La fisica dei corpuscoli/Capitolo 9/1
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1. — La natura dei raggi X. — La natura dei raggi di Röntgen è restata sconosciuta per molti anni. Il Röntgen1 si accorse verso la fine del 1895 dell’esistenza di questi raggi e manifestò la sua scoperta alla società fisico-medica di Würtzburg nei primi messi dell’anno successivo.
Si osservò subito che quei raggi non erano deviati nè da un campo magnetico nè da un campo elettrico, ciò faceva escludere che fossero dovuti a proiezioni di corpuscoli elettrizzati come i raggi catodici. D’altra parte però non mostravano di essere nè riflessi nè rifratti dalle sostanze, soltanto avevano uno straordinario potere di penetrazione, e una propagazione rettilinea. Si trovò poi che cadendo sopra un corpo erano capaci di provocare altri raggi analoghi, che furono detti raggi secondari.
Il Röntgen propose di considerare i raggi X — così egli li chiamò — come vibrazioni longitudinali dell’etere; lo Stokes come pulsazioni molto smorzate, e su questa idea J. J. Thomson ne costruì una prima forma di teoria. Si riconobbe però fin da allora che la lunghezza d’onda di quelle vibrazioni doveva in ogni caso essere molto piccola, in modo che le molecole di un corpo non agissero che come ostacoli isolati e quindi i raggi potessero penetrare facilmente anche nei solidi.
Più tardi Stokes e Wiechert dissero che i raggi X doveano mostrare una polarizzazione in modo tale che il vettore elettrico, conforme alla teoria elettromagnetica, vibrasse nel piano determinato dalla direzione di propagazione e da quella dei raggi catodici che li provocavano.
Il Barkla verificò questa polarizzazione nel 1905. Trovò però che non si trattava di una polarizzazione completa, e che esistono sempre due tipi di raggi, gli uni polarizzati, e gli altri no. Questi ultimi sarebbero emessi dai corpi colpiti dai raggi X. Nel 1908 Barkla e Sadler trovarono che ogni elemento chimico può emettere due specie di raggi caratteristici.
Note
- ↑ Röntgen, Sitzungsb. d. Würtzb. phys. med. Ges. dec. 1895. marzo 1896.