La fuga di Papa Pio IX a Gaeta/Prefazione

Prefazione

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Alla contessa di Clare
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PREFAZIONE


V’hanno delle persone, specialmente nel sesso più debole, che in ogni stadio della loro vita devono avere qualche passione predominante, variabile a seconda dell’età, dei gusti, delle circostanze. Sovente le passioni che si succedono sono diametralmente opposte fra di loro, la libertina si fa bacchettona, la meli fina diventa fastidiosa, l’amore pei figli si trasforma nella più acerba persecuzione, senza che si possa dar ragione apparente di tanto cambiamento improvviso. Ma in fondo v è una ragione ed è che tutte quelle passioni sono la manifestazione di una sola ed unica, invariabile, cioè della vanità. Per far parlare di sè si va da un estremo all’altro, si ama e si ammira oggi, quello che domani si odierà o sprezzerà, per ostentazione si faranno oggi le più esagerate dimostrazioni; di affetto verso oggetti che di lì a poco saranno dismessi e allontanati come i più pericolosi nemici, non per altro se non perchè non possono più servire alla vanità, o le sarebbero anche pregiudizievoli. Vi è fortemente a temere che la signora, che ha scritto il libro che offriamo a’ nostri lettori, abbia qualche analogia con simili esseri. Non è nostra intenzione di alludere alla vita privala, ma ci crediamo in diritto di giudicare il libro e il suo autore dal momento che esso vuol [p. 4 modifica]correre l’aringo della pubblicità, e si permette di trattare in pubblico di miscredenti, di persecutori, di ribelli, e di tutti quegli altri bei titoli coloro che non la pensano a modo di lei.

Figlia del conte Giraud e nipote del conosciuto autore di alcune commedie applaudite sul teatro, essa ebbe l’ambizione di essere agiata e sposò in prime nozze l’antiquario inglese Dodwell. Questa unione non sembra essere stata felice, poiché il sig. Dodwell andò a finire i suoi giorni a Parigi, lontano da lei, il che però non impedì che le lasciasse in eredità una buona rendita annua. Ottenuto questo intento, ebbe l’ambizione di aver titoli e cariche, e sposò in seconde nozze il conte di Spaur inviato della corte di Baviera a Boma. Ma non era sufficiente, ed ella volle ancora avere una parte attiva negli intrighi politici della corte di Roma, e non mancò di far valere la sua influenza, sebbene il marito non fosse di umore troppo facile per lasciarla fare Ma l’occasione le fu propizia e nella famosa fuga di Pio IX da Roma nel novembre del 1848 ella potè imaginarsi di aver pili di tutti contribuito alla riuscita di quell’impresa, invero non troppo ardua. Ma ciò non bastava ancora, era d’uopo clic il mondo conoscesse la parte che essa vi aveva avuto, o s imaginava di avervi avuto, e così nacque un libretto di cui veramente non si posero in giro che trecento copie fra persone elette, e abbastanza discrete per dare all autore quel tantino di pubblicità che si desiderava senza troppo compromettersi. Ma il libro fu tradotto in tedesco e messo in giro fra i buoni svizzeri del Sonderbund e fra gli alemanni della Selva nera che non sanno di malizia. Di là ce ne pervenne anche a noi una copia, che stimammo di voltare in italiano e di pubblicare in difetto dello scritto originale, che non ci fu concesso di avere [p. 5 modifica] Scopo dell’autore era quindi di far parlare di sè, e di fare uno sperticato elogio di Pio IX e del Re Ferdinando, sopranominato.... Dal suo punto di vista politico è lodevole quella intenzione, e non abbiamo nulla a ridire sulla medesima; ma non abbiamo potuto a meno di sorridere dello sgambetto che le diede la sua vanità, facendole credere che scriveva quelle cose con santa unzione in onore e gloria di sà e de suoi, mentre invece non faceva che vergare un pezzo di storia seria, terribile, che descrivere la dapocaggine, la pusillanimità, e mancanza di ogni dignità in certuni che si pretendono la vocazione di reggere i destini di un popolo, la loro umiliazione non in faccia al pericolo vero e reale, ma in faccia a mali imaginarii e persino in luoghi perfettamente sicuri, l’ipocrisia di coloro, che si assunsero di ospitare e proteggere quella serie di avvilimenti volontari e di successive prepotenze, che terminò col bombardamento e colla presa di Roma, e collo scredito del poter temporale. A quest’ultimo risultato reca la sua pietra anche il libretto che abbiamo sott’occhio, e desso ha perciò qualche importanza storica, e questo è il motivo per cui ci siamo indotti a tradurlo e pubblicarlo.

Abbiamo procurato di volgerlo per quanto era possibile letteralmente dalla traduzione tedesca fatta in pessimo stile. È però probabile che vi sarà non poca divergenza dalle parole dell’originale italiano della signora contessa Spaur, e ciò per due motivi, il primo perchè lo stile della traduzione tedesca è, come abbiavi detto, pessimo; il secondo perchè non siamo abbastanza esperti nello stile di sagrestia che l’autore sembra aver impiegato con molto sussiego nello scritto suo originale.