La gente di spirito/Atto secondo/Scena ottava
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Giuseppe Giacosa - La gente di spirito (1872)
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Massimo e Lucia.
- Massimo
passeggia la scena agitatissimo. Dopo una lunga pausa vede Lucia che lo guarda.
- Massimo
coi denti stretti.
- Non ha anche lei la mamma che la chiami?
- Lucia
- Ne porto il lutto di mia madre... lo sa.
- Massimo
- Oh! perdoni, perdoni! Come... sono grossolano! Mi perdona?
- Lucia
- Sì.
- Massimo
- Ha inteso? Così non la può durare. È un tormento di ogni giorno, di ogni ora, di ogni minuto. Questo affanno continuo mi rende insopportabile a me stesso, e cattivo con tutti. Sono giunto a segno di indispettirmi anche con lei.
- Lucia
- Con me?!
- Massimo
- Con lei... e mi ripeto che se lei non fosse, mi ci sarei avvezzo ancor io a questa sorta di vita che l'Eulalia ama di preferenza; che a non potere io convertire l'Eulalia, l'Eulalia avrebbe convertito me. Certe volte, mi prendo la testa fra le mani, e faccio di convincermi che è un errore il mio, che senza volerlo, per troppa paura, io do corpo alle ombre, che l'Eulalia fa bene a essere così, e che non potrebbe essere diversa, e quasi ci riesco a convincermene, ma poi subito mi sovviene di lei, e tutti i miei ragionamenti ca-scano al cospetto della sua modesta e mite serenità; lei diventa l'accusatrice dell'Eulalia, e mi incollerisce contro di lei il saperla quale vorrei che l'Eulalia fosse. Mi perdona? Sento qualche cosa in aria, e non so che sia, sono sotto il peso continuo di una minaccia che non conosco, sorda, inesorabile; non riesco a raggranellare sufficienti fatti da formulare un'accusa precisa all'Eulalia, non so come né perché, ma sento che mi sfugge, che è finita.
- Lucia
- Sono nuvole che passano; com'è pauroso! E poi via, gliene tocca anche a lei un po' di predica. Noi donne, non bisogna urtarci così di fronte. Oh oh, non lo sa che una volta stizzite, non c'è piu verso di cavarne bene da noi? E lei... monta subito il cavallo di battaglia e a gran carriera. Noi siamo un po' come le mosche... ci si piglia col miele, e quelle che vengono anche all'aceto, sono mosche bianche.
- Massimo
fa per parlare.
- Lucia
- Zitto ancora, si queti del tutto, prima. Del resto chissà cosa è capace di rispondermi, lei. Vuole che glielo dica? Io stessa, pacata come sono, avrei fatto ad un modo al posto dell'Eulalia.
- Massimo
- Oh no.
- Lucia
- Oh sì. Che ne sa lei? E poi perché l'Eulalia, trapiantata quasi di sbalzo dalla vita di convento in quella dei bagni, ne patisce e ne ha la testa annebbiata, ecco subito che il mondo rovina! Come va spiccio a far la diagnosi lei... ho detto giusto, diagnosi? E che rimedi violenti! In fin de' conti, l'Eulalia le ha trovato a ridire perché disgustò lo zio. Il gran male! M'immagino che razza di verità gli avrà dette, allo zio! E perché non avvertircene noi prima?
- Massimo
- È stato il cavaliere.
- Lucia
- Il cavaliere Carlo? Lei ha parlato col cavaliere Carlo?
- Massimo
- Fu lui a confidarmi i progetti letterarii di Campioni e a propormi che gli venissi alleato per combatterli.
- Lucia
- E lei ha accettato?
- Massimo
- Perché no? Non lo dovevo forse?
- Lucia
- Con tutt'altri... sì.
- Massimo
- Mica vero. Io pure facevo un cattivo giudizio del cavaliere. Gli parlai oggi, e quasi mi son ricreduto.
- Lucia
- Badi.
- Massimo
- Com'è diffidente lei!
- Lucia
- Vede se li ho anch'io i miei difetti!
- Massimo
- E che cosa suppone del cavaliere?
- Lucia
- Nulla, per ora... quando mi sarò meglio chiarita glielo dirò.
- Massimo
- Ha torto.
- Lucia
- Quando incontrò lo zio, che ciera aveva?
- Massimo
- Contenta.
- Lucia
- E lasciava allora allora il cavaliere, al quale senza dubbio aveva confidati i suoi progetti.
- Massimo
- Oh! sì.
- Lucia
- Dunque ne aveva ricevuti elogi ed incoraggiamenti. Dunque scopo del signor Carlo era di entrar egli nelle grazie dello zio, e di cacciarne lei.
- Massimo
- Possibile! ma perche?
- Lucia
- Nessuno mi leva di testa che egli voglia combattere un rivale.
- Massimo
- Oh!
- Lucia
- Ed è un nemico formidabile, sa...
- Massimo
- Se sospettassi l'Eulalia capace di esitare un secondo solamente fra me e lui...
- Lucia
- L'Eulalia, no. Ma la forza di quegli uomini non si esercita sulle persone, bensì sulle circostanze. C'è una trama da sventare, e non la si conosce. Come raccapezzarcene, noi che siamo onesti... come trovare il bandolo!? Se non era della sfuriata dello zio, lei ci dava una capata ad occhi chiusi nella rete. Ora sospettiamo il nemico... Parlo in plurale, perché siamo alleati, n'è vero?
- Massimo
preoccupato.
- Grazie... Ma non so se reggerò io a questa guerra... mi sento sfiduciato. La lotta aperta mi fa gagliardo... il sotterfugio mi invilisce... ho paura. Ha fatto male, lei, a gittare in me questa semente di diffidenza; ha fatto male... che non s'abbia ad aver fede che in noi?!
- Lucia
da questo punto comincia a guardarlo attenta e cogli occhi pieni di fierezza.
- Massimo
- Guai se chi crede come io credevo comincia a mordere il dubbio. È una cancrena, quella, che dissolve rapidissima. Si comincia a dubitare di uno e si finisce col dubitare di tutti.
Via.