La danza degli gnomi e altre fiabe/Piumadoro e Piombofino/III
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Un mattino Piumadoro si svegliò più leggera e più annoiata del consueto.
- Soffiami, nonno!
Ma il vecchietto non rispondeva.
- Soffiami, nonno!
Piumadoro s’avvicinò al letto del nonno. Il nonno era morto.
Piumadoro pianse.
Pianse tre giorni e tre notti. All’alba del quarto giorno volle chiamar gente. Ma socchiuse appena l’uscio di casa che il vento se la ghermì, se la portò in alto, in alto, in alto, come una bolla di sapone...
Piumadoro gettò un grido e chiuse gli occhi.
Osò riaprirli a poco a poco, e guardare in giù, attraverso la sua gran capigliatura disciolta. Volava ad un’altezza vertiginosa.
Sotto di lei passavano le campagne verdi, i fiumi d’argento, le foreste cupe, le città, le torri, le abazie minuscole come giocattoli...
Piumadoro richiuse gli occhi per lo spavento, si avvolse, si adagiò nei suoi capelli immensi come nella coltre del suo letto e si lasciò trasportare.
- Piumadoro, coraggio!
Aprì gli occhi. Erano la farfalla, la cetonia ed il soffione.
- Il vento ci porta con te, Piumadoro. Ti seguiremo e ti aiuteremo nel tuo destino.
Piumadoro si sentì rinascere.
- Grazie, amici miei.
- Non altre adoro - che Piumadoro...
- Oh! Piumadoro,
- bella bambina - sarai Regina.
- Chi è che mi canta all’orecchio, da tanto tempo?
- Lo saprai verso sera, Piumadoro, quando giungeremo dalla Fata dell’Adolescenza.
Piumadoro, la farfalla, la cetonia ed il soffione proseguirono il viaggio, trasportati dal vento.