La gente di spirito/Atto quarto/Scena quarta
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Giuseppe Giacosa - La gente di spirito (1872)
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Ernesto e detti.
- Ernesto
inoltrandosi.
- Sono io.
- Lucia
rapidissima e sottovoce, a Ernesto.
- Silenzio con lui.
Massimo osserva stupito l'atto di Lucia.
- Ernesto
a Massimo.
- Lei è sorpreso di vedere la signorina Lucia parlarmi come se avesse dei secreti con me?
- Massimo
- Difatti...
- Ernesto
- Ebbene, questa non è l'ultima delle sorprese che io le cagionerò. Ho paura di arrivare a sorprendermi da me stesso. Non c'è mica Matteo qui?
- Massimo
- Non signore.
- Ernesto
- Lo cerco per fargli le mie scuse.
- Lucia
- Le sue scuse!
- Ernesto
- Sì... riguardo gli scherzi spiritosi di ieri sera. Era la prima volta in vita mia che agivo per uno scopo determinato... Dacché sono al mondo, a tormentare il prossimo, ho fatto sempre l'arte per l'arte... Ieri... la mia malignità era diplomazia. (A Lucia). Lei sa che in politica il fine giustifica i mezzi. (A Massimo). Vuol stupire di nuovo? Ieri sera lavoravo per lei.
- Massimo
- Per me?!
- Ernesto
- Non se l'abbia a male e si tranquilli, che non le chieggo riconoscenza.
- Massimo
- Mi vuol spiegare...
- Ernesto
- Oh no! Sarei un Talleyrand troppo novizio. Capirà più tardi... a suo tempo.
- Massimo
- Allora la pregherei...
- Ernesto
- Di smettere? Non signore... oramai lo faccio per vocazione. Signorina Lucia... mi tocchi la mano.
Lucia gliela stringe.
- Grazie... e lei?...
A Massimo con uno sforzo. Massimo esita.
- Ah... se ci pensa tanto su... (Ritira la mano). Me la toccherà più tardi... a suo tempo.
Via.