La fuga di Papa Pio IX a Gaeta/Capitolo XX
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XX.
Frattanto ci eravamo aggiustati alla bella meglio nell’abitazione più che modesta. Si entrava, come dissi, per una corte o giardinetto in uno spazio che era nello stesso tempo sala dei piano terreno e cucina. Da questa conduceva una scala erta e stretta in una angusta ed oscura camera o salotto, ove alla destra vi era una piccola stanza da letto, nella quale era entrala S. S. subito dopo il nostro arrivo, e che poi fu ceduta a me e alla mia cameriera. Dall’altra parte si giungeva mediante alcuni gradini in altra stanza, apparentemente una sala da pranzo, cui era contigua la stanza dell’oste, e a questa si passava ascendendo due gradini di legno. In questa io aveva preso posto assieme a mio figlio, ma poscia la lasciai, e fu destinata per il Santo Padre. Nella stanza vicina si prepararono i letti per il padre Liebl e il mio Massimo. Da un altro lato, appresso alla stanza dell’oste, in una specie di dispensa trovarono il cardinale Antonelli e il cavaliere d’Arnao il più meschino ricovero.