La devozzione der Divin'Amore
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
LA DEVOZZIONE DER DIVIN’AMORE.
Dimenica de llà1 Rinzo, Panzella,
Io, Roscio e le tre fijje der tintore
Vòrzimo2 annà a fà un sciàlo3 in carrettella
4A la Madonna der Divin’Amore.4
Che t’ho da dì, Sgrignàppola? co’ cquella
Solina5 llà che t’arrostiva er core,
Èccheme aritornà la raganella,6
8Ecco arincappellasse7 er rifreddore.
Credime, còcca mia,8 ma dda cristiano
Ce direbbe aresie: ch’è ’na miseria
D’avé a stà sempre co’ ppilucce9 in mano.
12Mo er zemplicista me dà ’na materia
Appiccicosa: e un medico brugnano10
Lo ssciroppo de radica d’arteria.11
Morrovalle, 22 settembre 1831.
Note
- ↑ La domenica antecedente all’ultima.
- ↑ Volemmo.
- ↑ Scialare vale: “sfogarsi in ricreazione.„
- ↑ Chiesolina campestre [a Castel di Leva, fuori di Porta S. Giovanni], dove in un giorno del mese di..... [giugno] sono i fedeli condotti dalla divozione a bagordo. [Intere famiglie, infatti, si spargono per que’ prati a mangiare la tradizionale porchetta, innaffiandola abbondantemente col vino de li castelli, siccè la sera le sbornie non si contano.]
- ↑ Sole ardente e non riparato.
- ↑ Il rauco del catarro. [Il rantolo.]
- ↑ Rinforzarsi.
- ↑ Mia ben amata.
- ↑ [Pentolucce.]
- ↑ Browniano. [V. la nota 1 del sonetto: Er medico ecc., 24 genn. 33.]
- ↑ Altea.