- Lucia
- Sì... lui c'è stato sempre daccanto tutta la sera.
- Campioni
- Li hai veduti?
- Lucia
- Meno un po' di tempo... che credo fossero qui.
- Campioni
- Ah! di là non c'erano?
- Lucia
- No... Perché queste domande?
- Campioni
- Nulla.
- Lucia
- Hai dei sospetti anche tu, sul conto del cavaliere?
- Campioni
- Anche tu? Che cosa vuol dire questo: anche tu?
- Lucia
- Nulla.
- Campioni
- Tu sai qualche cosa...
- Lucia
- No... solo non credo che ci si possa fidare del cavaliere.
- Campioni
- Va bene... io le capisco di volo le cose... vai pure.
Lucia s'allontana.
- Era lei... senza fallo...
Passeggia, guarda Eugenia e Carlo, e poi.
- Si fa tardi... ritiriamoci.
- Eugenia
- Come vorrai... solo l'Eulalia è di là che balla ancora.
- Campioni
- La piglieremo passando.
- Carlo
offrendo il braccio all'Eugenia.
- Col suo permesso... io.
- Campioni
dà il braccio a sua moglie.
- Grazie... buona notte... Lucia...
- Carlo
le offre il braccio.
- Signorina...
Lucia senza avvertirlo si attacca all'altro braccio di Eugenia. Eugenia guarda Carlo con inquietudine. Escono Campioni, Eugenia e Lucia. Carlo li guarda uscire stando nel vano
della porta che mette alla sala di musica.