La gente di spirito/Atto primo/Scena seconda
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Giuseppe Giacosa - La gente di spirito (1872)
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Federico, poi Carlo.
- Federico
va al tavolino, e scrive.
- Un acconto! Avrò quindici giorni di sosta. In quindici giorni!
- Carlo
- Cercavo te.
- Federico
ha terminata la lettera, e la mette in saccoccia.
- Eccomi. Come va?
- Carlo
- Così così! Quel signor Massimo...
- Federico
- È proprio lui?
- Carlo
- Non ottenni ancora di strapparle una confessione.
- Federico
- Assiduo lo è.
- Carlo
- E seccante pure. A buon conto stamattina potrò chiarirmi se avrò da combattere una passione in lei.
- Federico
- In qual modo?
- Carlo
porgendogli un giornale.
- È il giornale di qui. L'Eco del mar Tirreno. Direttore ne è un imbecille, mio amico, al quale fornii alcune informazioni sul conto del dottore.
- Federico
- Che informazioni?
- Carlo
- Onorevolissime. Una specie di eroismo notturno, alla san Vincenzo. Una famiglia di pescatori, presso la quale il nostro dottorino ama rappresentare la parte della Provvidenza. Certe visite di soccorso... incognito.
- Federico
- Ah! Ah! Ah!
- Carlo
- Converrà che tu lo legga stamane, quando tutti siano in sala. Se ne è innamorata...
- Federico
- La signorina Eulalia, innamorata di quel chierico fallito! Sarebbe bella!
- Carlo
- Se non amore, potrebb'essere abitudine.
- Federico
- Disavvezzarla.
- Carlo
- E la cugina... quella monachella di una signora Lucia che lo sostiene!
- Federico
- Fare di tirarlo via.
- Carlo
- Al contrario, fare che centuplichi l'assiduità; gittarglielo nei piedi ad ogni svolto, che se ne infastidisca. Regola generale: un amatore che paia Felice, è mezzo rovesciato.
- Federico
- Fra te e lui! E la mamma?
- Carlo
- Uh! La signora Eugenia non mi dà pensiero.
- Federico
- E papà Campioni?
- Carlo
- Bello ostacolo!
- Federico
- Però...
- Carlo
- Ho il mio piano di battaglia. Tu bada a quel che ti dico.
- Federico
- Eccomi.
- Carlo
- Si susurra in giro che io faccio la corte alla signora Eugenia.
- Federico
- Disperdo le male lingue.
- Carlo
- No... povere male lingue! Perché disperderle? Aiutarle invece, ma con arte. Tu mi sei amico e quindi puoi sparlare di me, coll'aria di difendermi... e voglio una di quelle difese... che... mi capisci. Insomma, domani la voce del mio corteggiare la signora Eugenia deve aver preso corpo. E per ottener ciò... stasera... ci vorrebbe un indiscreto.
- Federico
- Fausto.
- Carlo
- Si... bene, stasera circa le nove ore, mentre si fa musica nel salone, farai di condurlo sul terrazzo a dritta... che è sempre deserto.
- Federico
- Ho capito.
- Carlo
- E di quanto vedrete... tu consiglierai a Fausto che taccia, e lascia fare a lui. Quel signor Massimo...
- Federico
- Lo canonizzeremo.
- Carlo
- Dopo il martirio.
- Federico
- A proposito... Aspettavo stamane certi quattrini... quella posta maledetta!
- Carlo
- Quanto? (Mette mano alla borsa).
- Federico
- Oh Dio! Un cento cinquanta lire... appena arrivino...
- Carlo
gli dà i danari.
- Con tuo comodo.
- Federico
- Grazie.