La gente di spirito/Atto secondo/Scena sesta
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Giuseppe Giacosa - La gente di spirito (1872)
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Detti, meno Campioni.
Le ragazze si mettono a ricamare, Eugenia prende un giornale di mode e lo spagina. Il tavolino al quale siedono l'Eulalia e la Lucia è da un lato, e quello a cui siede l'Eugenia dall'altro lato della scena.
- Eugenia
a Carlo.
- Poveretto...!
- Eulalia
- Lei è vittima del papà.
- Eugenia
- Ammiro il suo coraggio!
- Eulalia
- O che sia per fare opera meritoria!
- Lucia
sottovoce all'Eulalia.
- Eulalia!
- Carlo
id. all'Eugenia.
- Ci ho poco merito, dacché ciò mi avvicina a lei.
- Eugenia
- Adulatore!
- Carlo
- La signorina Lucia mi tiene il broncio ancora?
- Lucia
- Ancora! Perché?
- Carlo
- Per le parole... leggere di stamane, sul conto del... dottore.
- Lucia
- Oh Dio! Ciascheduno la pensa a modo suo.
- Carlo
- Ebbi torto, stamane... riseppi meglio le cose, e il dottor Massimo mi appare ora più che mai meritevole della stima di tutti gli uomini di cuore.
- Lucia
fra sé.
- Dove tende costui?
- Carlo
- È un cattivo vezzo il nostro, di interpretare le cose a rovescio... che vuol farci? Sono così rari gli uomini ammodo... e così frequenti i ciurmatori!
- Lucia
- È vero.
- Eulalia
sottovoce a Lucia.
- È onesto, vedi.
- Lucia
c. s. a Eulalia.
- Dice.
- Eulalia
- Che incredula!
- Eugenia
- Lucia, ecco l'abito come lo vorrei per te.
- Lucia
va presso di lei.
- Ch'io veda... oh!
- Carlo
a mezza voce all'Eulalia.
- Mi trattenni un bel pezzo col dottore, oggi.
- Eulalia
- Il dottore, chi?
- Carlo
con incredulità.
- Oh!? (Serio). Lei ha ragione a volergli bene.
- Eulalia
- Io?
- Carlo
- Dunque sa di chi voglio parlare?...
- Eulalia
con civetteria.
- Sì.
- Carlo
- E... è vero?
- Eulalia
- Che gliene fa, a lei?...
- Carlo
- È vero?
- Eulalia
- Forse.
- Carlo
con amarezza.
- Avevo indovinato!
- Eulalia
- Fa la ciera brutta così? E non parla più? Che vuol dir ciò? Mi spieghi...
- Carlo
sta per allontanarsi.
- Eulalia
- Oh! il cattivo! com'è poco garbato!
Lucia ritorna presso l'Eulalia.
- Carlo
a Lucia.
- Dunque non lo vuole quell'abito... che piace a sua zia?
- Lucia
- Dice con me?
- Carlo
- Sissignora... Scusi, non le vado troppo a genio, io... a quanto pare.
- Lucia
- Che bisogno ha lei d'andarmi a genio?
- Carlo
- Dunque le sono antipatico?
- Lucia
lavora, e tace.
- Carlo
- Grazie. (Allontanandosi). La bacchettona!
- Eugenia
- Cavaliere, venga a sedersi qui e lasci quelle ragazze che lavorino.
La voce di Campioni fra le quinte.
- No, no, no, non mi stia a dir altro... ho trovato della gente che lo val lei e che mi hanno detto: «Bravo.» Ah!
- Lucia
- La voce dello zio!
- Eugenia
- Con chi l'ha?
La voce (c. s.)
- Non c'è scusi che tenga, caro mio signore, non le piace... se ne forbisca... già non è un trattato di anatomia...
- Eulalia
- È in collera.
- Eugenia
- Pare.
- Eulalia
- Che seccatura! E a noi tocca poi godercelo.
- Carlo
- Non sarà nulla.
La voce (c. s.)
- Le ripeto che non ascolto nulla, e che lei è un insolente... e che ciò si chiama mancar di rispetto... ai capelli...
Si ode il rumore di un uscio sbattuto con violenza.
- Eugenia
levandosi.
- È rientrato in camera, vado a vedere... rimanete, voialtre.
- Carlo
- Io l'accompagno... Si tranquillino, signorine.
Via Carlo ed Eugenia.