La favola de' tre gobbi/Nota storica

Nota storica

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Appendice

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NOTA STORICA

Nell’estate del 1748 il Goldoni rivide, dopo cinque anni, Venezia, quella sua Venezia che ad ogni ritorno gli appariva, come dice, più bella. E’ la stagione gloriosa della riforma del teatro, della creazione della nostra commedia italiana. Al buon Dottore, già legato al Medebach da grave impegno per il teatro di Sant’Angelo, ma libero di scrivere per i teatri musicali, venne l’invito da parte dell’impresario del piccolo teatro Giustiniani di S. Moisè di comporre per il carnevale 1748-49 un dramma giocoso, che fu il Bertoldo, e un Intermezzo da recitarsi fra gli atti d’un’opera seria (l’Anagilda). Il Goldoni, con quella facilità che gli era propria, scrisse o piuttosto improvvisò e fece poi stampare

LA | FAVOLA | DE’ TRE GOBBI | intermezzo per musica | Recitato nel Teatro Giustinian | di S. Moisè | Nel CARNOVALE dell’Anno 1749. | in venezia, mdccxlix. | Con licenza de’ superiori (in-24, pp. 24. - Il libretto si trova nel Museo Civico di Venezia, fra le opere di provenienza Cicogna).

L’anno dopo fu recitato a Padova (nel teatro degli Obizzi, in occasione della fiera del Santo: Brunelli, I Teatri di Padova, Padova, 1921, p. 138), a Milano (stampato da R. Malatesta, 1750: notizia di G. A. Spinelli, attinta dallo schedario Silvestri, Bibliografia Goldoniana, Milano, 1884, p. 198) e a Verona:

La Favola de’ tre gobbi, da cantarsi il carnevale del 1750 nel nuovo Teatro dietro alla Rena di Verona (Verona, Dionigi Ramanzini. - Il libretto si trova presso la Biblioteca Comunale di Verona: v. Spinelli, l. c.).

È strano come il Musatti assegnasse al presente Intermezzo la data del 1743 (I drammi musicali di C, G. ecc., Venezia, 1902, p. 21), seguito da F. C. L. van Steenderen, nelle appendici del volume di Chatfield-Taylor (Goldoni, New York, 1913, p. 629). Lo stesso Goldoni poi, nel terzo elenco delle sue opere teatrali, in fine delle Memorie, dice che la Favola fu stampata nel 1750; e l’errore fu ripetuto dal Rabany (C. Goldoni etc., Paris, 18%, p. 398). - La Favola de’ tre gobbi fu poi raccolta e stampata nel 1753 da G. Tevernin nel t. IV delle Opere drammatiche giocose di Polisseno Fegejo, ristampate poco dopo a Torino nel 1757 dall’Olzati (t. IV); e finalmente uscì di nuovo a Venezia, nel 1794, presso lo Zatta, nel t. 35 delle Opere teatrali del Goldoni (t. I della classe IV). [p. 442 modifica]

Ma la fortuna di questo Intermezzo non è qui tutta quanta. Nè il Wiel nè lo Spinelli nè il Musatti ci sanno dire quale maestro componesse la musica nel 1749: l’Eitner mostrasi incerto fra Vincenzo e Francesco Ciampi (Biographisch-Bibliographisches Quellen-Lexikon der Musiker' etc., Leipzig, 1900, vol. II, p. 440): soltanto il Sonneck nel suo ricco e diligente Catalogue of Operas librellos printed before 1800 (Washington, 1914, voi. I, p. 483), fa senz’altro giustamente il nome di Legrenzio Vincenzo Ciampi, che aveva pure musicato per lo stesso teatro e nella stessa stagione il Bertoldo.

Del Ciampi dirò più a lungo nel prossimo volume, quando parlerò del Bertoldo; per ora basti sapere che nella state del 1756 fece egli ritorno dall’Inghilterra a Venezia (v. Gradenigo, Notatorj, presso il Civico Museo Correr, in data 7 luglio); e tosto, non so se a lui stesso o al Goldoni o all’impresario del teatro di S. Moisè venne desiderio di rimettere in scena l’antico Intermezzo. Vero è che il Goldoni ritoccò il libretto, v’introdusse un nuovo personaggio (Serpina) e aggiunse fra le due parti in cui era divisa l’opera, un’altra parte, più breve, come si vede nella nostra Appendice. Il titolo stesso fu così modificato: Li tre Gobbi rivali amanti di Madama Vezzosa. Della recita ci dà questa notizia il Gradenigo, in data 8 novembre 1756: " Nel Teatro di S. Moisè la Compagnia dei Comici della Terra Ferma fecero una novissima loro particolare fatica” cioè “Intermezzi in Musica a 4 voci intitolati li tre Gobbi rivali di Madama Vezzosa, preceduti da una Comedia intitolata Pantalone imbrogliato nella Musica e Truffaldino Prottetore (sic) della Virtuosa, et ebbe ogni cosa felicissimo incontro”.

Il Wiel non ne parla, bensì ricorda che nel teatro di S. Samuele, in quello stesso autunno, ritornando sulle scene il famoso Filosofo di campagna del Goldoni, musicato nel ’54 dal Galuppi, furono con tale opera”rappresentati gl’intermezzi, Quella dei tre gobbi” (I Teatri Musicali Veneziani del Settecento ecc., Venezia, 1897, p. 209). Trattavasi certamente di una replica della Favola de’ tre gobbi del 1749, la quale si cantò più tardi anche a Parma nel carnevale del 1773 col nuovo titolo: I tre gobbi innamorati (Musatti, l. c., p. 21); e ancora a Venezia nel teatro S. Cassiano nell’autunno del 1782, con rimaneggiamenti, come pare, di Gius. Prettini: Li tre difettosi rivali in amore (Wiel, l. c., p. 369); e finalmente a Napoli, nel carnevale del 1783, con nuove e più profonde alterazioni e con una sinfonia del maestro D. Vincenzo Fabrizi, romano: I tre gobbi rivali (Sonneck, Catalogue cit., t. I. p. 1090).

Donde ricavò il Goldoni l’argomento di questo fortunato Intermezzo? Certo l’idea dei tre gobbi gli venne dall’antica fiaba che gli raccontava la nonna, come dice nella prefazione, ch’è la favola III della notte V nelle Piacevoli notti (Ven., 1550) dello Straparola: Bertoldo di Valsabbia ha tre figlioli, tutta tre gobbi e d’una stessa sembianza: uno de’ quai è chiamato Zambon e va per lo mondo cercando sua ventura: e capita a Roma ed indi vien morto e gittato nel Tebro con i duo suoi fratelli”: narrata pure dal Doni (v. Letterio di Francia, Novellistica, Milano, 1924, p. 620), studiata dal Bédier in Francia (Les fabliaux', Paris, 1893) e dal Renier in Italia (Giorn. Stor. Lett. It., vol. XXV, 1895, p. 392). Diffusa già nel vecchio Oriente, subì questa favola varie alterazioni e contaminazioni. Così il nostro [p. 443 modifica]Sercambi, fra il Trecento e il Quattrocento, narrò di tre frati galanti che sono puniti da una donna onesta (nov. IO: v. Letterio di Francia, p. 247). Anche il Goldoni, fingendo scherzosamente di offrirci la versione "legittima" e "autentica” della fiaba, fa la solita satira del cicisbeismo e della vanità femminile... e maschile, senza curarsi del racconto della nonna.

Si badi che a Venezia, nella fiera dell’Ascensione del 1748, si cantarono nel teatro di S. Angelo Li tre cicisbei ridicoli del bolognese Carlo Antonio Vasini, con la musica di Natale Resta (st.i a Bologna, 1748), dove tre galanti s’innamorano di Modulina "virtuosa di musica" (dramma giocoso replicato a S. Moisè, nel 1752: v. Wiel). E altra cosa sono pure Li tre amanti ridicoli di Ageo Liteo, ossia di Antonio Galuppi, figlio del Buranello, musicati da Baldassare nel 1761 (v. Wiel cit. e Piovano, Bald. Galuppi, in Rivista Music. Ital., 1907, fase. 2, p. 357). Tuttavia in quel numero scherzoso di tre innamorati, anche senza la gobba, esiste un’affinità evidente. Così il Sonneck ricorda I tre rivali in amore, farsa in due atti a 5 voci, rappresentata nel carnevale del 1754 nel teatro Capranica a Roma, con musica di Ferd. Robuschi; e tutti ricordano I tre amanti, ossia Gli amanti comici del Cimarosa, cantati nel cam. 1777 a Roma e nella primavera a Firenze. Ma ci arrestiamo qui a tempo.

Solo, per tornare ai Tre gobbi, conviene richiamarci alla memoria uno scenario così intitolato, che il Pantalone Pasquati con due bravi compagni recitò nel 1582 alla Corte di Mantova e incorse in un brutto scherzo da parte del Duca (Rasi, I Comici Italiani’l, Firenze, 1905, voi. II, p. 228 e Bocchia, La Drammatica a Parma, Parma, 1913, pp. II1-112. - La Farce des Bossus era fra le opere predilette di Tabarin, in Francia: Rasi, l. c., II, 558). La farsa dei Due gobbi e quella dei Tre gobbi finirono poi sul teatro dei burattini (P. Toldo, Nella baracca dei burattini, in Giorn. Sior’ t. cit., voi. LI, 1908, pp. 20, 45 e 40). Ma l’Equivoco dei due gobbi si recitò più volte a Venezia nel 1803 dalle compagnie Battistini e Fabbrichesi (v. Giorn. dei teatri comici, Venezia, 1824) e si recitarono i Tre gobbi nel 1825 dalla compagnia Maseberpa (teatro di S. Benedetto, 24 e 25 nov.: v. Gazzetta Privilegiata); e l’antica favola prestò ancora argomento, in tempi più recenti, a qualche scherzo teatrale in dialetto bolognese e in romanesco (v. Sarti, Il Teatro dialettale bolognese, Bologna, 1895, p. 196 e nota I). Nè cessò del tutto il favore sui teatri musicali, chè alla Scala di Milano si applaudirono nel 1796 e più tardi le Confusioni nate dalle somiglianze o sia i Due gobbi del maestro Portogallo.

Nessuno, ch’io sappia, ha mai giudicato degno di studio o d’attenzione il presente Intermezzo, del quale per fortuna rarissima si conserva la partitura manoscritta nella Biblioteca del Conservatorio Nazionale di Parigi, come ci insegna l’Eitner (Quellen-Lexicon cit., II, 440). Vi accennò poco fa il giovane Mario Penna, per travolgerlo in una medesima condanna con l’Amor fa l’uomo cieco. "Noi non ce ne occuperemo" dice dei due Intermezzi "perchè non ci offrirebbero nulla d’interessante, chè essi si direbbero fatti per dispetto tanta è la volgarità e l’insipidezza loro. V’è anzi da chiedersi se siano veramente del Goldoni" (Il noviziato di C. G., Torino, 1925, p. 77). La sentenza è ingiusta: fra Amor fa l’uomo cieco e la Favola de’ tre gobbi [p. 444 modifica]corre troppa differenza. Il primo è un vero pasticcio, come abbiamo visto, che non uscì già dalla fantasia del Goldoni, ma il secondo Intermezzo, per quanto tradisca l’improvvisazione e la negligenza, per quanto imbastardito nel linguaggio e nei versi, è uno scherzo comico ingegnoso cbe non si legge qua e là senza riso. Figurarsi poi sul teatro! Badiamo ch’è una semplice farsetta camovalesca, una buffonata per musica e niente più; e potremo tollerare sorridendo anche l’accomodevole Conte Macacco, l’antico tartaglia della commedia dell'arte, di cui trovammo già un saggio nella Birba. C’è del moto e del brio teatrale in questa favola “dei tre contenti", c’è la beata filosofia dell’amore non geloso, c’è il Settecento in somma, c’è il sorriso goldoniano:

Sieu tanto benedetti,
     O cari sti gobbetti!
     Staremo allegramente
     In pase tra de nu.

C’è la gioia del vivere:

Via che la vaga,
     De chi è sti mondi?
     Tutti i xe nostri
     Tutto è per nu.

C’è la follia della gavotta e della furlana che chiude questa risata di carnovale. I tre gobbi e Madama accordano gl’istrumenti: Vezzosa col cembalo, Parpagnacco colla chitarra, Bellavita col violoncello, Macacco col flauto:

Ed io pur, che che che non son merlotto,
     Voglio suo suonar il ciffolotto...
               Viva viva l’allegria,
               Bell’amare in compagnia...

G. O.